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mercoledì 23 maggio 2018

Dogman, di Matteo Garrone


Un film che fa star male. Non per la violenza, che c'e'. Ma perchè è dolorosamente e irrimediabilmente cupo, claustrofobico, senza speranza, senza una luce (forse la piccola figlia, ma una luce triste). Luoghi e anime desolati e desolanti, gli uni lo specchio delle altre. Periferia degradata, cemento, enormi pozzanghere e fango, pioggia e ancora pioggia, un cielo livido che illumina le cose del mondo di riflessi color piombo. Vite trascinate, sfigurate, buttate. Anime perse. Un malinteso senso dell'amicizia, un destino scritto, una cieca volontà di rovinarsi. Nella penombra si brancola. Non so se consigliarvelo, fa venir voglia di ammazzarsi, lì per lì.
Ma è grande cinema.
Da Oscar sparato, secondo me.


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martedì 22 maggio 2018

Le critiche di chi ha paura

Le critiche al governo M5S-Lega (quale governo? non esiste, eppure leggo critiche da venti giorni, e spesso da parte di chi per decenni ha governato così male che dovremmo chiedere i danni) rivelano il terrore della Casta che, già in astinenza da potere, teme un possibile governo non omogeneo ai precedenti.

Sebbene ne capisca la ragione, molte di queste critiche sono palesemente stupide. Per esempio quella che recita così: chi criticava premier non eletti o tecnici ora ne propone uno.
C'e' una piccola differenza, ma chi critica un governo non ancora nato in genere non è così fine come il coglierla richiederebbe, ahimè.

Negli anni passati le critiche erano rivolte alla decisione di, caduto un governo, metterne su un altro raffazzonato, non corrispondente alla volontà popolare, anzichè decidere come naturale di andare al voto, tanto più in presenza di un Parlamento che, delegittimato dalla Consulta, avrebbe dovuto sbrigare gli affari correnti e poi sciogliersi e che invece finiva per durare (e governare male, in aggiunta) cinque anni. Questi giochetti sono stati fatti più di una volta: tutto regolare, sia chiaro, ma abbastanza disgustoso. L'errore era quello di non consultare le urne ma costruire governi su misura, o governi comunque fossero, con improbabili alleanze (comunque non frutto di un'espressione popolare o addiritttura contrastanti con essa) con a capo persone spesso senza consenso; o concedere a Papi, in quel famoso dicembre, i mesi necessari per "fare la spesa" in Senato; o ignorare il boom dei 5S nel 2013 (Napolitano disse di conoscere un solo boom, quello economico dei '60) e formare un governo in contrasto con l'esito delle urne o comunque non aderente al più chiaro segnale da esse proveniente. E' tutto questo che si criticava, e a ragione, da più parti, non tanto il fatto che Renzi non fosse deputato o che Monti fosse stato nominato all'uopo senatore.

Poi, tornando all'oggi, c'e' da dire che Conte è sì figura terza, se Matterella lo nominerà, ma in una situazione in cui vi è un contratto (o accordo) e non un'alleanza tra due fazioni (resa obbligata dal comportamento inaccettabile del Pd) e comunque è figura che Di Maio aveva chiaramente previsto nella sua ipotetica squadra di ministri presentata agli elettori prima del voto (altra grande e bella novità targata 5S). Sono differenze notevoli, altro che lievi, a ben vedere.

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venerdì 18 maggio 2018

Furto a scuola (di nuovo)

Detto subito che a te che hai rubato questa notte il portatile (e il tablet, e chissà che altro) alla Scuola dell'Infanzia di Carrara -tu sai quale- auguro che lo stesso ti esploda improvvisamente in faccia provocando (solo a te) ferite non banali, però assolutamente e perfettamente guaribili (...in 250 giorni), faccio una breve riflessione o due.


