Quando una squadra (in questo caso di calcio) non ha un gioco che sia un gioco (anche un gioco pessimo, ma un gioco!, per la miseria), non ha un'identita', non ha coraggio e forza morale, si disunisce al primo intoppo, spesso non e' una squadra ma solo un insieme di giocatori con la maglia degli stessi colori, a volte neppure pare scendere in campo in verita', e quando ogni domenica cambia il modulo di gioco e tu stupito osservi e ti fai domande, cambiano le scelte vorticosamente e incomprensibilmente (non e' che siamo proprio digiuni quanto a conoscenze tecnico-tattiche eh), alcuni giocatori pagati milioni non vengono presi in considerazione neppure per giocare dieci minuti sotto di due gol, e quando non si vince quasi mai, nemmeno fra le mura amiche e nemmeno con team chiaramente piu' deboli (4 vittorie nelle ultime 25 partite di campionato, piu' o meno), a chi vuoi dare la colpa? Agli arbitri? Suvvia... siamo tartassati come tutte le squadre che non siano le quattro cinque corazzate preferite dal Palazzo, ma francamente la ragione non e' questa, al massimo e' una concausa, in questo caso anche di peso non rilevante. Alla sfortuna?... suvvia, siamo seri. La colpa la si da' ovviamente all'allenatore, e certamente Delio Rossi ne ha parecchie. E a saltare sara' lui, perche' non si possono licenziare sei-otto giocatori (anche se spesso sarebbe piu' giusto, vedi il recente anno della retrocessione) o aspettarsi che il presidente si punisca da solo per le sue scelte scellerate (vedi lo stesso anno). Anche se e' una persona speciale, seria, corretta, preparata, di grande esperienza, che si impegna alla morte e che a Palermo e Lazio ha fatto non bene ma benissimo, Delio Rossi saltera'. Anche se e' una brava persona e capace che non merita l'esonero. Anche se alla fine le scelte che contano (compresa paradossalmente quella di assumerlo e di riconfermarlo) le hanno prese altri, Osti, Sagramola e Garrone, sara' Rossi a saltare e pagare per tutti, per il dirigente che sbaglia le valutazioni, per il presidente che sbaglia ad avallarle, per il giocatore che non corre o corre male o non fa squadra, e sara' l'ennesimo tecnico che sbagliamo a scegliere (cosi' dicono i numeri, quando un tecnico dura meno di un anno non puoi dire di aver azzeccato la scelta).
Non basta avere i soldi per capire di calcio, questo e' bene ricordarselo. Anche se senza soldi non acquisti una societa' di calcio, non bastano i soldi. Non basta neppure essere onesti, innamorati della Samp, belle persone, uno di noi, come certamente il presidente e'. I giudizi si danno sulla base dei fatti, e i fatti sono la cosa piu' ostinata del mondo. Nessuno chiede il tricolore, ma se nel 2012 dici "questo e' l'anno zero", poi io mi aspetto che il 2013 sia l'anno 1, o al massimo un altro anno zero, non un anno -2. Se dici "con me mai piu' B", io poi mi aspetto un progetto che ci consenta perlomeno di lottare per la salvezza con ottime chances (e dico perlomeno), non di faticare come bestie ogni anno senza avere un gioco e cambiando le carte in tavola ogni settimana alla ricerca della formula miracolosa. Non possiamo ogni sei mesi cambiare allenatore, e' stupido e insensato, eppure da anni il trend e' questo: scelta dell'allenatore, mercato estivo discutibile, crisi, psicodramma, toppe di gennaio ed esonero, cambio di dirigenti, promesse, nuovi errori, e nel frattempo gioco inguardabile, schiaffi a destra e sinistra, prospettive ed entusiasmo zero. Non possiamo ogni anno tappare i buchi col mercato di gennaio, sarebbe meglio fare le cose che vanno fatte in estate. Nessuno chiede miracoli, ma solo scelte giuste e coerenti e in grado di dare entusiamo e un futuro, anche di basso profilo, ma un futuro che non sia la sola sopravvivenza economica: per quanto sia basilare, garantire questa e basta senza mai fare di piu' e' troppo poco per dirigere una societa' sportiva. Che senso ha, per dirne solo una, segare il grande Iachini per inseguire Benitez (sogno assurdo) e poi prendere Ferrara? Non ha senso, se non quello di chi si muove male e a casaccio, spiace dirlo. Allora tieniti Iachini, autore di un mezzo miracolo e uno di noi davvero!
