"Alla Juventus vincere non è importante. È l'unica cosa che conta." Questa frase, pronunciata da Boniperti, che forse l'aveva letta su uno striscione, è sintomatica di una visione dello sport molto precisa, totalmente opposta a quella che ho io e che dovrebbe avere un uomo di sport. Vincere non è l'unica cosa che conta e non è la cosa più importante: questo è un capisaldo della mia visione del mondo e dello sport, da sempre. Chi non condivide puo' legittimamente criticare ma, mi spiace, non sta parlando di sport: dopotutto, basta mettersi d'accordo sul tema di cui si sta discutendo.
Preferisco questa frase, pronunciata da Paolo Mantovani nel 1988: "Abbiamo una squadra che insegue le vittorie ed è attrezzata per ottenerle, ma non a qualunque costo; che è lì per darci gioia nel tempo libero, non per rubarci agli affetti condannandoci alla fissazione; che è lì per farci sentire orgogliosi della nostra fede sportiva, e difatti non ci ha mai dato modo di doverci vergognare."
Vincere è l'unica cosa che conta significa che chi arriva secondo è nessuno, e il solo pensarlo è una bestialità; significa che tutto quello che si fa per vincere va bene, con le derive (...) che questa frase puo' suggerire o giustificare; significa che l'impegno, l'onestà, il sacrificio, la prestazione hanno valore solo se portano al successo ma non contano nulla se non sono coronati dalla vittoria. Francamente sono pensieri disgustosi.
A me piace vincere, ma non a qualunque costo. Assolutamente no. E più della vittoria tengo all'impegno, al rispetto delle regole, alla chiarezza e onestà degli intenti, al rispetto di avversari e arbitri, al cuore oltre l'ostacolo, alla maglia zuppa di sudore. Se poi arriva la vittoria tanto meglio, è evidente. Ma quel che conta e che mai deve mancare è l'aver rappresentato con dignità e fierezza la propria città, la propria regione, il proprio paese, l'aver indossato quei colori da uomini di sport e, quindi da uomini.
Altre visioni, come quella che ispira questo post, tanto vicina a quella berlusconiana degli anni ruggenti, non mi apparterranno mai.
Puo' sembrare una frase allucinata, ma: adoro la sconfitta. Insegna come nessuna vittoria può insegnare. Insegna a perdere e quindi insegna a vincere. Insegna a vivere. E' la sua esistenza, la sua possibilità, che rende bella la vittoria. Senza la possibilità della sconfitta, il gioco perderebbe senso, non giocherei più. Perdere non è disonorevole e non è una tragedia, è parte dello sport, del gioco.
Insomma, con buona pace di Boniperti, Agnelli e banda fare sport non c'entra nulla con quella frase.
Pensarla come me non impedisce di vincere, anzi. E vincere avendo nel cuore quei valori forse è più difficile ma è incomparabilmente più bello. Il resto è brama di potere, avidità, arroganza, non saprei nemmeno, ma non è sport. Che cosa c'entra lo sport?
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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