Rubare è reato. Ma questo non basta. Anche nascondere persone di religione ebraica nel 1943 (e salvarli così dalla morte) era reato, eppure chi l'ha fatto si è dimostrato un vero uomo, sebbene abbia formalmente infranto le leggi dei maiali fascisti (mi scuso coi maiali per averli accostati al fascismo).
E' reato, quindi, ed è giusto che lo sia, ma se hai fame (davvero, eh, non se vuoi le sigarette o altre stupidate, e magari tuo figlio ha fame, più che te) e rubi a chi apparentemente ne ha, e ovviamente senza usare violenza, e quel poco per mangiare (non 3 miliardi), e magari prima di rubare chiedi, non mi sta bene lo stesso, è un'azione riprovevole, ma posso capirlo, umanamente, perchè quando hai un figlio e non hai il pane il mondo lo vedi in maniera diversa. Non posso giustificarlo, non perdonarlo, ma capirlo. Fermo restando che devi comunque essere punito, a meno che non sia giusto la scatoletta di tonno, via! E anche in questo caso, comunque, ti capisco, mi offro di aiutarti, ma se la vittima del furto ti vuole denunciare, può farlo, magari si rivela insensibile ma è nel giusto.
Ma se rubi per altri scopi sei un bastardo. E se rubi a poveri cristi o addirittura a enti assitenziali, scuole, ospedali etc sei un bastardo al cubo.
Da cui il mio augurio di cui sopra.

Ora, so bene che qualche mente fina potrebbe ricavare da questo mio post che 1) rubare si può, ma ai ricchi 2) se hai fame puoi rubare. Che dire? Non ho competenze in psichiatria (vivemdo in questo mondo ho esperienza, ma non competenza), per cui se uno capisce questo, da quel che ho scritto, non posso farci niente: io le scuole dell'obbligo le ho fatte tutte e bene.

Non mi soffermo sul fatto che, a causa dei politici inetti e ladri o tutte e due le cose che ci hanno governato, con rarissime e cortissime e parziali eccezioni, per quattro decenni o più, la situazione attuale è tale per cui le forze dell'ordine non hanno i mezzi per provvedere a tutto e quindi piccoli episodi di delinquenza come questo si ripetono e di fatto restano spessissimo impuniti (e anche la pena che si rischia fa piuttosto ridere). Ma quello, cari miei, dipende da come avete votato per quarant'anni: malissimo.

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giovedì 17 maggio 2018

Roberto Mancini c.t.

Roberto Mancini (Jesi, 1964), dopo anni e anni di delizie e di successi sulla riva a quattro colori del Bisagno, ci ha lasciato in un modo che poteva essere migliore, a voler essere perfezionisti. Forse si era stufato del fatto che, nonostante fosse un numero 10 inarrivabile (dal suo esordio in poi non vedo 10 italiani migliori di lui, al massimo paragonabili), non era mai considerato per il suo giusto valore: e infatti ciò accadde magicamente da quando cominciò a vestire maglie di club più "importanti", grazie al tristemente noto livello dei media italiani.
Al di là di questo, io lo conosco bene. E' stato, lui e altri, parte della mia vita per quindici lunghissimi anni. L'ho visto crescere come calciatore e come uomo. L'ho visto giocare decine e decine di volte, centinaia... Quante emozioni, quante partite, quante avventure. Qualche delusiione, tanti momenti magici, diversi trofei. E l'ho letto e ascoltato per anni, giorno dopo giorno. E quindi non ho dubbi nel dire che si tratta di un uomo di enorme valore: onesto, serio. Un vero uomo.
Come giocatore, ho già detto. Come tecnico ha vinto parecchio. Ma qui mi premeva parlare dell'uomo.
Mancini, poi, è blucerchiato dentro. E' Samp. E' nei nostri cuori in eterno. E pure nella storia di Genova. Lui e i suoi capricci di giovane calciatore. Lui e le sue magie. Lui e i suoi valori cristallini.

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mercoledì 16 maggio 2018

Ma quale record, Allegri?