Se poi l'obiettivo deve essere la salvezza, ok, nulla da eccepire, io sono tifoso dal 1973 e ho quasi sempre lottato per salvarmi, ma deve essere detto chiaramente, senza vaneggiare di anno zero, stadio di proprieta', di prossimo cambio di scenario con la diversa ripartizione dei diritti tv, etc. (nemmeno siamo squadra di prima fascia su Mediaset Premium, suvvia...) E se deve essere la salvezza, l'obiettivo, si deve costruire una squadra magari non fortissima ma in grado di salvarsi (almeno in grado di provarci davvero!) e che ogni domenica sviluppi un gioco che sia un gioco e metta in campo il cuore. Questo noi lo esigiamo, non lo chiediamo. Non vogliamo Messi, ma undici leoni si'. Non vogliamo Paolo Mantovani, ma una guida decisa e sicura si'. Continuare cosi', con mercati incomprensibili (non poveri, a quello ci si puo' anche rassegnare, ho detto incomprensibili), scelte sbagliate e a corto raggio, continui cambi di dirigenti e allenatori, vuol dire farsi del male. E deprimere una tifoseria incredibile per passione e correttezza (uno striscione e due coretti un po' cosi' dopo quattro vittorie in sei mesi vuol dire essere santi, non tifosi) che merita almeno una squadra che corra, un gioco che possa chiamarsi tale e dirigenti che effettuino scelte magari di basso profilo ma giuste e coerenti, perlomeno piu' giuste e coerenti di quanto non siano state negli ultimi anni. Ci sono societa' con budget pari a un decimo del nostro che ottengono risultati migliori e che comunque lottano per un obiettivo, con giocatori che non fanno le statue di sale su un rettangolo verde e con dirigenti che si muovono meglio e che comunque non sconfessano ogni dieci minuti il lavoro fatto fino a poco prima.
E' ora che chi decide cominci a decidere meglio, magari collaborando con altri che conoscono l'ambiente piu' a fondo e hanno maggiore esperienza. Il segreto e' questo: prendere decisioni migliori, quindi ridurre il margine di errore, adesso troppo alto. La buona fede e' una gran cosa, ma se devo giudicare un fatto non basta la buona fede per avere la sufficienza se non e' supportata da altre doti indispensabili per fare questo lavoro.
Noi siamo con te, presidente, ma e' ora di cambiare registro in maniera netta. Meritiamo un allenatore capace e che resti per anni e anni, non pochi mesi e quindi frutto di una scelta ponderata e fondata; un progetto serio e ben sviluppato, magari non ambiziosissimo ma portato avanti in modo corretto e continuo per anni e anni, non stravolto ogni sei mesi; scelte capaci di entusiasmare l'ambiente (basta poco per far sognare un tifoso innamorato) e piu' azzeccate, una gestione piu' stabile e sicura. E, se possibile, chiediamo anche di crescere, cioe' di non lottare sempre e solo per salvarci, da qui all'anno 2875. Ma quest'ultimo punto lo chiediamo solamente, lo desideriamo, nulla piu'. Il resto, invece, lo pretendiamo. Perche' la Sampdoria siamo noi, non dimentichiamolo. I giocatori passano, i dirigenti pure, noi siamo sempre qua, e cantiamo sempre anche quando ci sarebbe da piangere, perche' l'amore per la Samp e' piu' forte, e' indistruttibile. Non sciupiamo questo immenso patrimonio di civilta' e di sani valori sportivi, questa immensa passione, questo sconfinato amore, bellissima eredita' del grande Mantovani che fu. Noi siamo sempre e comunque al vostro fianco, ci saremo anche dopo 100 sconfitte di fila. Ma dovete esserci anche voi pero', al nostro fianco!, cosa che non sempre e' avvenuta. E con quel voi intendo tutti voi, dal raccattapalle al presidente.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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