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domenica 29 marzo 2009

Gran Torino (di Clint Eastwood)

Gran Torino (U.S.A. 2008), di Clint Eastwood, con Clint Eastwood, Christopher Carley, Bee Vang, Ahney Her, Brian Haley, Geraldine Hughes, Dreama Walker, Brian Howe, John Carroll Lynch, William Hill, Scott Eastwood
Trama (filmup.it): un veterano della guerra in Corea, Walt Kowalski, vive in un quartiere popolato proprio da coreani. Il suo carattere difficile, lo ha portato, negli anni, ad allontanarsi dai suoi famigliari, ed ora che nel suo quartiere si sta scatenando una banda tra bande rivali, si ritrova sempre più solo. Quando, però, le schermaglie arrivano ad interessare il suo vicino di casa, nonostante questi cerchi di rubargli la sua Ford Gran Torino del 1972 custodita gelosamente in garage, Kowalski, interviene in sua difesa, mettendo a repentaglio la sua stessa vita...

(attenzione: il testo che segue rivela qualche particolare che chi ancora non ha visto il film potrebbe non voler conoscere)
Walt Kowalski è un reduce della guerra di Corea e un ex operaio della Ford. Ha appena seppellito l'amatissima moglie e autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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venerdì 27 marzo 2009

Ratzinger e il condom

Lunedì 23 marzo 2009 - CEI, Bagnasco al contrattacco: "Contro il Papa offese inaccettabili". “…vorremmo anche dire, sommessamente e con energia, che non accetteremo che il Papa sui media o altrove venga irriso e offeso...".

Venerdì 27 marzo 2009 (repubblica.it) - Una delle piu' prestigiose riviste scientifiche del mondo, l'inglese The Lancet, critica duramente le affermazioni di Papa Benedetto XVI, accusato di aver pubblicamente distorto le prove scientifiche per promuovere la dottrina cattolica sul tema del preservativo. “Non è chiaro –si legge- se l'errore del Papa sia dovuto ad ignoranza o se sia un deliberato tentativo di manipolare la scienza per appoggiare l'ideologia cattolica. Ma quando qualsiasi personaggio influente, sia una figura religiosa, sia politica, fa una falsa affermazione scientifica che potrebbe avere conseguenze devastanti per la salute di milioni di persone, questi dovrebbe ritrattare o correggere la linea". I recenti commenti di Joseph Ratzinger sul fatto che il condom aggrava i problemi del virus dell'Hiv sono "terribilmente imprecisi" e potrebbero avere conseguenze devastanti, mette in guardia il giornale. Nel suo primo giorno della sua prima visita in Africa il 17 marzo, Benedetto XVI ha affermato che "non si può risolvere il problema dell'Aids con la distribuzione dei preservativi", che al contrario, "aggravano il problema", scatenando le ire dei governi di Francia, Germania, Spagna e dell'Unione Europea.

Rev. Cardinale Bagnasco, questa non è un’offesa. E’ un’accusa grave e, putroppo per Lei, fondata. E il riferimento che The Lancet fa alla presunta ignoranza del Papa in materia non è un’offesa, ma un tentativo (disperato) di giustificarne in parte l’uscita. Offensivi, caso mai, sono stati i tentativi della gerarchia cattolica di far passare per visionari o mistificatori tutti coloro che increduli hanno ascoltato le chiare, precise, devastanti e scientificamente FALSE affermazioni di Joseph Ratzinger alias Papa Benedetto XVI. Un conto è esprimere la propria opinione, può farlo la Chiesa come chiunque, un conto è, dall’alto dell'importante carica che si riveste, fare affermazioni false e quindi blaterare, oppure minacciare (ricordate il recente annuncio di uno sciopero dei vescovi?), usare la propria immensa influenza sull’anima di persone credenti che di questioni mediche non sanno nulla condannandole cosi’ alla sofferenza e alla morte e più in generale far sì, sia pure con mezzi vergognosi ma leciti quali quelli (potentissimi) di persuasione sul potere politico, che la societa’ italiana resti ancora oggi ancorata, su certi temi, a uno stadio di arretratezza sconcertante.

