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sabato 21 dicembre 2024

Quanto siamo belli!

Da anni per lo più perdiamo, e perdiamo, e perdiamo, sono dati oggettivi, e abbiamo fatto una retrocessione (con la spinta) e un quasi fallimento per colpa di un tizio che con noi non aveva in comune nemmeno un pelo di dna, ma noi siamo sempre lì, in tanti, ovunque, comunque, fasciati di quei quattro colori che stordiscono gli occhi, e col sorriso, come se stessimo per giocarci un'altra coppa; e la forza, la voglia, l'energia con la quale sventoliamo quelle immense e davvero numerosissime bandiere (crescono come funghi) è la forza del marinaio che fiducioso e sereno, stringe le mani sul timone sino a farsi male e tiene la rotta in mezzo alla tempesta. Sugli spalti di Marassi, su quelli di tutti i campi d'Italia, a casa con la tv, il cellulare, la radiolina, il passaparola, siamo sempre lì, e "nulla è mai cambiato nell'intimo nostro": per noi Modena-Samp è come Samp-Stella Rossa, ed è come era Samp-Spal nei Sessanta, quando l'obiettivo (molto spesso centrato) era solo quello di mantenere la categoria principe di uno dei tornei (allora) più belli del mondo. A volte, negli ultimi anni, i giocatori non riescono offrire prestazioni all'altezza del nostro nome, della nostra bellezza e della nostra città, ma ci pensiamo sempre noi a essere belli, a mantenere alta la bandiera, con il nostro amore puro, la nostra simpatia, la nostra inesauribile e colorata allegria.

 

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Quattro colori

Vinciamo così spesso che stamane mi è scattata la vena a quattro colori.
Ché poi noi, come diceva qualcuno un po' più famoso di me, la vittoria l'abbiamo già ottenuta quando abbiamo scelto da che parte stare.
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Maglia unica, anche perché è nata in circostanze uniche, come sappiamo, dall'unione di due maglie altrettanto carine... e anche il nome, ricordiamocelo, è nato per sorteggio... avrebbe potuto essere al 50% Doria-Samp, e ricordiamo anche che, sebbene il nome intero sia Unione Calcio (no cricket) Sampierdarenese Andrea Doria, Sampdoria andrebbe scritto col trattino, Samp-Doria, ma il trattino l'abbiamo eliminato, quello che non abbiamo eliminato è il cuore nel petto che batte forte sotto lo scudo di Genova, che orna proprio al centro quella fascia che ci attraversa tutti e che assomiglia tanto a un abbraccio o a un sorriso e che è persa in un cielo che più blu non si può...
Al di là del nome che ci siamo fatti nel mondo e in Europa con il famoso decennio di successi e di finali a ripetizione, la riconoscono i business men di Wall Street e gli aborigeni d'Australia, gli eschimesi e i berlinesi, gli Indiani e i Nomadi, chi vive a Singapore e chi viene da un altro pianeta.
Unica casacca ad avere quattro colori, siamo gli unici ad averli così belli e siamo generalmente unici nei comportamenti e nelle reazioni, al netto di qualche cretino che comunque essendo sempre la specie umana quella di cui stiamo parlando è ineliminabile... forse non saremo unici al mondo perché il mondo è molto grande, ma di certo siamo abbastanza singolari, e particolari, e sempre noi stessi, con la nostra serena allegria sia a Wembley che sui campi di periferia, con lo scudetto sul petto o nel torneo cadetto.
 
 
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martedì 3 dicembre 2024

Cosa conta

SI VINCE e siamo felici, ci mancherebbe; a pelle siamo al settimo cielo, l’adrenalina è al top, arriva il triplice fischio e la tensione si scioglie in un urlo di goiia liberatoria (anche se comunque nel vero sportivo resta sempre un 1% di rammarico nel vedere i visi degli avversari sconfitti, specie se sono stati corretti, e nei tifosi avversari, specie se sono stati rispettosi; e anche se nel doriano resta sempre una sensazione che non saprei definire, per la quale, anche se sei molto felice, non sei mai al massimo della felicità per una vittoria, lo sei di più -è paradossale, lo so- quando perdi giocando bene e in maniera corretta, dando tutto, onorando la città e la maglia, in modo da farci sentire orgogliosi della nostra fede, del nostro essere a quattro colori).

SI PERDE e siamo felici (certo, non proprio al massimo grado… il dispiacere per la sconfitta c’è eccome, forte, unito alla rabbia se ci sono stati i soliti episodi arbitrali inspiegabili da mente umana, ma il dispiacere, da massimo che è al triplice fischio, scende in fretta a livelli accettabili e poi scema… alla fine ti resta l’essere doriano, anche senza quei tre punti, e questo è tanto, se ci pensi, è quasi tutto, se ci pensi, probabilmente è tutto.

Cosa è importante, quindi, tirando le somme?
Vincere? Certo, si scende in campo con l’obiettivo di prendere l’intera posta in palio, alla fine dei 90. Vincendo fai punti e facendo molti punti ottieni riconoscimenti, trofei, qualificazioni e incidi cose belle sulla tavola d’oro del palmares.
Ma, sapendo bene che gli esiti di un match sono tre, e tutti e tre sono possibili, sia che tu giochi contro una squadra chiaramente meno forte, sia che te la giochi con una rosa più attrezzata, e dipendono appunto da te ma anche dalla forza degli avversari, dal caso e da eventi non accettabili ma presenti, si scende in campo per cercare di vincere, non per vincere; per dare tutto, per impegnarsi oltre ogni limite, per far felici se stessi e si sostenitori, per divertirsi e per diveritre, per dare goia, per dare lustro ai colori sociali e a Genova. Si gioca per fare questo, non per vincere a tutti i costi (impossibile, del resto tutti perdono) e se lo si fa, una grande soddisfazione e un po’ di felicità ci sarà anche in caso di sconfitta.

#SampPhilosophy 

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