Allegri afferma che la Juve ha vinto la coppa Italia senza subire gol.
Mi sta bene. Complimenti. Non è facile.
Parla poi di record e fa paragoni con gli anni passati.
E qui non mi sta bene.
Negli ultimi anni la Coppa Italia è cambiata parecchio (in un modo che io ritengo stupido, ma questo adesso non è rilevante).
Allora non puoi fare paragoni fra le diverse edizioni.
La Juve per portarsi a casa la coppa ha affrontato 4 (quattro) squadre. Ha giocato 5 (cinque) partite. No, dico, stiamo scherzando?
Un esempio a caso fra mille, uno che conosco meglio. Nel 1985 la Sampdoria ha vinto la sua prima Coppa Italia. Per farlo ha affrontato 9 squadre (non 4) e ha giocato 13 partite (non 5), e non perchè si era piazzata male in serie A l'anno prima, ma perchè la Coppa aveva ancora una griglia decente, una struttura con un qualche senso, non un tabellone ad uso delle tv e dei club grandi (cosa diversa dai grandi club). Alcune di queste 13 partite sono state giocate in estate a preparazione ancora approssimativa e quindi in una fase dell stagione in cui le differenze tra le squadre forti e quelle meno forti sono minori. Una volta era cosi', prima che snaturassero questa coppa in modo orrido. Adesso chi arriva nei primi otto posti della serie A l'anno prima (è successo pure a noi, ma io resto ovviamente contrario anche quando beneficio di questa formuletta) incontra 4 squadre e si porta a casa il titolo se è bravo, il secondo titolo più importante d'Italia.

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domenica 13 maggio 2018

C'erano giorni in cui Jean era preda di una sottile inquietudine

C'erano giorni in cui Jean era preda di una sottile inquietudine.
Ogni volta non sapeva prevedere quanto a lungo sarebbe durata, e ogni volta era totalmente indifeso e incapace di vincerla. Era una battaglia persa, e rendersene conto presto, quando si manifestava, risparmiava sofferenze ancora maggiori.


Tutto di solito prendeva le mosse da una giornata conclusa male, in maniera nervosa, alla quale seguiva una notte poco tranquilla, un sonno lungo ma disturbato, malato, che non si lasciava finire e che non dava riposo.
E al risveglio questa cappa di piombo a coprire la vita, queste ombre pesanti e semoventi ad oscurare il cielo, questo disagio a paralizzare la voglia di fare, per l'incombente e indistinta minaccia di qualcosa che non avrebbe saputo definire o spiegare ma che gli opprimeva l'anima, lo soffocava come se avesse avuto un groviglio di cotone in gola.
Gli mancava il fiato, tanto aveva la mente oscurata da foschi e indistinti presagi, ma così veri, così forti.

Non era tristezza o male di vivere, anche se di tristezza era venata; non era colpa del tempo, sebbene le previsioni volgessero al brutto. Non era precisa o indiretta conseguenza di qualcosa accaduto il giorno prima, e nemmeno del suo evitabile finale nervoso. Non avrebbe saputo davvero dire da cosa fosse originata, né era mai stato capace di prevederne l'arrivo. Ma, quando arrivava, dominava incontrastata e senza apparente fatica, e non restava che subirne gli effetti, passivamente, soffrendo in silenzio.

Una lieve agonia, sottile e lunga, che sembrava quasi volerti ricordare in maniera cinica e brutale che non avevi il controllo della tua vita, perlomeno non quando venivano a cadere gli artifici e gli stratagemmi che un cervello iperprotettivo si costruiva per rendere sopportabile o addirittura desiderabile il vagare su questo magma indistinto di spazio e tempo che siamo soliti chiamare vita.

Oggi era uno di quei giorni e per Jean, alle tre del pomeriggio, la misura era già colma.

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domenica 6 maggio 2018

Una scatola di biscotti senza biscotti

La democrazia è quella cosa che dovrebbe funzionare così:
- i candidati (meglio se senza problemi con la legge...) partono alla pari, senza conflitto di interessi, illustrano i loro programmi politici e chi prende più voti governa;
- i cittadini sono chiamati ad esprimere la loro opinione ogni volta che serve e la loro opinione è decisiva.
Vi pare democrazia, la nostra?

Da due mesi chi ha preso (molti) più voti degli altri cerca di formare un governo ma nessuno collabora: chi fa promesse che non mantiene, chi rifiuta proprio di sedersi a un tavolo. Eppure, fare trattative post voto, in un sistema proporzionale, non solo è lecito, ma è doveroso e obbligatorio. Non è un inciucio; l'inciucio si ha quando si mettono d'accordo due soggetti in disaccordo su tutto solo per spartirsi le poltrone (e qui invece l'accordo si sarebbe basato su un contratto di cose concrete da fare) o quando le trattative avvengono in modo poco chiaro e segreto (es: patto del Nazareno tra Pd e Fi). A molti manca l'ABC della politica.