Giordano Bruno fu bruciato vivo, gli autori dell'articolo apparso su The Lancet oggi non corrono questi pericoli. Ma è triste quando ti accorgi di non vedere altri cambiamenti, da allora.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

martedì 24 marzo 2009

Finta competenza diffusa

In questi tempi curiosi la finta competenza diffusa genera decisioni mostruose: tutti s'intendono di tutto e, giunti al potere, plasmano materie di cui dimostrano di non sapere quasi nulla. Parlamentari per caso vogliono privare l'individuo del diritto di disporre della propria vita; propongono di chiudere tutto Youtube se vi compare un solo filmato inopportuno; pensano di aver risolto il problema della violenza negli stadi rendendo più complicate le cose agli spettatori per bene; progettano ponti che gli ingegneri giapponesi crepano dal ridere ogni volta che gliene parli; difendono l'ipotesi (vera o no che sia) di dare il fucile da caccia ad imberbi adolescenti; propongono ad ogni condomino di allargarsi del 20% e, se le fondamenta del palazzo non reggono, di buttarlo giù e rifarlo da zero; definiscono fannulloni i dipendenti pubblici in toto, superflui i sindacati, fastidiose le votazioni parlamentari, guerriglieri gli studenti disarmati che scendono in piazza (disarmati per ora, metti che amino la caccia...); bollano come falsi i rapporti delle agenzie Onu che bacchettano il nostro Paese; prevedono il carcere per chi fa scommesse sportive su siti non autorizzati e per chi pubblica atti non più coperti da segreto, multe e sequestri per chi chiacchiera con una bella di notte, ma tante carezze e garanzie a chi froda migliaia di risparmiatori, a chi si rovina col lotto, a chi guida ubriaco e a chi ruba e violenta, salvo poi dare la colpa alle toghe, sempre rosse s'intende. La politica è l'unico settore in cui il principio "ciascuno si occupi di ciò che conosce bene" viene sistematicamente calpestato.
(*)

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

domenica 22 marzo 2009

Franco Battiato, Live in Theatre 09, Livorno

Di Franco Battiato si può dire molto, ma difficilmente sarà qualcosa che non è già stato detto: accade sempre quando si ha a che fare con artisti di lungo corso che occupano con merito la scena da decenni e che però, per vivacità intellettuale e freschezza culturale, dimostrano di avere ancora parecchio da dire. Forse il complimento migliore che possiamo fargli dopo aver assistito al concerto di venerdì sera 20 marzo al Teatro Goldoni di Livorno è che lo spettatore vorrebbe davvero che Battiato non finisse mai di cantare, anche dopo due ore e più di show.

Musicista, cantante, autore di testi, musiche, balletti e opere liriche, scrittore, studioso, editore, pittore, regista: sono solo alcune delle forme in cui il suo talento ha trovato espressione nel corso degli anni e, sebbene sia soprattutto la sua produzione musicale quella che gli ha dato il successo di massa, non bisogna dimenticare che in qualsiasi campo Battiato abbia deciso a un certo punto di cimentarsi non è mai stato banale ma ha sempre saputo portare la freschezza e la purezza della sua ispirazione, oltre alla modestia del neofita.

Ragazzotto spiantato e in cerca di una strada all'inizio degli anni '60, Battiato non è mai sceso a compromessi: ha sempre fatto quel che sentiva di dover fare, e pazienza se nei '70 faceva avanguardia pura e scriveva musica che quasi nessuno era in grado di capire. Non ha mai svoltato per inseguire un facile successo e, quando lo ha finalmente incontrato, non ha mai rinnegato il suo passato: Battiato è sempre rimasto fedele a se stesso, semplicemente ha seguito il suo personalissimo cammino artistico che lo ha portato negli anni ad attraversare molteplici stili e forme d'espressione: siamo noi che a un certo punto lo abbiamo incrociato e gli abbiamo dato l'ebbrezza di un riconoscimento meritato.

