Escludiamo ovviamente il caso dei poveri individui che sono gravemente ammalati o coinvolti in guerre o che sono perseguitati, che vivono in contesti sociopolitici instabili o deteriorati o che rischiano di morire di fame, parliamo di individui che non hanno di questi problemi ma possono avere alcuni o molti di tutti gli altri.
E concentriamoci sul caso più difficile, quello di una persona che non sa, se non per sommi capi, come vorrebbe che andasse la sua vita, altrimenti sarebbe più facile: io voglio vivere in Canada e fare il guardaboschi e invece sto facendo il gelataio part time sottopagato a Rieti; posso sempre prendere il coraggio a due mani e partire.
Tralasciando come detto questi casi di chiare ambizioni non soddisfatte (non ancora), magari strampalate ma legittime, affrontiamo il caso più frequente: quello di chi ha un’idea vaga di quel che vorrebbe e di quel che non vorrebbe, e si trova a vivere proprio come non vorrebbe o comunque in un modo amorfo, che subisce per inerzia e rassegnazione.
Sono le situazioni più difficili e che è più difficile cambiare.
Anche perché il gelataio di Rieti può fare quel che sappiamo se non ha legami di nessun tipo con Rieti, in caso contrario è più arduo prendere il famoso coraggio a due mani.
Quanti anni, dicevamo. Ah, saperlo.
Appena lo appuro, vi dico, non dubitate. —
(La casa del guardaboschi, Klimt, 1912)
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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