Democrazia è il popolo (a cui appartiene la sovranità, ricordiamolo) che decide. In un comune si fa un referendum (online, meglio) su questioni come: con questo denaro costruiamo un asilo o un parco pubblico? E la maggioranza decide come impiegare i soldi pubblici.
Vi pare democrazia, la nostra?

Siamo chiamati alle urne di rado e, quando accade, abbiamo leggi elettorali che ci impediscono di scegliere i nostri rappresentanti, che sono nominati direttamente da quattro o cinque segretari di partito, che non rispondono di quel che fanno a noi cittadini ma ai citati segretari e che possono più volte cambiare casacca a seconda della convenienza.
Spesso quello che decidiamo col voto non trova applicazione: abbiamo premier e governi che non corrispondono a nessuna volontà popolare, abbiamo votato in referendum che sono stati sconfessati da leggi successive.

Ecco perchè quando si presenta alle elezioni una formazione politica di persone giovani, che non hanno mai governato, che non sono responsabili delle nefandezze di questi ultimi decenni, che hanno la fedina penale pulita e che si auto impongono due o tre regolette banali ma clamorose perchè ormai non più osservate da nessuno, moltissimi la votano (e la voterebbero anche più persone, se gli organi di informazione di questo paese fossero neutrali).

Naturalmente chi ha da anni le leve del potere in mano, ed è abituato ad esercitarlo non in nome del popolo sovrano e per il bene del Paese ma per i propri fini e a salvaguardia dei propri interessi, cercherà in tutti i modi di perpetuare lo status quo e di resistere in tutti modi, leciti e no, a questa ondata di rinnovamento.

E' una democrazia svuotata di senso, la nostra; come una scatola di biscotti senza biscotti. I biscotti se li sono mangiati quelli che avrebbero dovuto custodirli e farne buon uso a vantaggio di tutti.

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venerdì 4 maggio 2018

Sulla morte e altre scocciature



Ero un'ora fa nello studio della mia assicuratrice e ne ho approfittato per fare alcune domande su una delle mie polizze in essere; in particolare non ricordavo alcuni dettagli, per esempio se è previsto il pagamento di un risarcimento non solo nel caso di invalidità permanente derivante da infortunio o malattia ma anche nel caso di morte derivante da infortunio... e quindi giocoforza, come spesso mi accade in quelle circostanze, ho cominciato a parlare diffusamente e a fare varie ipotesi in merito a eventuali miei infortuni e/o morti, con la stessa naturalezza con la quale posso parlare dell'ultima giornata di campionato o dei programmi per il prossimo weekend. E non crediate che si tratti di una disinvoltura recitata e quindi finta; si tratta di una disinvoltura estremamente naturale, anche se non nego di giocare un po' su questa mia specifica, e tanto più quanto più mi accorgo di ingenerare imbarazzo o sconcerto nella persona alla quale sto parlando. Non tutti del resto sono così abituati come un assicuratore a parlare tutto il giorno di temi simili e anche alcuni assicuratori (devo dire che anche la mia non è esente) non riescono comunque a dissimulare del tutto lo sconcerto.

La mia naturalezza nel parlare di certi temi deriva, oltre che da un talento naturale sul quale per modestia non ritengo opportuno dilungarmi, anche dalla logica, banale e penso alla portata di tutti considerazione, in effetti suffragata dai fatti e anche dalla testimonianza di altri operatori del settore, secondo la quale, sebbene pochi siano così disinvolti come me nel parlare della propria morte, tuttavia sia quasi scientifico affermare che il parlare della propria morte non incrementa di un singolo spillo percentuale la probabilità che essa si possa verificare.
D'altra parte se vai da un assicuratore e decidi di stipulare un contratto di tale natura è evidente che devi affrontare l'argomento e sviscerarne anche gli aspetti più intimi. In pratica non sono superstizioso o, meglio, al di là di piccoli tic che occasionalmente posso avere anch'io, sicuramente non soffro di superstizione. Cioè, non è che la morte non mi faccia paura... parafrasando un noto autore potrei dire che semplicemente non vorrei esserci quando accadrà; facendo sfoggio di maggiore originalità direi che mi disturba alquanto l'idea di crepare, più che farmi paura... Insomma, mi scoccerebbe un po' morire, se devo dirla tutta. Ritengo che potrebbe rivelarsi una gran seccatura.