Artista poliedrico e talentuoso, dunque, autore di numerosi pezzi entrati a far parte della storia musicale italiana e non solo, vincitore nel 1979 del Premio Stockhausen di musica contemporanea, e' stato il primo cantante di musica leggera a tenere un concerto nello stato pontificio e il primo musicista occidentale a esibirsi in Iraq, nel 1992, sotto il regime di Saddam Hussein. Ma anche uomo colto, coerente, dalla grande curiosità intellettuale e dalla non comune apertura mentale, votato costantemente alla ricerca: per Battiato le culture diverse dalla nostra sono imperdibili occasioni di conoscenza e di arricchimento della propria anima e non minacce di fronte alle quali chiudersi a riccio nel guscio di un occidentalismo fine a se stesso. Alla storia guarda come a una tavola da decifrare per coglierne segreti e non come a un passato ammuffito e privo di significati; sa che nella sua stessa ricerca molti uomini prima di lui, in epoche lontane, hanno raggiunto risultati sorprendenti e quelli vuole raggiungere, far suoi, superare, come uomo prima ancora che come artista. Molteplici sono sempre stati i suoi interessi, che davvero spaziano in tutti i campi, e molteplici, come detto, i frutti della sua ispirazione.

Venerdì sera a Livorno, seguendo una scaletta davvero ben congegnata, ha dato l'ennesimo saggio della sua bravura musicale, cogliendo fior da fiore, con una leggerezza che solo una consolidata maestria sa darti, da una produzione musicale sterminata, variegata, di rara profondità e bellezza. Le sue canzoni non accusano minimamente i segni del tempo e anche a distanza di anni e dopo decine di ascolti sono in grado di dirti qualcosa di nuovo: tutto questo accade solo ai classici.

Ogni suo concerto, insomma, non è mai solo commemorativo ma nasconde in sé anche i chiari segni di indifferibili ed imminenti sviluppi futuri: quando abbiamo la fortuna di ascoltarlo sentiamo che in noi il piacere di quello che finora ci ha dato fa a gara con la dolce attesa di quel che ci darà in futuro.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

giovedì 19 marzo 2009

Frattini! Frattini!!! Come sarebbe a dire che "non intendi commentare"?

Colloquio immaginario (ma neanche tanto) con il Ministro degli Affari Esteri che si rimpiatta in casa a far le valige invece di affrontare la spinosa faccenda dell'ultima inaudita uscita del Papa che ha indignato tre quarti buoni di mondo.

Mentre il virus dell'Aids dilaga e il Papa, in viaggio alla volta dell'Africa, gli da' una mano bocciando urbi et orbi il demoniaco "condom", il mondo, indignato, alza la voce per protestare contro questa incredibile dichiarazione di Ratzinger. L'Italia, invece, che fa? Attraverso il ministro degli Esteri Franco Frattini, dice "di non voler commentare le parole del Papa".

.... (verso sera, al telefono, linea disturbata)...

-Frattini.... Frattini.... Frattini!!!!! Pronto, mi senti? Frattini, rispondi!!!

-Sì, pronto, chi parla? Qui casa di Frattini... Signor Frattini adesso fuori casa, torna tardi, tu richiama per favore.

-Frattini! Non fare l'imbecille, sono io! Smettila di fare il domestico cinese e idiota per di più, ti ho riconosciuto! Chi credi di fregare eh?

-Scusi signore, io non capire tanto bene italiano, Frattini non qui adesso, tu puoi richiama dopo?

