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martedì 18 novembre 2008

Giocatore a terra e sanitari in campo

Nel Regolamento del Giuoco del Calcio (edizione 2008/2009, http://www.lega-pro.com/it/Comunic2009/Lega/70L.pdf), Regola 5, alla sezione "Interpretazione delle Regole del gioco e linee guida per arbitri", sotto la voce "calciatori infortunati" si legge fra l'altro che, in caso di infortunio a un giocatore, l'arbitro deve:

-lasciare proseguire il gioco se, a suo giudizio, un calciatore è solo leggermente infortunato;
-interrompere il gioco se, a suo giudizio, un calciatore è gravemente infortunato;
-dopo aver sentito il calciatore infortunato, l'arbitro può autorizzare uno o, al massimo due sanitari ad entrare sul terreno di gioco per valutare l’infortunio e fare in modo che il calciatore esca dal terreno di gioco rapidamente e con la massima sicurezza;
(...)

e poi si legge:

-l'arbitro farà in modo che un calciatore infortunato sia portato fuori dal terreno di gioco in tutta sicurezza;
-un calciatore non è autorizzato a ricevere cure sul terreno di gioco;
(...)
-dopo che l'arbitro ha autorizzato i sanitari ad entrare sul terreno di gioco, il calciatore deve uscire dal terreno di gioco in barella oppure a piedi; se un calciatore non rispetta le istruzioni dell’arbitro, deve essere ammonito per comportamento antisportivo;
-il calciatore infortunato può ritornare sul terreno di gioco solamente dopo che la gara sarà ripresa;
-se il pallone è in gioco, il calciatore infortunato può rientrare sul terreno di gioco solo dalla linea laterale; se il pallone non è in gioco, il calciatore infortunato può rientrare da qualsiasi linea perimetrale;
-indipendentemente dal fatto che il pallone sia in gioco o meno, solo l'arbitro può autorizzare il calciatore infortunato a rientrare sul terreno di gioco;
ecc.

E' una prassi che chi segue il calcio conosce bene.

Il fatto è che i giocatori se ne approfittano e spesso preferiscono restare a terra anche se non hanno subito danni particolari dal contrasto di gioco appena concluso e far così entrare la barella, al solo fine di perdere tempo (magari quando la loro squadra è in vantaggio) o di far rifiatare i compagni (magari in fasi in cui gli avversari stanno premendo e stanno prendendo il sopravvento). A volte si ricorre a questa "tattica" nei minuti finali di un match, quando perdere un minuto o comunque spezzare il ritmo alla squadra avversaria tutta protesa in avanti per recuperare lo svantaggio può rivelarsi decisivo ai fini della vittoria; a volte vi sono squadre che ricorrono a tali mezzucci più volte nel corso della partita; quando lo si vede fare già nel primo tempo non è difficile indignarsi. Chi segue il calcio conosce anche questo fenomeno. Ci torna comodo e chiudiamo benevoli un occhio quando a farlo è un giocatore della squadra per la quale tifiamo, ci arrabbiamo violentemente tirando in ballo la disonestà e l’antisportività del calciatore a terra quando a ricorrere a questa ancora di salvataggio sono i componenti il team avversario.

Quindi, benché la regola sia formulata in modo organico e risponda senza dubbio a un'esigenza reale, si sente il bisogno di una sua revisione, al fine di evitare che l’attuale formulazione possa prestarsi al gioco dei perditempo: la sua applicazione, in questi anni, ha dimostrato che ciò accade regolarmente.

Idee? Ne ho alcune, è naturale, certamente da discutere e da perfezionare. Sempre meglio però del silenzio che regna attorno a questo argomento che invece ritengo importante.
Da tempo propongo di far sì che chi si infortuna al punto da richiedere l'intervento dei sanitari in campo debba poi scontare 3 minuti (per esempio) di stop a bordo campo calcolati a partire dal momento in cui ha lasciato il campo con l'assistenza dei sanitari e/o dei barellieri (e non dal momento in cui, curato o miracolato, si rialza); se invece, come preciso oltre, ha lasciato il campo da solo questo discorso non vale e il giocatore infortunato potrà rientrare, previo cenno d'intesa con il direttore di gara, quando lo riterrà opportuno. Questo eviterebbe le solite sceneggiate alle quali assistiamo spesso e solitamente nei 10-15 minuti finali di un match, quando 3 minuti pesano eccome, e le ridurrebbe drasticamente anche durante le altre fasi di una partita, perché restare in 10 uomini contro 11 per 3 minuti non fa piacere a nessuno. Fermo restando che chi non ritiene di aver bisogno di cure dovrebbe potersi rialzare subito, oppure se ritiene di averne bisogno ma può camminare dovrebbe potersi recare da solo a bordo campo, anche dopo l'immediata ripresa del gioco, per farsi curare, senza dover avvertire l’arbitro se non al momento del ritorno sul terreno di gioco.

