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martedì 22 maggio 2018

Le critiche di chi ha paura

Le critiche al governo M5S-Lega (quale governo? non esiste, eppure leggo critiche da venti giorni, e spesso da parte di chi per decenni ha governato così male che dovremmo chiedere i danni) rivelano il terrore della Casta che, già in astinenza da potere, teme un possibile governo non omogeneo ai precedenti.

Sebbene ne capisca la ragione, molte di queste critiche sono palesemente stupide. Per esempio quella che recita così: chi criticava premier non eletti o tecnici ora ne propone uno.
C'e' una piccola differenza, ma chi critica un governo non ancora nato in genere non è così fine come il coglierla richiederebbe, ahimè.

Negli anni passati le critiche erano rivolte alla decisione di, caduto un governo, metterne su un altro raffazzonato, non corrispondente alla volontà popolare, anzichè decidere come naturale di andare al voto, tanto più in presenza di un Parlamento che, delegittimato dalla Consulta, avrebbe dovuto sbrigare gli affari correnti e poi sciogliersi e che invece finiva per durare (e governare male, in aggiunta) cinque anni. Questi giochetti sono stati fatti più di una volta: tutto regolare, sia chiaro, ma abbastanza disgustoso. L'errore era quello di non consultare le urne ma costruire governi su misura, o governi comunque fossero, con improbabili alleanze (comunque non frutto di un'espressione popolare o addiritttura contrastanti con essa) con a capo persone spesso senza consenso; o concedere a Papi, in quel famoso dicembre, i mesi necessari per "fare la spesa" in Senato; o ignorare il boom dei 5S nel 2013 (Napolitano disse di conoscere un solo boom, quello economico dei '60) e formare un governo in contrasto con l'esito delle urne o comunque non aderente al più chiaro segnale da esse proveniente. E' tutto questo che si criticava, e a ragione, da più parti, non tanto il fatto che Renzi non fosse deputato o che Monti fosse stato nominato all'uopo senatore.

Poi, tornando all'oggi, c'e' da dire che Conte è sì figura terza, se Matterella lo nominerà, ma in una situazione in cui vi è un contratto (o accordo) e non un'alleanza tra due fazioni (resa obbligata dal comportamento inaccettabile del Pd) e comunque è figura che Di Maio aveva chiaramente previsto nella sua ipotetica squadra di ministri presentata agli elettori prima del voto (altra grande e bella novità targata 5S). Sono differenze notevoli, altro che lievi, a ben vedere.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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