-Frattini, porca galera, ti ho detto di finirla con questa sceneggiata, puoi fregare i giornali, forse, o Berlusconi, ma me non mi freghi, lo so che sei tu, dacci un taglio che la questione è importante!

-(silenzio... poi si odono sbuffi di insofferenza) Uffa uffa uffa!!!... non mi riesce mai questa imitazione del cazzo! Cosa c'e', si può sapere?? Stavo facendo le

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mercoledì 18 marzo 2009

Joseph Ratzinger contro la vita

Sull'aereo che lo sta conducendo in visita nella regione al mondo più colpita dall'Aids (nel 2007 si sono registrati nell'Africa sub-sahariana il 35 per cento dei casi di contagio e il 38 per cento dei decessi), Papa Ratzinger ha affermato che l'Aids è "una tragedia che non può essere risolta solo con il denaro né attraverso la distribuzione di preservativi che persino aggravano il problema." La soluzione, ha sostenuto, e'

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domenica 15 marzo 2009

Rino Gaetano ignorante intelligente

Non so se avete presente l'esibizione che Rino Gaetano, mai troppo rimpianto, fece sul palco del Festival di Sanremo nel 1978 con la sua immortale "Gianna": se non ve la ricordate, andate a rivederla (clicca qui). Qui non voglio parlare del personaggio, sicuramente intrigante, né della sua produzione musicale, di qualità assoluta e rivelatrice di un talento così puro da poterlo considerare naturalmente fra i grandi della musica italiana. Voglio porre l'accento sull'esibizione: sul suo modo di vestire, sul suo modo di occupare la scena, sull'interpretazione del pezzo (bello, ma di certo non il più dissacrante fra i suoi), sulla rappresentazione complessiva allestita per "Gianna": un mix di istrioneria e di bonaria irriverenza, di ignorante intelligenza e di scanzonata consapevolezza che oggi sembrerebbe appena estroso ma che all'epoca (31 anni fa) dovette sembrare abbastanza scioccante, penso, per di più nell'ambito di un evento tradizionale e paludato quale è sempre stato quello del Festival della Canzonetta. Basti pensare a cosa provocò Vasco Rossi col suo "viaggio", molti anni dopo, o alle polemiche per il pancione della Bertè. Il pezzo piacque al pubblico e comunque si piazzò al terzo posto, un risultato davvero sorprendente (ché forse alla fine dei '70 eravamo più aperti e più avanti di quanto poi non ci siamo ritrovati alla fine degli '80? Sembrerebbe di sì). Le vendite andarono bene, ma questo si capisce già di più.
Qui ci preme però sottolineare un'altra cosa: che i geni, quelli dotati di talento, si trovano sempre un po' a disagio nell'epoca in cui vivono essenzialmente perchè sta loro stretta e hanno sempre questa capacità di anticipare con estrema naturalezza i tempi, di indicare la via: sono a disagio nella contemporaneità perchè non possono essere capiti, se non da pochi, e anche se sei convinto dentro di te delle idee che porti non è facile vivere in un presente che ti sembra passato e che, forse, ti considererà per quello che vali sono nel futuro. Sono individui più avanti rispetto a noi, è la loro natura; possono sembrarci strani o comunque esibizionisti, ma questa non è voglia di essere originali a tutti i costi o semplice desiderio di mettersi in mostra (l'epoca di Rino Gaetano era ancora immune dal virus del reality): questo è talento, visione profetica, genio, coraggio di essere se stessi e di portare avanti le proprie idee. Pensate al testo di "Nunterregae piu'": incredibilmente lucido, spietato, attuale ancora oggi (purtroppo), oltre che genialmente divertente. Vi invito ad approfondire la conoscenza della sua produzione musicale, acquistando magari una raccolta dei suoi pezzi migliori: Rino Gaetano è un classico della musica italiana, un intramontabile la cui vita è tramontata troppo presto: due ascolti e vi conquisterà.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

