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martedì 7 novembre 2023

Appena so, vi dico


Quanti anni può un essere umano condurre una vita che non lo soddisfa se non in minima parte?

Escludiamo ovviamente il caso dei poveri individui che sono gravemente ammalati o coinvolti in guerre o che sono perseguitati, che vivono in contesti sociopolitici instabili o deteriorati o che rischiano di morire di fame, parliamo di individui che non hanno di questi problemi ma possono avere alcuni o molti di tutti gli altri.

E concentriamoci sul caso più difficile, quello di una persona che non sa, se non per sommi capi, come vorrebbe che andasse la sua vita, altrimenti sarebbe più facile: io voglio vivere in Canada e fare il guardaboschi e invece sto facendo il gelataio part time sottopagato a Rieti; posso sempre prendere il coraggio a due mani e partire.

Tralasciando come detto questi casi di chiare ambizioni non soddisfatte (non ancora), magari strampalate ma legittime, affrontiamo il caso più frequente: quello di chi ha un’idea vaga di quel che vorrebbe e di quel che non vorrebbe, e si trova a vivere proprio come non vorrebbe o comunque in un modo amorfo, che subisce per inerzia e rassegnazione.
Sono le situazioni più difficili e che è più difficile cambiare.
Anche perché il gelataio di Rieti può fare quel che sappiamo se non ha legami di nessun tipo con Rieti, in caso contrario è più arduo prendere il famoso coraggio a due mani.

Quanti anni, dicevamo. Ah, saperlo. 
Appena lo appuro, vi dico, non dubitate. 

(La casa del guardaboschi, Klimt, 1912)

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lunedì 6 novembre 2023

I sogni nei periodi difficili

Nei periodi difficili si fanno sogni brutti, disturbanti, molesti, dannosi.

Non quanto ti capita una tragedia o la tua vita affronta un momento critico o impegnativo: durante non succede quasi mai di fare brutti sogni, semmai si dorme male o non si dorme, in quel caso i sogni si fanno nei mesi e negli anni a venire (la morte di un parente, per esempio, o banalmente l’esame di maturità: quelle notti le dormivi o le passavi a studiare, o le dormivi male e poco, ma i sogni sopra son venuti anni dopo e ci sono tuttora; come il ricordo dei defunti, anche se l’esame è certamente poca cosa se paragonata a un decesso, sebbene sia non poco impattante).

Nei periodi difficili invece, quelli in cui ti infili come in un imbuto che piano piano si stringe, i sogni nascono e crescono e rendono il sonno inquieto, poco ristoratore, e i risvegli allucinanti o opachi: la realtà fatica, la mattina, a cacciarne via la venefica ombra che vorrebbe allungarsi anche su parte della veglia.

In questi sogni accadono le cose più spiacevoli, quelle che inconsciamente o consapevolmente hai sempre temuto. Saltano fuori amici e parenti che non vedi da anni, situazioni passate, a volte stravolte, il tutto in una miscela impazzita ma, illogicamente, logica.

In questi periodi in cui la vita è dura, il presente carico di ansia e i pensieri sul futuro insopportabili, anche il sonno ti viene a mancare, il sonno che riposa e ristora, che rigenera.
Non hai tregua né di notte né di giorno, anche se di giorno spesso le incombenze quotidiane o la multiforme realtà ti distolgono almeno parzialmente da alcuni pensieri fissi.

Sei come un topo che si sta addentrando in una trappola, già la pre-sente ma non può che avanzare. 

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sabato 4 novembre 2023

Meteo boys





Fino a due anni fa la gggente, al massimo, parlando di nuvole, ti diceva: ehi, “guarda come sono nere nere, adesso viene giù di tutto”. Oppure “aho, nun ce sta ‘na nuvola”. O ancora: “guarda quella, pare un elefante. E quella? Uguale uguale a un caz...”, ehm. Oltre al classico: “l’ha detto Bernacca”.
Adesso invece so’ tutti esperti. Tutti a parlare de nuvole a mensola, a baldacchino, a lasagna, a nido di rondine, a pene di criceto. E vai di duanbast, masse d’aria, raffica lineare, linea precipitativa, radar, fronte freddo, prefrontale, vusceped e balle varie. E se per caso te scappa detto tromba d’aria pare che hai detto ‘na parolaccia, se poi scrivi bomba d’acqua invece di nubifracico sei socialmente finito.
All’improvviso gente che prima apriva la finestra e diceva “va a piovere” disquisisce di minimi depressionari, cicloni e anticicloni, ostro, libeccio, prezzemolo e finocchio.
Ok, mi sta bene. Se uno studia e sa lo rispetto. Io non so un beato caxxo e difatti quando minaccia pioggia aggiorno il testamento, prego tutti gli dei esistenti, da Shiva a Ganesha, da Thor a Odino, da Persefone a Yahweh, senza far distinzione (credo in tutti) e poi mi rinchiudo in un bunker ordinato su Amazon (modello Armageddon) con scorte di cibo per due mesi.
Ma evitate di scassare le sacche scrotali con previsioni scatta-csanacs e di dirci ogni tre per due quanto è bello beccarsi sul muso un temporale che ti schiaccia il nas0 e te lo spo —stA sotto il ginocchio.
Img: Gratteri on Twitter 

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