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martedì 20 febbraio 2024

Triste e consueta parabola

28 giorni. 
E, nell’altro caso, 16 (ma negli ultimi 28 due soli lampi, ravvicinati e piuttosto neutri).
A me rapporti così irragionevolmente freddi e distanti, così faticati e diffidenti, così inspiegabilmente sofferti e timorosi, dopo tutti questi anni, dopo tutto quello che ho cercato di fare per abbattare questi muri di gomma, dopo tutta la mia amicizia, il mio vero affetto, la mia disponibilità, la mia sincerità non vanno più bene. Non ho più vent’anni, posso scegliere.
Mi dispiace enormemente, e non è un modo di dire, perché immaginavo persone molto diverse, e un futuro molto diverso, ma i fatti sono questi e sono chiari.
Se qualcuno non ti cerca, vuol dire che non gli manchi. E non è reato, certo che no. Ma tante cose brutte non lo sono.
Per non parlare della fiducia tradita, molto più che un sospetto.
Vi auguro di non pentirvi mai per aver calpestato con noncuranza, quasi con irritato fastidio, fiori così, perché la sensazione sarebbe orribile. Sarà comunque difficile che accada.
Ci ho provato a lungo. So di averlo fatto sempre in buona fede e col cuore, senza risparmiarmi mai.
Ma oggi come oggi il cuore serve ai più solo a pompar sangue. Lo so bene, ma ogni volta averne la conferma è disturbante. Non ti abitui mai a certe dinamiche.

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venerdì 16 febbraio 2024

La outine appetitosa del travet erotomane

E’ come lo yoga delle quattro o la meditazione serale, la corsetta mattutina o o la palestra o la pennichella: tutti momenti dedicati a te, che fai ogni giorno o quasi, per hobby, per divertimento, per mantenerti in forma, per inerzia, o quasi come un rito.

Un po’ più stuzzicante, in effetti, ma il senso è quello.
Un po’ più di fantasia. Membra tese e muscoli vivaci, smania e prurito, desiderio e paura, voglia di spaccare e voglia di farsi fare. Si fa in compagnia.
Un po’ più imprevedibile quanto a sviluppo ed esiti, un po’ più rischioso o foriero di stranezze e novità, e per questo più intrigante.
Un po’ più impegnativo quanto a ricerca del momento ad hoc e dell’incastro giusto.

Dopo, forse non stai meglio. Durante però ti sembra di non essere lì e questo è già un sollievo. Che si deve fare? Lo so che non avete risposte, appunto, come non ne ho io, quindi inutile chiederselo o chiederlo. Si fa, con continuità, con precisione impiegatizia, con solerzia quasi professionale. Giocando seriamente, come fosse un dovere e non solo un piacere; e quando sei “costretto” a farlo, e il copione è poco dignitoso e un poco vergognoso, sai trarne comunque il tuo piacere di attore consumato, in un vortice che ti risucchia, sia tu re o suddito, padrone o schiavo, cliente o cameriere, femmina o maschio, manico o secchiello.

E’ un impegno quasi fisso, che non è ossessione quotidiana ma abitudine ossessiva, che vuoi tu ma che anche ti è imposta, come un gioco di potere che ti regala vortici di sadico e perverso dominio come una punizione meritata e piccante cui ti sottoponi con umile e docile obbedienza; come un tè delle cinque, solo che a volte tu sei l’Inglese che se lo gusta con piacere e con i giusti biscottini e a volte sei il tè caldo nella tazza.

La routine appetitosa del travet erotomane.
Il cartellino presenze del ligio burocrate dell’amplesso.
L’ennesima tacca scalfita con orgoglio sul bastone del don giovanni o dell’alpinista.
La marchetta lubrica e scandalosa della meretrice del terzo piano.
“Tutti i muscoli del corpo pronti per l’accoppiamento”.
Il timbrino giornaliero sulla tessera punti o fedeltà.
La tua oasi di libertà o la tua gabbia di schiavitù.
Quel che ti fa volare nell’accecante piacere del possesso o che ti sprofonda nell’infimo e inconfessabile gusto della sottomissione. 
Sei scandalo e dai scandalo.
Il mondo ti guarda di nascosto, eccitato e divertito, curioso e scandalizzato, ma lubrico e diabolico, e finge di indignarsi ma ti chiede di continuare, e si prende senza indugio, quasi vergognandosi ma anche orgogliosamente, il suo piacere inconfessabile di santo guardone.

E quando non si fa aspetti il giorno che si fa, e quando si fa lo fai senza domande, come fosse ormai cosa nota e parte della giornata, sempre in equilibrio sul filo del possibile, con l’orologio a scandire i tempi, il sole a darti lo stop, la mattina o il dopo pranzo a darti il via, e poi il mondo che riprende il sopravvento e un inferno di disordine da sistemare in fretta, un umido teatro da riassettare, senza dimenticare il minimo dettaglio di questo spettacolo da giocoliere.
Comandi e imponi e regni o subisci e sei usato e manovrato, in un vortice che sospende il tempo e ti astrae dallo spazio: non sei più lì, potresti essere ovunque, potrebbe accaderti qualunque cosa, non ti curi più degli altri e del mondo di fuori, non esiste più nulla tranne quel che sei e che fai o ti fanno.

