La lucidità non estirpa il desiderio di vivere, tutt'altro, rende solo inadatti alla vita. (pag. 156)
Se un tempo, davanti a un morto, mi chiedevo: "A che gli è servito nascere?", ora mi pongo lo stesso interrogativo davanti a ogni vivo. (pag. 23)
Ogni volta che non penso alla morte ho l'impressione di barare, di ingannare qualcuno in me. (pag. 34)
Non vale la pena uccidersi, dato che ci si uccide sempre troppo tardi. (pag. 35)
Ha convinzioni solo chi non ha approfondito niente. (pag. 123)
Alberi massacrati. Sorgono case. Facce, facce dappertutto. L'uomo si estende. L'uomo è il cancro della terra. (pag. 154)
(Adelphi, 1991, 187 pagg., traduzione di Luigia Zilli)
Quell'inganno che è la vita, quella sconfitta che è la nascita. Disincantato, disilluso, oltre il pessimismo più estremo, Cioran è lucido e cosciente dell'inganno di cui parla. Sa che è tutto un inganno, spesso vi cade, ma riemerge e quando riemerge vede con chiarezza il gioco, tutto è per lui illuminato a giorno. Aforismi partoriti dall'insonnia, taglienti come bisturi, estremi che spiazzano ma ai quali non riesce dar torto. Contro la moda imperante Cioran nega il valore vacuo della vita, ne svela l'assenza di senso, rivela il vuoto che non vediamo. Una lettura necessaria, anche se brutale e terrificante; un'autopsia ineludibile. Una riflessione atemporale e una scrittura che lascia il segno.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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lunedì 1 agosto 2011
L'inconveniente di essere nati, E. M. Cioran
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