Si può obiettare che in questo modo chi si infortuna subisce pure il danno di dover star fermo per 3 minuti. E che qualcuno potrebbe essere portato a picchiare di più per ottenere questo vantaggio temporaneo. Alla prima obiezione rispondo che sì, è vero: è un limite di questa proposta. Ma varrebbe per tutti (ovviamente non per i portieri), quindi in un certo senso non sarebbe così ingiusta. E poi aggiungo che se uno davvero si è fatto male, probabilmente almeno due di quei tre minuti li impiegherà a farsi curare (d’altra parte se richiede la barella vorra’ pur dire che un problema ce l’ha…), se invece ha fatto il furbo li sconterà mordendo il freno. Alla seconda obiezione, invece, rispondo dicendo che chi picchia, volontariamente o no, un avversario, al solo scopo magari di metterlo k.o. per un po’ o per il resto della gara già ora dovrebbe essere individuato e punito duramente e, specie se picchia volontariamente, essere espulso. Arbitri sereni, capaci ed equi e regole chiare costituiscono la base irrinunciabile sulla quale e’ possibile poi costruire discorsi come quello svolto in questo post. Così come sarebbe auspicabile una migliore gestione del tempo da parte dell’arbitro: se, poniamo, cisono 6 minuti da recuperare, (4 sostituzioni più 4 effettivi minuti di tempo perduto) perché recuperarne solo 3 o 4? Recuperare tutto quel che si è perso sarebbe già un bel passo in avanti e un parziale deterrente (parziale perché spezzare il ritmo sarebbe sempre e comunque esca appetibile per una squadra che subisce il ritono dell’avversario nel forcing finale).
Una variante di questa proposta potrebbe essere quella che assegna a ogni team un numero massimo di possibili interventi della barella in campo (esempio uno a tempo), e mai nei 10-15 minuti finali, e che prevede lo stop aggiuntivo di 3 minuti solo quando l’evento si verifica dalla seconda volta in poi in una stessa frazione di gioco o negli ultimi 10-15 minuti. In questo modo un giocatore ci penserebbe bene prima di farsi portar fuori senza motivo, pena il rischio di dover pagare poi penalità nel caso in cui successivamente ad infortunarsi, e questa volta davvero, fosse un suo compagno od egli stesso.
Un’altra proposta potrebbe essere quella di introdurre il tempo reale, ma francamente sono per ora contrario a una tale rivoluzione nel mondo del calcio. Sono affezionato ai 90 minuti più recupero e non gradirei assistere a un match di cui non si conosce l’ora approssimativa di fine gara o che magari venisse continuamente interrotto, dal vivo e in tivù, da pause zeppe di spot idioti. Potremmo però pensare all’introduzione di un tempo reale particolare, ovvero limitato ai 15 minuti finali di ogni gara, ma allora sarebbe nettamente migliore l’idea di prevedere che l’arbitro, solo nei casi di entrata dei sanitari in campo, fermi ogni volta l’orologio fino a quando il giocatore non si rialza o non viene condotto fuori dal campo, e questo per tutti 90 minuti (e non memorizzi invece il tempo perso ogni volta per poi annunciare alla fine di ogni tempo un recupero che spesso risulta, nei fatti, insufficiente o appena sufficiente a coprire il tempo perso con le sostituzioni, figuriamoci quello perso con i finti e i veri infortuni). Quest’ultima mi pare una delle migliori fra le idee che mi ronzano da mesi per la testa: orologio bloccato solo quando entra la barella, recupero calcolato a mente per gli altri casi.

In definitiva, ritengo che, in ogni caso, l'interpretazione della regola 5 debba necessariamente essere cambiata. Sul come ho qualche idea, alcune le ho appena esposte, ma sono aperto a discuterle e a rifinirle, o a prenderne in esame altre. Il vantaggio di quelle che ho appena avanzato sarebbe che comunque tutti quelli che non si sono fatti niente o hanno subito colpi sopportabili la finirebbero di far sceneggiate facendo perdere tempo a tutti; lo svantaggio che chi si fa male dovrebbe comunque star fuori 3 minuti: se le cure richiedono meno di tre minuti ciò sarebbe per lui un danno ulteriore, altrimenti no.

Quale che sia la strada che si sceglierà, è certo però che così non si può proseguire, francamente. Me lo dico da anni fra me e me seguendo le partite. Forse non sono il solo a pensarla così.

Un’altra volta parleremo dell’ammonizione comminata a chi esulta un po’ troppo dopo un gol: in questo caso dovremo spalare assurdità a piene mani per vedere di fare un po’ di chiarezza.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)


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