Io non invito quasi mai nessuno e in genere chi mi invita a pranzo o a cena una volta a casa sua poi non bissa (le eccezioni sono rarissime, anche se qualche coraggioso c’è), eppure so usare le posate, porto sempre un presente, mangio il giusto, non bevo (guido), so essere frizzante, apprezzo l’ospitalità, non sporco in terra né sulle suppellettili, non faccio confronti col sugo di mamma, non abuso del bagno, non guardo le gambe della padrona di casa, non bestemmio, non mi presento nudo o con le infradito, non molesto la servitù, non mi porto via l’argenteria, non dileggio i quadri e le sculture, non faccio ruttini o peggio, non mi rado o mi faccio le unghie fra una portata e l’altra “per guadagnar tempo”, dico sempre “esclusi i presenti” quando devo dire qualcosa di potenzialmente poco garbato, non passo in rassegna l’intera arcata dentaria con lo stuzzicadenti, non racconto la mia vita, non faccio la scarpetta, non emetto suoni quando sorbisco il brodo, non chiedo mille varianti ai piatti proposti, non mi soffio il naso col tovagliolo, non mi levo le scarpe, non parlo di cacca apposta per far passare l’appetito ai commensali, non chiedo tre volte lo stesso piatto, non fumo, non mi drogo, non faccio uso di fluoxetina o simili, non fingo attacchi epilettici per far ridere i bambini, non propongo per il dopocena strip poker o il gioco dei mimi, non me la tiro da scrittore o intellettuale, non metto in mostra il petto villoso o il capezzolo arzillo, non chiedo le ricette di quel che ho gustato, non orino nei vasi, non lascio le ditate sui vetri, non do calci al gatto che mi impela il calzone né al cane che si struscia le balle sulla mia sexy gamba, non libero il cardellino dalla gabbia per vedere l’effetto che fa, non bullizzo la vecchia rimba, non faccio le orecchie ai cataloghi d’arte sparsi qua e là in salotto a mo’ di ostentazione, non mi impossesso del telecomando per imporre a tutti il noto cult movie curdo con sottotitoli in polacco medievale, non cerco di vendere prodotti o servizi ai presenti, non frugo nelle borsette o nei soprabiti altrui, non ficco il naso nei comodini della camera da letto dei padroni di casa per cercare dildi o gel lubrificanti o qualche mutandina da odorare, non provo il materasso, non prendo in mano vasi Ming o cristallerie assortite facendo venire un attacco cardiaco a chi mi ha invitato, non mi piazzo sul divano fino alle tre di notte, non chiedo du’ spaghi a mezzanotte, non esibisco la mia cultura se giochiamo a quei giochi da tavolo in cui sapere la capitale del Burundi fa di te uno scienziato, non urlo, non rido sguaiatamente, non mi tiro fuori l’arnese sul terrazzo per scandalizzare i vicini guardoni, non faccio finta di avere malattie infettive.
Ma è giusto così, del resto io nella mia tana non faccio entrare quasi nessuno e chi, incauto, mi invita fa bene poi a rendere questa esperienza unica in tutti i sensi: sono un soggetto atipico. autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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