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domenica 8 gennaio 2017

Gli errori arbitrali sono essenzialmente di tre tipi

Ho sempre accettato l'errore arbitrale casuale (1) nel calcio, fa parte del gioco. Ogni anno noi della Samp (come voi dell'Udinese o del Crotone o dell'Atalanta) ne abbiamo diversi a sfavore e alcuni (senza dubbio meno, ma lasciamo perdere) a favore. Mi spingo a dire che fanno parte del gioco, perché è così, e chi non li sa accettare non è maturo sportivamente e probabilmente umanamente.

Per errore arbitrale casuale (1) intendo un fuorigioco mal valutato (quando è questione di cm. neanche ci bado), un contatto lieve valutato forte, l'interpretazione di un contrasto (l'arbitro a volte deve interpretare, è il suo lavoro). Non mi sono mai arrabbiato per cose così, ma proprio mai, arbitrare non è facile, e i giocatori generalmente fanno di tutto per mettere l'arbitro in difficoltà. Mi va bene l'errore casuale (es: hai buttato giù l'avversario apposta / l'ho appena toccato e questo si è lasciato andare) e anche, sebbene lo digerisca meno (lo digerisco meno perché quelli incapaci andrebbero segati e non mandati ad arbitrare, e invece promuovere un incapace spesso è funzionale a una strategia di inquinamento del campionato), l'errore per incapacità momentanea dell'arbitro (non costante, perché gli arbitri scarsi non devono poter arbitrare) e anche quello per mera fatalità: si pensi a un caso davvero difficile da valutare, tanto per capirci quei casi sui quali non riesci ad avere un'idea precisa nemmeno dopo averli rivisti tre volte in tivù.

Non considero più invece errori arbitrali ma casi sospetti (2) alcune fattispecie che negli anni '80 consideravo errori di tipo (1). Allora c'era l'arbitro, che doveva decidere in una frazione di secondo, e basta: i guardalinee non contavano niente. Oggi abbiamo vari ufficiali di gara, tutti con due occhi funzionanti e abilitati, quindi uno scambio di persona, un rigore fuori area, un fuorigioco di un metro, un contatto inesistente, un pugno ad un avversario a pallone lontano sono tutti casi che non chiamo più errori di tipo (1) perchè se l'arbitro si sbaglia è impossibile che si sbaglino anche altri 10 occhi: è evidente che c'e' del marcio sotto. Se un giocatore colpisce a gioco fermo un altro, e noi allo stadio lo vediamo, o perlomeno lo vedono 8-9 persone su 10, ditemi come può accadere che non lo vedano 12 occhi a questo allenati e a questo preposti: è evidente che c'e' del marcio, laddove anche il condizionamento psicologico è per me della categoria del marcio, non solo la corruzione tout court.

E poi, terzo livello, c'e' la direzione orientata (3), quella più sottile, più scientifica e più letale, perchè una direzione così può far male molto più di un rigore farlocco ed è meno individuabile da occhi poco esperti, quindi si mimetizza meglio: accade quando troppi episodi, perlopiù piccoli, quasi mai eclatanti, ma che sommati hanno un peso specifico decisivo (in A le partite sono spesso equilibrate, basta poco per deciderle, se a deciderle è una rovesciata o una genialata tanto di cappello, se è una direzione orientata proprio non va bene), quando tanti piccoli episodi, dicevo, in sé magari insignificanti come un falletto a centrocampo, hanno tutti ma guarda un po' lo stesso colore... quando il regolamento per te si applica alla lettera (ed è giusto) e per l'avversario si applica con buon senso (ed è giusto pure questo, ma è la difformità ad essere criminale)... quando l'atteggiamento generale dell'arbitro è palesemente poco sereno e poco imparziale, quando un vaffa del giocatore X viene sentito e porta al rosso e un vaffa del giocatore Y non viene sentito, quando in un caso sei severo e due minuti dopo, stessa situazione, comprensivo, quando se io protesto sono espulso e se i giocatori avversari ti circondano, ti spintonano e ti offendono al massimo parte un giallo: qui si parla di arbitraggio non equo, di parte, squilibrato. E gli errori sono casuali quando sono distribuiti casualmente, non sempre addosso a uno dei due contendenti, detto anche per inciso che se uno fa una caterva di errori ed è in buona fede forse ha sbagliato mestiere, ma se li fa sempre in una direzione forse ci sta prendendo per il sedere.