In ogni caso ho anche precisato alla mia stimata assicuratrice che è normale parlare di queste cose nel momento in cui si viene a stipulare un contratto di questo tipo o a chiedere informazioni su di esso: uno stipula un contratto di questo tipo proprio per cautelare se stesso o più frequentemente altre persone dal verificarsi di un determinato evento e, quindi, è evidente che deve sapere cosa sta firmando o cosa ha firmato e deve capire se quello che sta per ottenere è in linea con quello che desidera ottenere.

Alla fine, dopo un tre o quattro minuti di discorsi di questo tipo, di mie domande , di risposte della mia interlocutrice e di mie ulteriori domande, presumo alla presenza silenziosa di una persona che era nell'ufficio accanto (mi pare di averla intuita), non so se cliente o collega, e che non si è mai mostrata ma che si deve essere divertita parecchio, ho concluso dicendo che comunque potevo sicuramente essere ritenuto un buon cliente dalla compagnia assicuratrice in quanto non faccio incidenti con l'auto da decenni e non sono mai morto...

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mercoledì 2 maggio 2018

Situazione intricata, analisi semplice

C'e' una forza politica che, pur essendo da 5 anni la prima per voti ricevuti, non trova il modo di governare o co-governare. Sono i 5 Stelle.
La spiegazione è semplice, al di là delle pompose e farlocche analisi dei grandi editorialisti.

I due blocchi di potere principali (Berlusconi e Renzi, per brevità) da 5 anni collaborano ottimamente per raggiungere questo scopo e sono a capo di due formazioni ormai davvero ben poco distinguibili. Hanno governato insieme, hanno reciprocamente chiuso un occhio sulle numerose nefandezze compiute, hanno stretto patti sudici e segreti ("Nazareno"), hanno fatto strame dei diritti dei lavoratori, hanno fatto riforme elettorali e costituzionali pessime e pericolose (per fortuna bocciate, dal popolo o dalla Consulta)., hanno costruito a tavolino e imposto con otto voti di fiducia, e alla viglia delle elezioni, una legge elettorale pessima, incostituzionale e studiata scientificamente per danneggiare i 5 Stelle (e che se non li ha danneggiati è solo perchè è mancata la materia prima, i voti al PD e a FI..., ma ha garantito la voluta ingovernabilità -se non gioco io, non gioca nessuno) e, adesso, fanno ciascuno la propria parte per impedire la formazione di un governo che veda coinvolti i 5 Stelle, Berlusconi tenendo in pugno Salvini (con la intuibile minaccia delle giunte del Nord e con altri inconfessabili segreti), Renzi grazie alla feldeltà dei parlamentari che si è nominato da solo sputando sullo Statuto del suo stesso partito.

Come vedete, la complessa situazione politica attuale tanto complessa non è.

Adesso, se il Pd, dopo l'atteggiamento eversivo definito aventiniano dai giornaloni, non riuscirà nei prossimi giorni a riacquistare dignità e a porre come obiettivo principale della sua azione il bene del Paese, liberandosi di un finto dimissionario che ancora dirige il partito, le strade saranno due: intesa Pd-Centrodestra (del resto, il Pd attua da anni politiche di destra) o nuove elezioni. Al momento sembra impossibile che il Pd riesca ad abbandonare l'infantilismo di una classe dirigente pessima, incapace di riconoscere i propri errori e di prenderne atto lasciando libero il campo.

