Se mi guardo indietro, in diciotto mesi ho visto morire tre padri. Nessuno era giovanissimo, ma nessuno aveva un’età eccessiva.
Muoiono quasi sempre prima i padri, è una vecchia storia.
Se penso ai miei zii, ne sono morti tantissimi, uomini e donne, anche perché ne avevo tanti (diciotto, sopravvissuti cinque) ma adesso ho ben quattro zie vedove, inclusa mia madre.
Le tre famiglie erano oggettivamente diverse fra di loro, e poi la mamma è sempre la mamma, ma in certe famiglie il babbo è un po’ più babbo specie se la o le figlie sono femmine e non piccole.
Un padre è quasi sempre una figura secondaria: come puoi contrastare la figura della madre che ti porta in grembo, ti allatta (in un modo o nell’altro) ed è sempre quella, specialmente fino a qualche decennio fa, che ti sta più dietro e ti difende di più, dalla vita e dagli altri? E poi una volta lavorava solo il padre, e quindi era spesso via; oggi le cose sono un po' cambiate ma non moltissimo.
Oggi esistono padri un po’ diversi, che sono pure mamma, e che a volte sono più mamma della mamma, una volta questo era rarissimo, ma insomma: il dominio della mamma è ancora imbattibile. Ecco perché se mai avessi avuto un secondo figlio sarebbe stata mia intenzione condurre un esperimento innovativo riguardo all’allattamento. Mi limito a educare in modo non tradizionale la mia unica figlia.
Tornando ai tre padri, se ne sono andati e hanno lasciato un bel vuoto. In molti casi la scomparsa del padre apre il regolamento di conti, ma non sempre è così; quella della madre quasi mai, e questo perché il padre, pur se figura secondaria, è in genere quello da cui dipendono molte cose, economicamente e no.
Forse i padri son quelli che combinano più guai, anche se io credo che le donne siano solamente più astute.
Forse sono quelli che uniscono di meno, ma anche qui non ne sono poi così tanto sicuro.
Di certo è una figura ingrata, bistrattata, secondaria. Molte diranno: a ragione. Non so. Ma così è.
Se guardiamo a quel che succedeva sino a pochissimi decenni fa, vediamo che sono quelli che rischiano di più, fanno i lavori più pesanti, affrontano le situazioni più pericolose e si consumano di più; tutto questo, unito a una maggiore forza ma a una minore resistenza fisica (non devono procreare), giustifica forse la loro minor longevità.
Quel che mi ha ispirato questo breve post è un pensiero per questi padri bistrattati che dopo aver costruito una famiglia con fatica e spesso averla anche tenuta su, sebbene in maniera non appariscente, se ne vanno e non tornano più.
Si dice che è innaturale che un genitore sopravviva a suo figlio, e può esserci del vero. In compenso la morte di un genitore è sempre una cesura netta, dolorosa, totale, una ferita slabbrata che sanguinerà sempre, che mette un punto con un prima e un dopo. Anche se tua madre ti ha allevato senza cura, anche se tuo padre era spesso assente, anche se si sono divisi malamente; figurarsi se questo non è accaduto.
Con la morte del primo genitore cominciamo un pochino a morire anche noi, che magari eravamo a quel punto già assai fiaccati dalla vita, oppure no; comincia quel processo, inavvertibile e lentissimo, che ci porterà alla fine.
--
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.
Nessun commento:
Posta un commento