Nel primo caso (1) parlo di errori accettabili (c'e' chi si lamenta e sempre pure per questi, io mai, e devo dire la Sampdoria mai anch'essa), nel secondo caso (2), oggi, parlo di condizionamento psicologico nel migliore dei casi, mancanza di equità -per servilisimo volontario o per corruzione- o totale incapacità nel peggiore (ma se designi un incapace per un match questa azione può essere benissimo truffaldina). E per mancanza di equità non intendo incapacità, intendo proprio furto.
Il terzo, come detto, è il caso peggiore, quello scientifico, meno palese, più letale. Non dico sia più grave del secondo, anche perchè la matrice è la stessa e non è, come dimostrato, la pura casualità che, abbiamo detto già più volte, uno sportivo sa accettare.

Fino a quando gli arbitri sapranno che la loro carriera è direttamente e indirettamente influenzata dall'opinione che di essi hanno gli squali della serie A (Juve, Inter, Milan etc) è evidente che, nel migliore dei casi, un arbitro in dubbio, in quella frazione di secondo, prenderà incosapevolmente la decisione migliore per salvare la pelle, e nella peggiore, lo farà scientemente. E questo ancor prima di parlare di corruzione. Un arbitro sa che se sbaglia contro la Juve o il Milan la sua carriera ne risentirà e inoltre verrà massacrato dai media per giorni, se sbaglia a favore se ne parlerà due minuti e via.

Se non si cambia il sistema, non avremo mai campionati regolari, e per campionati regolari intendo quelli viziati anche da errori di valutazione (comprensibili), ma non dalle due fattispecie di secondo e terzo livello che ho sopra descritto e che denotano o condizionamento psicologico o corruzione bella e buona (Calciopoli ve la ricordate vero?).

Gli arbitri devono diventare una categoria terza e indipendente e inoltre devono essere dotato di tutti gli strumenti atti ad evitare errori grossolani, tipo un gol-non gol o, perché no, il caso pazzesco di Silvestre di ieri sera: non tocca Reina, che si accascia truffaldinamente come se gli avessero sparato da dietro, e cio' nonostante Silvestre viene espulso, condannando di fatto la squadra ospite alla sconfitta, senza che nessuno di quei mangiapane a tradimento che aiutano l'arbitro sia intervenuto per dirgli cosa era successo, e cioè per raccontargli quel che il 95% degli spettatori ha visto bene in diretta: che non era successo niente, anzi che Reina andava quantomeno ammonito per simulazione.

Perdere è ottimo, io da un punto di vista filosofico amo addirittura più la sconfitta della vittoria, ma essere presi in giro e perdere un match che stavi vincendo solo perchè 12 (dodici) occhi vedono male (secondo te io sono cosi' scemo da crederci?), è inaccettabile. Il sistema è malato, è marcio, è dipendente dagli umori dei potenti, non garantisce equità e giustizia, non garantisce efficienza, deve essere cambiato. Questo (come i precedenti) è un campionato al servizio degli squali, che se vengono coccolati stanno buoni, se vengono danneggiati (da errori, si badi bene, spesso casuali) sbranano il malcapitato di turno in virtù del loro immenso potere effettivo e mediatico.
Non è un gioco. E' business, e le squadre grandi (attenzione squadre grandi e non grandi squadre) vogliono vincere con qualsiasi mezzo, e siccome spesso non ci riescono neppure spendendo venti volte di più delle altre squadre, ricorrono alla loro immensa influenza (quando va bene) o a strumenti peggiori (quando va male) per riuscirci, tipo il Moggi che decideva pure le ammonizioni a carico della squadra che la domenica dopo avrebbe incontrato la Juve eh eh, in modo da favorire la squalifica degli elementi di maggior spicco dell'avversario.


autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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