giovedì 12 marzo 2009

Il regime mediatico-aziendale

Martedì 10 marzo 2009 - Un pò sul serio, per dare un'altra bella spallata ad una democrazia traballante e vilipesa e che, nella sua visione del mondo, rappresenta solo un fastidioso ostacolo che sempre si frappone ostinato fra i suoi personali desideri e l'attuazione a nostre spese degli stessi, un pò per gioco, allo scopo di distogliere l'attenzione dei media, del resto in buona parte asserviti ai suoi voleri, e del popolo, che tele-obbediente lo ha votato, dai reali problemi che assillano il paese, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (PDL), riuscendo non si sa bene come a trattenersi dal ridere, ha proposto che d'ora in poi, in Parlamento, a votare autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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Arbitri come se piovesse

Un esperto a caso può spiegare a noi profani a cosa diavolo servirà avere 6 arbitri o 12 o 18 se già oggi 4 non riescono ad assegnare un solare rigore di Toldo su Pazzini, a mostrare il rosso a Cordoba che picchia un doriano per reazione, a mostrare il giallo a un interista che prende da dietro per il collo Cassano (tutti episodi di Samp-Inter 3-0 di Coppa Italia, arbitro Saccani)? Rispondo io: a un bel niente. Calciopoli c'era (enorme e vergognoso scandalo), ora non c'è più, ma la sudditanza psicologica c'era, c'è e sempre ci sarà sino a quando la carriera di un arbitro dipenderà da quanto danneggia o aiuta le "grandi": mai visto un arbitro messo alla forca mediatica per aver affossato una Reggina o un Cagliari. L'arbitro lo sa e, quando è incerto, per salvarsi la pelle decide, anche inconsciamente, in un certo modo: chi nega questo nega l'evidenza sapendo di negarla.
(*)

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

lunedì 9 marzo 2009

The Reader - A voce alta (di Stephen Daldry)

The Reader - A voce alta, USA 2008, di Stephen Daldry, con Kate Winslet, Ralph Fiennes, Bruno Ganz, David Kross.

Attenzione: la recensione rivela qualche particolare che chi ancora non ha visto il film potrebbe non voler conoscere.

Germania, immediato secondo dopoguerra. Michael Berg é un adolescente in preda ai primi turbamenti sessuali. Un giorno, mentre cammina per strada, si sente male e viene soccorso da Hanna, una donna più grande di lui. Michael ne rimane affascinato e tra i due inizia una relazione segreta e passionale. Hanna però nasconde qualcosa, qualcosa che riguarda il suo passato e la guerra. Alcuni anni più tardi Michael è uno studente di legge che osserva un processo per crimini di guerra nazisti e vede tornare Hanna nella sua vita, questa volta come imputata in tribunale.

"The Reader" e' un film sull'importanza della memoria storica, sul ruolo che il passato ha nell'influenzare le decisioni del genere umano e, autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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domenica 8 marzo 2009

Astenersi perditempo e Travaglio

Leggo ieri su una testata online che non cito trattandosi di diffuso malcostume:
"Straniero Ruba Auto, Causa Incidente e Tenta Fuga a Nuoto"
Il titolo è romanzesco, fa subito pensare a un film di James Bond, a uno di quegli inseguimenti mozzafiato per le vie di Parigi in cui il celebre 007 viola ottocento articoli del codice della strada, rischia di rendere infermi un centinaio di passanti, causa in soli venti minuti danni materiali per decine di milioni, manda ai pazzi i responsabili di una decina di compagnie assicurative, sfascia mezza città, lascia sul campo tetto e portiere della vettura ma alla fine, ancora col volante saldo in mano e l'acceleratore piegato a tavoletta, assistito da una fortuna pari solo al suo sex-appeal, placca il cattivone di turno.