Nel primo caso (Pd-Centrodestra) sarà interessante vedere cosa combineranno, con una opposizione oceanica e compatta come quella pentastellata, e quanti altri elettori perderà il Pd per il fatto di mettersi a governare con Salvini, senza contare che nemmeno a Salvini porterà bene in termini elettoriali inciuciare con l'odiato Renzi.  Nel secondo caso, sia che si mantenga il risibile Rosatellum sia che si adotti una qualsiasi altra legge, i risultati delle urne saranno pressapoco quelli di oggi (5 Stelle in aumento o più o meno stabili, Salvini idem, Pd in discesa, Berlusconi poco distante da quanto vale oggi) e quindi si porrà tra pochi mesi l'esatta situazione intricata di oggi. Ergo, votare di nuovo non risolverà nulla: brucerà un sacco di soldi e posticiperà l'esigenza di affrontare i problemi.

Vi dicono che serve un governo in tempi brevi. Non credete a queste fandonie. Serve un buon governo.

La causa di questo stallo, lo ripeto, è la strategia perseguita da Renzi e da Berlusconi, che, come dire, non hanno fra i loro pensieri l'interesse del Paese. In una democrazia parlamentare con legge elettorale proporzionale tutti i partiti hanno l'obbligo morale di collaborare al fine di trovare un'intesa e dare un buon governo al Paese; chi si rifiuta pregiudizialmente di confrontarsi con chicchessia o chi persegue scopi personali mette in atto una condotta, di fatto, eversiva.


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martedì 1 maggio 2018

Napoli e Juve: una riflessione serena

La Juventus è più forte del Napoli, non vi sono dubbi, e in questo mio giudizio includo ovviamente l'aspetto tecnico, quello tattico, quello organizzativo e gestionale, la mentalità e l'abitudine a vincere, la compattezza del gruppo e la capacità di mantenere alta la concentrazione.

Il Napoli gioca meglio della Juventus. A tratti, molto meglio. Esprime un calcio più spettacolare, più scintillante, più divertente, più gioioso. Ha una maggiore identità di gioco.

La Juventus ha generalmente un atteggiamento arrogante e strafottente, fuori e dentro al campo e non brilla certo per sportività e modestia.

Il Napoli, ad eccezione di certe insensate e per fortuna rare ruvidezze di Sarri e di occasionali cadute di stile di De Laurentiis (che tuttavia non dispone dell'immenso potere di Agnelli) non ha questo atteggiamento.

Al di là di tutto la Juventus sta vincendo il suo ennesimo scudetto perché è più forte di tutti, in Italia, ed è più forte di tutti anche e soprattutto perché ha più denaro da investire di tutti, inutile negare l'evidenza. Con il budget del Chievo sarebbe esattamente dove staziona mediamente il Chievo o, al massimo, 10/15 punti più su. Vince più di tutti anche per il suo strapotere politico e mediatico e per il controllo globale e capillare che esercita sul calciomercato: sono evidenze innegabili.

Detto questo, e dati dunque alla Juve i grandi meriti che sicuramente le vanno riconosciuti. non posso non rilevare come si verifichino ogni anno, in numerosissime occasioni, episodi ed arbitraggi che lasciano davvero sconcertati e che, in un eccesso di ottimismo, possiamo definire incomprensibili per la scarsissima qualità dei direttori di gara che testimonierebbero; se poi abbandoniamo l'ottimismo è evidente che ricadiamo in ipotesi molto meno serene e molto più fosche, che richiamano sinistramente episodi orribili che hanno macchiato la storia recente del calcio italiano.

E in ogni caso è evidente che non si può andare avanti così, anche perché, sebbene la Juventus sia la squadra globalmente più forte, fino a ieri sera era appena un punto sopra la seconda classificata: quindi è evidente che sbavature anche minime nelle direzioni di gara, anche senza ipotizzare che esse non siano casuali, se ripetute e per certi versi inspiegabili sono assolutamente inaccettabili e sono perfettamente in grado di falsare l'esito di un campionato.

Urgono quindi interventi urgenti e strutturali che mirino ad incrementare la qualità (e l'indipendenza?) delle direzioni di gara, al fine di ridare credibilità al calcio italiano. La Var è un ottimo strumento ma, se gestito da vecchi sistemi di potere o con vecchie logiche, non è in grado di risolvere i problemi da me accennati: serve solo ad evitare errori casuali non voluti, mentre condizionamenti, conflitti di interesse o dinamiche peggiori la faranno sempre da padroni

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