Alcune persone (amici, sebbene su questo termine grande sia la confusione sotto il cielo) vorrei vederle/sentirle di più.
Pochi, eh: non sono uno da grandi folle.
Anche solo sentirle, maggiore condivisione dei fatti del giorno, dei fatti della vita.
Maggiore complicità sulle piccole e futili cose, maggior gusto nel condividere le facezie.
E invece non accade.
Perché?
Proviamo a spiegarlo.
(Siete ancora in tempo a passare ad altro, so che su rete 4 danno una cosa buona, approfittatene, non accade dal 1989)
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1.
Intendono il matrimonio (o il fidanzamento) in un modo che reputo profondamente errato. Errato alla radice. E, tranne alcune eccezioni, fonte di possibili guai. Sposarsi non vuol dire buttare nel cesso tutte le amicizie, femminili e maschili, fin lì maturate. Se uno rinuncia a vedere amici, ad avere interessi anche solo suoi senza il coniuge, a uscire da solo qualche volta, pone le basi per il fallimento del rapporto (non sempre, spesso). Sposarsi non è annullarsi nell’altro. Quanto alla gelosia, è una patologia ed è comica. La gelosia non ha mai impedito nessun tradimento e nessuna rottura, anzi: se fa qualcosa, è per incentivarla. Io sono troppo arrogante e presuntuoso in amore per essere geloso, mai stato.
Intendere il matrimonio in questo modo vuol dire seccare un’amicizia. Continuerà parzialmente, forse e non sempre, come amicizia fra famiglie, ma il rapporto originario è andato e soprattutto questa è una forzatura insensata.
Nel mio matrimonio (una figura che andrebbe studiata da eminenti studiosi, ma proprio dai più capaci) non funziona così: ciascuno esce anche per conto suo, con i suoi amici, fin dal primo giorno. E ha, nei limiti, interessi suoi (dico nei limiti perché io non sono un tipo da cocktail ogni sette giorni). Questo rende il mio matrimonio più forte? Proprio per niente. Semplicemente, fare il contrario è assurdo. Non lo si fa per rafforzare l’unione, semmai lo si fa per non ferirla e per non fare una vera assurdità.
2.
Sono persone deluse da precedenti esperienze e non più trentenni, quindi spesso sono caute e bloccate. Non vogliono muoversi dalla posizione che occupano sullo scacchiere, non un solo passo in avanti. Rifiutano possibili evoluzioni del rapporto a priori. E’ comprensibile? In parte. E’ snervante? Moltissimo. Fa stare male chi subisce questa tattica insensata e ingiusta proprio perché generalizzata e aprioristica.
3.
Non hanno piacere a frequentarmi e/o ad approfondire il rapporto esistente.
Certo che esiste questa ragione, non posso non considerarla.
Ragazzi, esiste anche chi mi schifa, occorre prendere atto di questa insensatezza!
Mi chiedo perché, allora, continuino a essermi amici. Abitudine? Interesse? Pietà? Non saprei.
Comunque, fosse solo la spiegazione 3 ad essere quella giusta, me ne farei una ragione in due decimi di secondo: non tutti possono avere gusti ottimi. Ma così non è...
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Sull’amicizia aggiungo una cosa, già accennata altre volte. I miei fedeli lettori se la ricorderanno; a proposito, saluto quei cinque.
A 55 anni ho deciso (da alcuni anni) che non ho intenzione di farmi nuovi amici. La ragione? Tante, una non è dissimile dalla numero 2. Eh, ma allora, direte voi, ci caschi pure tu! Non proprio. Io non ho intezione di farmi nuovi amici, mentre il discorso affrontato in questo perdibile post riguarda chi è già mio amico o conoscente: questi rapporti non li disconosco e ne accetto qualsiasi eoluzione o involuzione. E’ partire invece dal presupposto che un rapporto deve finire causa matrimonio o non può evolvere in nessun caso che mi ferisce e disturba. Se un rapporto esiste, io non pongo limiti.
Tornano a me e a questa postilla (anche se non scritta a mano come le postille), in futuro io potrò rovinare amicizie esistenti, farle evolvere o far crescere una conoscenza allo stadio di amicizia, ma basta nuovi amici, grazie, e basta nuovi amori: al massimo, sesso senza sentimenti che non siano quelli di pace e fratellanza universali. Ho già dato.
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autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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