C'e' però una parola di troppo in quel banale titolo da rubrica delle news, quella che distingue il buon giornalismo dal cattivo giornalismo.
"Ruba Auto, Causa Incidente e Tenta Fuga a Nuoto": suona molto meglio. Poi, se nell'articolo il giornalista ritiene utile informarci sulla nazionalità del ladro, e magari anche sui suoi hobby e sulla sua fede calcistica, ok, ma evidenziarlo nel titolo è una decisione figlia di un atteggiamento mentale sbagliato. Avete mai letto, per caso: "Italiano Ruba Auto, Causa Incidente e Tenta Fuga a Nuoto"? O: "Milanista Ruba Auto, Causa Incidente e Tenta Fuga a Nuoto"? No, perchè si tratta di dettaglio irrilevante, che non ha senso porre in evidenza. O, se l'avete letto, siete incappati in un infortunio simile a quello che sto commentando io. Eppure mi risulta che in tutti i tipi di reati in cui attualmente gli "stranieri" si stanno dando parecchio da fare noi Italiani riusciamo comunque da sempre ad eccellere: magari avremo perso la leadership, in termini percentuali, assaliti come siamo da orde di delinquenti mondiali che hanno deciso a ragion veduta di staccare il biglietto per il Paese del Bengodi del Delinquente, che confonde il diritto col carnevale e non nega i domiciliari a nessuno (purchè non stupri però), ma di certo non prendiamo lezioni da nessuno, siamo capaci di delinquere da soli e in maniera mirabilissima.
AAA cercasi buon giornalista, onesto, libero, fedele solo alla verità (un giornalista, insomma). Astenersi perditempo e Travaglio (non puoi chiamare sempre tu, Marco!)

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

venerdì 6 marzo 2009

Licenza di licenziare (con traduzione)

A volte leggendo i giornali mi chiedo se abito ancora sulla Terra o se per caso mi sono già trasferito su Marte e poi, per distrazione, l'ho dimenticato: allora mi alzo e mi affaccio alla finestra, osservo per due minuti come guidano a pera i miei concittadini e capisco di essere ancora fra voi, miei cari.

Leggo, subito dopo il caffè:
Berlusconi ha criticato la proposta dell'opposizione di un assegno di disoccupazione. "Il nostro sistema attuale di ammortizzatori sociali ci consente di intervenire meglio rispetto alle proposte dell'opposizione, che sarebbero una vera e propria licenza di licenziare. - ha affermato - Se ci fosse stata quella misura, gli imprenditori avrebbero lasciato i lavoratori a casa, con magari accordi successivi con i lavoratori stessi che godrebbero dell'indennità e continuerebbero a lavorare in nero. Insomma, l'assegno è un incentivo a licenziare e a lavorare in nero".

Solo su Marte, pensavo, è possibile per un premier affermare assurdità simili, invece mi sbagliavo. Sintetizzo: io premier non aiuto chi, magari già precario, co.co.co, supersfruttato a 3 euro l'ora, rimane a terra con un figlio o due da sfamare, perché se così facessi incentiverei le aziende a licenziare. Il succo di questo fine ragionamento è che quindi è preferibile, per il suo bene e per quello dello Stato, lasciarlo morire di fame: il discorso non fa una piega, specialmente se sei l'uomo più ricco d'Italia, hai i soldi che ti escono anche dalla bocca e invece di andare a goderteli su un'isola tropicale rimani qui a farti gli affaracci tuoi sulla nostra pelle. Fa invece qualche piega se sei il morto di fame dell'esempio, quello che perde il lavoro e tiene due creature affamate.
Come se le aziende, poi, si facessero scrupoli nel licenziare qualcuno quando conviene ridurre il personale e, mi vien da ridere, desistessero dal licenziare un operaio perché non è previsto un assegno di disoccupazione. E ancora: non lo aiuto, il citato morto di fame appena licenziato, perché se lo facessi poi tanto le imprese lo riassumerebbero in nero e lui avrebbe due salari. Traduco: il lavoro nero esiste e non mi sogno neppure di condannarlo o di combatterlo, anzi lo considero a tal punto inevitabile e parte del quadro da considerarne il possibile aumento fra le conseguenze negative di una mia possibile azione di governo, che dunque giudico inappropriata.

