Fino a due anni fa la gggente, al massimo, parlando di nuvole, ti diceva: ehi, “guarda come sono nere nere, adesso viene giù di tutto”. Oppure “aho, nun ce sta ‘na nuvola”. O ancora: “guarda quella, pare un elefante. E quella? Uguale uguale a un caz...”, ehm. Oltre al classico: “l’ha detto Bernacca”.
Adesso invece so’ tutti esperti. Tutti a parlare de nuvole a mensola, a baldacchino, a lasagna, a nido di rondine, a pene di criceto. E vai di duanbast, masse d’aria, raffica lineare, linea precipitativa, radar, fronte freddo, prefrontale, vusceped e balle varie. E se per caso te scappa detto tromba d’aria pare che hai detto ‘na parolaccia, se poi scrivi bomba d’acqua invece di nubifracico sei socialmente finito.
All’improvviso gente che prima apriva la finestra e diceva “va a piovere” disquisisce di minimi depressionari, cicloni e anticicloni, ostro, libeccio, prezzemolo e finocchio.
Ok, mi sta bene. Se uno studia e sa lo rispetto. Io non so un beato caxxo e difatti quando minaccia pioggia aggiorno il testamento, prego tutti gli dei esistenti, da Shiva a Ganesha, da Thor a Odino, da Persefone a Yahweh, senza far distinzione (credo in tutti) e poi mi rinchiudo in un bunker ordinato su Amazon (modello Armageddon) con scorte di cibo per due mesi.
Ma evitate di scassare le sacche scrotali con previsioni scatta-csanacs e di dirci ogni tre per due quanto è bello beccarsi sul muso un temporale che ti schiaccia il nas0 e te lo spo —stA sotto il ginocchio.
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Img: Gratteri on Twitter autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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