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martedì 19 maggio 2009

La mia decisione

Da qualche giorno ho preso una decisione; è il momento. No, non mi sposo. Né abbraccio la vita monastica. Molto più semplicemente, d'ora in poi, quando mi troverò a discutere con una persona che ha ancora intenzione di votare Berlusconi & C. e/o lo giustifica e/o lo idolatra e/o pensa che sia vittima di complotti, persecuzioni, invidie, ecc. e/o ritiene che il nostro sia "sceso in campo" (sic) per salvare il paese dalla minaccia rossa e non per salvare se stesso dalla giustizia umana, invariabilmente la considererò senza appello stupida o disinformata (quindi, di fatto, stupida, giunti al punto in cui siamo) o sua parente/amica/complice o, di fatto, portatrice di qualche interesse personale che viene esaltato e difeso dalla permanenza del citato soggetto ai vertici del potere in Italia (es: sono ricco quindi godo se governa un ricco che mai si sognerebbe di prendere decisioni contrarie ai miei personali interessi di ricco; del resto non m'importa).

Sono ormai approdato al porto sicuro e meditato in cui è ormeggiata quest'idea: che una persona di buon senso, onesta intellettualmente, intelligente ed equilibrata, con un discreto senso civico, amante della pace e della libertà, fautrice della democrazia e di una maggiore giustizia sociale, dalla parte della legalità, immune da razzismi e pregiudizi, sia essa di destra, di sinistra, di centro, moderata o estremista, atea o cattolica, anarchica o luddista, ricca o povera, famosa o sconosciuta, non può più far finta di nulla e continuare a chiudere gli occhi di fronte a un'evidenza che, cresciuta nel corso degli anni, si è ormai fatta schiacciante. La storia è piena di epoche nefaste in cui troppi e troppo a lungo hanno chiuso gli occhi portandoci sull'orlo dell'inferno.
C'è un limite al fanatismo e alla partigianeria politica, è il limite che l'uomo onesto e animato da un'ideale non oltrepasserebbe mai al seguito di una o più persone che hanno polverizzato ogni limite di decenza e di dignità, quel limite oltre il quale la passione politica e la tensione ideale diventano irrimediabilmente cieco servilismo e prostituzione intellettuale bella e buona.
Se io ho un mito (es: Mussolini) e poi questo instaura una dittatura, manda al confino quelli che dissentono, si allea con Hitler, commette infamie su infamie, si rende responsabile della vergogna delle leggi razziali e della deportazione degli ebrei, solo per citare fior da fiore, questo mito cade nel fango, a meno che io non sia, per l'appunto, suo parente o complice, o stupido e/o disinformato, o portatore di qualche interesse privilegiato o persona non in possesso dei requisti che ho elencato prima. L'idea in cui onestamente credo, in altre parole, può essere incarnata da un uomo, ma se questi si comporta in modo contrario ad essa o comunque in modo contrario ai basilari e condivisi valori su cui si fonda la convivenza civile l'idea resta, l'uomo passa: in caso contrario sono io che non mi dimostro degno di tale idea.

Al di là dell'esempio, che resta un esempio, quel che si vuol dire è che l'Italia non è più una democrazia, di fatto, sebbene ne conservi ancora l'involucro esterno e la definizione formale. Non lo è più da anni. I motivi sono centinaia e sono sotto gli occhi di tutti quelli che hanno la forza e la levatura morale di togliersi le fette di prosciutto dagli occhi e giudicare con distaccata equità gli eventi degli ultimi vent'anni.
In una deomocrazia infatti un premier che, con sentenza di primo grado, si vede dare del corruttore, ha l'obbligo morale (non essendoci , purtroppo, quello legale) di dimettersi da ogni incarico pubblico, di rinunciare a qualsivoglia rete di protezione (l'incostituzionale e vergogonoso lodo Alfano) e di sottoporsi al giudizio della magistratura, al fine di chiarire la sua posizione e di cercare di ottenere l'assoluzione non manipolando l'opinione pubblica grazie ai potenti mezzi di cui dispone ma, al pari di qualsiasi cittadino, producendo prove circostanziate e rispondendo con esaustiva verità alle domande degli inquirenti. Questo accade in tutti i paesi "civili" del mondo, in tutte le democrazie, e per molto meno di una sentenza: per un semplice sospetto, o per l'avvio di una semplice indagine. Negli altri paesi i politici si dimettono per "quisquilie" tipo i contributi della colf non pagati o i rimborsi spesa gonfiati.

