E’ difficile definire l’amore, l’amicizia, la vita.
Più facile è dire cosa non è amore, cosa non è amicizia, cosa non è vita (per esempio la mo -rte, oppure uno speech del senatore filoarabo, il pesto senza pinoli o col basilico che sa di menta, o due ore di rete4 col telecomando fuori uso e la tv così lontana dal divano…).
Amicizia. Ne esistono di così diverse… A volte si nutrono molto, ci si vede tutti i santi giorni, si vive o si lavora insieme; a volte ci si sente spesso ma ci si vede poche volte l’anno, ci si saluta dalla finestra, ci si scambia un whatsapp, un favore, un’occhiata, una carineria, c’è tutta una gamma variegata, ci si conosce da quattro decenni, dall’asilo, da ieri l’altro e già non possiamo fare a meno dell’amico, o dell’amica, ma allora qui magari ci sono corpi cavernosi non indifferenti alla questione. A volte un’amicizia resiste a colpi durissimi, altre volte si squaglia al primo solicello. A volte si diventa amici di un amico, a volte si lascia un amico perché ha amici infrequentabili. Come detto, vale tutto.
Ma una cosa posso dirla: se non senti abbastanza spesso il bisogno di sentire un amico o un’amica, di sapere come gli va la vita, cosa fa, e anche di vederla ogni tanto, o di fare cose insieme (una passeggiata, una chiacchierata telefonica, un cinema, una cena, un aperitivo, un furto con scasso), come si può parlare di amicizia?
Se non hai il desiderio di vederla, parlarle, divertirti con lei, di condividere cose, di sapere della sua vita, che cavolo di amicizia è? Di plastica.
Non parlo di frequenza. C’è chi si vede una volta l’anno, chi una volta a settimana; chi si sente tutti i giorni e chi dopo sette giorni, e poi trentadue, e poi tre volte in un giorno: è soggettivo.
Ma non sentirsi mai o quasi mai, non vedersi praticamente mai se non per caso, non fare mai nulla insieme, tutto questo non ce lo vedo davvero nella definizione di amicizia, spiace.
Incontrarsi solo per caso e salutarsi nei giorni di festa col messaggetto di auguri non è amicizia, è il livello basico di civiltà: io ho rapporti più intensi coi miei acari.
Non è amicizia. E’ un’illusione. Al massimo, una conoscenza. Parlare di amicizia qui sarebbe come parlare di “politica” citando il noto ganassa verde nord o il celebre bomba gigliato.
Se ci focalizziamo su queste considerazioni alla fine piuttosto banali ma verissime, vediamo che gli amici della nostra vita, che pensavamo una trentina, si riducono già della metà al primo passaggio. Se poi, approfondendo la cosa, ve ne restano uno o due sui trenta iniziali siete già individui baciati dagli Dei, nel cui grembo, è noto, sta il destino di tutti noi, tranne il mio che è apolide. La situazione più frequente è quella in cui concludete che ne avete due, o forse uno, e speriamo bene…
Non chiedetemi quanti amici ho, preferirei rispondere a domande più comode tipo chi preferisci fra i tuoi tre figli o quante volte attenti alla tua capacità visiva con semplici atti malvisti dai preti.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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