Marzo è stato agonico.
Dall’11 al 31 son passati due mesi minimo.
Non avevo nemmeno voglia di fare tutte quelle cose che puoi fare quando ti obbligano a non lavorare: leggere, scrivere, pulizie, ordine, meditazione, lavoretti, sacrifici rituali, uncinetto, post contro i fascisti.
Aprile è volato, specie da Pasqua al Primo Maggio. Non mi è pesato il sole che beffardo splendeva sulle nostre auto incatenate.
Piu’ ore di sonno, e quindi più sogni, avendo dato più spazio alla fase REM, crescente abitudine ai domiciliari, meno ansia, maggior abitudine all’innaturale silenzio, maggior lucidità, lavoretti utili vari portati a compimento. Nessuna angoscia sul futuro: una volta realizzato che non ne abbiamo più.
Maggio va benino, ma non più benone, anzi: riprendere porterà ansia.
Conte fa’ pure con comodo. Lo so, economicamente è una sciagura (non vivo di rendita neppure io) ma mi è pure passata la voglia di uscire e di vedervi, guarda.
Quale personcina col kit di neuroni completo e integro può desiderare di dover andare dal barbiere prenotando, o al mare prenotando, o all’iper facendo venti minuti di coda sotto il sole agostano del climate change?
Proprio vero che l’uomo si abitua a tutto, col tempo.
Non sto parlando di matrimoni, su, fate i seri.
#unlock #coronadays
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.
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