Una pausa caffè al bar dello sfizio e del perverso, un giro sull’ottovolante dell’indicibile, una sorsata di abisso, una leccata di caramello, una panna che monta, un muscolo che tende fino a scoppiare e una crema che spruzza, al galoppo senza sella e sei cavallo o sei fantino, ma sempre cavalchi nelle praterie della dimenticanza, ti annulli e riemergi, rinasci da padrone o da schiavo, per essere servito o per servire, fino a quando è ora di riprendere la vita e mollare questi giochi infamanti e dissocianti, con finali repentini e con foga da amanti scoperti, pepe al culo e muscoli tesi, fino al prossimo tuffo in questo mare agitato, lubrico e indecente, in cui sei squalo o pesciolino ma sempre ti dimeni come in gabbia un topolino. 

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lunedì 12 febbraio 2024

Consigli di acchiappanza

Ancora cercate di staccare una bella ragazza (o anche brutta, le bruttine vanno forte, a me piacciono: ehi baby, hai speranze, visto?) con frasi tipo: ma non ci siamo già visti da qualche parte (sì, nei tuoi sogni con la mano amica) oppure ma tuo padre fa il ladro? E perchè? Perché ha rubato due stelle nel cielo per fare i tuoi occhi (mecojoni)?
Vi do alcuni metodi di acchiappanza un poco meno neolitici.
1) “altezza è mezza bellezza”… e anche per l’altra metà sei a postissimo
(da non usare sotto 1,75 altrimenti si rischia; sotto 1,70 è una presa per il sedere)
2) certo che per il mestiere che fai è il colmo… (e, al suo: perchè?:) lasci senza parole… (da usare solo con logopediste fascinosce che si ambisce a ghermire)
3) senti, ho davvero bisogno di un aiuto, ho un amico che vorrebbe chiedere di uscire a una ragazza che adora ma ha paura del suo no, tu cosa mi consigli di dirgli? (E quando lei risponderà: deve dirglielo assolutamente!:) ok, a che ora ti passo a prendere stasera? Alle 8 va bene? (Se invece lei ti risponde: “il tuo amico deve stare zitto e farsi una s*ga”, ce l’hai nel kulo)
4) ehi baby… se tu avessi una gemella io potrei essere il bigamo più felice al mondo! (Eviterei il “baby” con quelle da sguardo incazzoso stile metoomortealpatriarcatol’uteroèmioemelogestiscoio)
5) “se fai l’amore come cammini… vengo a piedi con te!” (Cit.) (eviterei con chi cammina a papera o ha leggera zoppia)
Inoltre porterei sempre la fede al dito (attira le donne come il miele gli orsi, è per via della sindrome dello scaffale vuoto di cui un giorno vi parlerò —-dott. Ottonello, consulente relazionale ed esperto sessuale, ricevo privatamente nel seminterrato di zia un tempo pied-à-terre di zio che ora è morto, 100 euro a seduta, prima lezione di sesso gratis-).
E se ti chiedono: ma sei sposato? Eviterei la classica replica: sì ma siamo in crisi, sì ma ci stiamo lasciando, etc… funziona sempre, è vero, ma stilisticamente è un po’ lisa. Passerei a un “sì, ma mi vuole lasciare, dice che non mi merita e ha sempre sensi di colpa”.
 
 
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.

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domenica 4 febbraio 2024

So che darete il meglio di voi

Vi daranno la notizia e voi direte: ma dai, l’ho visto un mese fa e stava bene!Oppure: chi??? O: E quanti anni aveva? O ancora: ma davvero? Però…
E due minuti dopo a farvi caffettino e brioscia da nerde quali siete, o a ciulare come cani infoiati, e buonanotte.
Non mi aspetto nulla da voi, perché nulla di buono fate presagire, mi spiace ma dico quel che penso.
Non esiste una sola persona che darebbe la vita per me (esclusa la madre ovvio) e ci sta, ma non esiste nessuno che farebbe un sacrificio più che piccolo per me, e questo è assoluto schifo, il vostro schifo.
Non mi aspetto lacrime, dolore, ricordo imperituro… ahahaha, nemmeno vi ricordate della gente da vivi, figurati da crepatissimi! Tempo due minuti e son mai esistito!
Del resto cazzomene di essere ricordato, pianto o rimpianto una volta passato di là: finisco nel nulla e vedo nulla, chissene. Ma è per chiacchierare: so che darete il meglio del peggio che siete, lo so perché vi conosco. La cosa mi fa un po’ schifo ma ci son preparato, sarà disgustato ma non sorpreso.
 
 
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