E' intollerabile che una persona coinvolta in decine di processi, che ha già beneficiato di prescrizioni a go-go (grazie a provvedimenti da lui stesso promossi) e che in ultimo ha deciso di rendersi penalmente non imputabile per qualsiasi reato, anche se non connesso alla sua carica o ad essa precedente, adesso, dopo una sentenza di primo grado che, sulla base di fatti inoppugnabili (la lettera scritta da Mills al suo commercialista e la sua prima, chiara, circostanziata e completa confessione), lo definisce un corruttore (non è la prima volta), resti al comando del paese e continui a rappresentarci, ad amministrare la cosa pubblica, a decidere delle nostre vite. E' intollerabile, ma è legale solo perchè lo dice la legge, una legge che però è una porcata che cozza con la Costituzione e che è indegna di una società civile.

Una persona onesta, in un paese democratico e libero, si farebbe da parte (e se non lo facesse vi sarebbe costretta) al fine di chiarire la sua posizione, nei fatti gravissima. Non continuerebbe a restare al suo posto offendendo i cittadini, i giudici, le forze dell'ordine, le istituzioni; non proseguirebbe nella sua sistematica opera di delegittimazione della magistratura; non seguiterebbe ad ignorare le legittime domande che la scarna stampa non allineata di tanto in tanto trova chissà dove il coraggio di rivolgergli; non andrebbe avanti a raccontarci balle come quella sull'autista di Craxi, sul complotto dei giudici, sul complotto della sinistra per spingere Veronica al divorzio, sulla crisi economica che prima non c'è, poi improvvisamente c'è ma è già passata quasi del tutto. In un paese democratico e libero, appunto.

La democrazia è in pericolo. La libertà anche. L'errore più grande che sempre gli uomini fanno è quello di considerare la libertà come un risultato definitivo, dimenticando che la battaglia per difendere questo dono prezioso, che tanto sangue innocente ha fatto versare, si combatte giorno dopo giorno, a partire dalla piccole cose.

Una persona anche solo sfiorata da un così grave sospetto sarebbe indegna di governare l'Italia. Lo direi chiunque ci fosse al suo posto, qui non si tratta di partigianeria politica ma di senso di responsabilità: Berlusconi, si faccia da parte, rinunci a quel vergognoso scudo Alfano che si è costruito preventivamente al fine di sottarsi al corso della giustizia e affronti da uomo le conseguenze di quel che ha fatto. Se è innocente non faticherà a far valere le sue posizioni, pensi agli innocenti che, accusati di un crimine che non hanno commesso, non possono nemmeno sognarsi lo stuolo di legali di cui lei potrà avvalersi; i magistrati, per quanto "comunisti", "antropologicamente diversi dalla razza umana", orchestratori di un "complotto" ai suoi danni, non potranno mai, in un dibattimento pubblico, raccontare più falsità di quanto non abbia finora detto lei in ogni campo, da Noemi a ritroso.
La verità è che Berlusconi, grazie al lodo Alfano, e anche nel caso in cui ne venisse ufficializzata la conclamata incostituzionalità, non verrebbe mai processato, a causa dei cavilli eccepiti dal suo nutritissimo collegio di difensori e a causa dei tempi di prescrizione sapientemente modulati da chi di dovere: si tratta di un uomo che negli anni ha predisposto con cura una diabolica rete di salvataggio in grado di salvarlo dalle conseguenze di qualsiasi azione; si tratta di un uomo il cui status (titolarità di un mostruoso conflitto di interessi), il cui modus operandi e il cui passato cozzano irrimediabilmente e da sempre con l'idea stessa di stato democratico. Il fatto che gli Italiani lo abbiano votato non ne sana affatto la posizione giudiziaria, non ne cancella i processi, non lo monda da nulla: qualifica solamente questo popolo come del tutto irrispettoso della legalità e del tutto incapace di darsi una guida degna e all'altezza, tutto qua: la mancanza di una valida alternativa a sinistra non può e non deve giustificare simili irragionevoli scelte.

In una democrazia siamo tutti soggetti alla legge e tutti dobbiamo pagare quando ci macchiamo di una colpa: anche per questo motivo questa non è più una democrazia, ma una squallida telecrazia dittatoriale di stampo orwelliano, un volgare sultanato mediatico, una plutocrazia oligarchica e illiberale in fieri.

In fin dei conti la penso come Berlusconi, riguardo alla sentenza Mills: "E' uno scandalo".

Sarà questo ormai incontrollato delirio di onnipotenza che la spinge a far di tutto senza nemmeno sentir più il bisogno e aver più il pudore di nascondersi ai nosti occhi che presto o tardi la fregherà, Signor Berlusconi.


autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)


1 commento:

Anna ha detto...

Come si suol dire... dategli corda si impiccherà da solo! Speriamo!!!!! :)
Non so esattamente come ci sono arrivata da te, però ricordo ancora chi sono e da dove vengo piacere Anna. ;)