Leggo ancora:
"I pubblici dipendenti non hanno alcun timore di perdere il loro posto di lavoro. Hanno avuto un incremento salariale del 3,5% circa."

Sull'incremento salariale non saprei, non sono informato, a occhio mi pare una boiata, ma sospendo il giudizio. Che invece non abbiano paura di perdere il posto è vero, purché non si ammalino però, altrimenti entrano in un ginepraio tale di cavilli, procedure e assurdità da perdere il sonno anche per una semplice influenza. Se uno è solo al mondo e non ha nessuno che può aiutarlo è fritto, dovendo stare tutto il giorno con il culo incollato alla poltrona in attesa del controllo fiscale (e' prevista una sola ora d'aria al giorno, dalle 13 alle 14, e in quell'ora dovrebbe far la spesa, fa la coda dal dottore, andare in farmacia, ecc.)

Andiamo avanti:
La crisi "esiste" ma "è vissuta sui media in maniera più drammatica di quella che è".
Ma parla del paese o del Milan? Sarebbe opportuno chiarire, perché se parla del Milan ha torto!

Di bene in meglio:
"La crisi c'è ma non è tragica come dicono"
Appena l'ho letta, mi sono venuti in mente alcuni titoli di film famosi, del tipo: "Pensavo fosse amore invece era un calesse", "Vai avanti tu che mi vien da ridere", "Notte d'estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico". Ah, il beato meccanismo dell'associazione di idee...

Attenzione, preparatevi al gran finale:
Berlusconi si è scagliato in particolare contro la Rai: "E' l'unica tv di Stato che attacca il governo in carica".
Diciamo subito che non è vero: Berlusconi mente spudoratamente, non mi ricordo a memoria d'uomo informazione più supina e rispettosa dei potenti di quella che oggi va in onda su Rai1-Rai2. Ma, se fosse vero, dove sarebbe lo scandalo? Avremmo una tivù libera che analizza l'operato del governo e, trovandolo ridicolo, lo mette alla berlina: tipico quadro da paese libero. Ma noi non lo siamo, state tranquilli. Qui lo scandalo è un premier che fa un'affermazione tale per cui si capisce chiaramente che troverebbe scandaloso che una tivù di Stato non fosse dalla parte di chi governa. Ripeto, questa è roba che nemmeno su Marte.

E i giornalisti bevono ogni giorno la pappa amara facendo un forzato sorrisone: riportano le notizie dell'assurdo ma accuratamente evitano di trattarle come meritano, cioè di evidenziarne le incongruenze e sbeffeggiarne le assurdità.

Berlusconi, il nostro amato premier (dal 70-80% di noi, dicono i sondaggi), sta esagerando perché sa di poter esagerare. Finché gira così gli andrà sicuramente benone. Una cosa però vogliamo sottolineare, al di là delle battute da cabaret appena citate: la sua affermazione sull'assegno di disoccupazione è assurda da un punto di vista logico, inconsistente da un punto di vista sociale e politico, indegna di un paese civile, offensiva.
Sarebbe troppo chiederle, signor Berlusconi, di passare le serate contando i suoi soldi o leggendo un buon libro (consiglio: "Il libro nero del comunismo") anziché offendere e sbeffeggiare di continuo chi è precario, chi è disoccupato, chi non ce la fa ad arrivare a fine mese e non trova affatto che questa crisi sia, dopotutto, "pesante ma non tragica"?

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

giovedì 5 marzo 2009

Sorry, non ci sono i soldi

Nessun assegno di disoccupazione ai precari che perdono il lavoro, come proposto da Dario Franceschini (che dopo soli 8 giorni da segretario del Pd ha già costretto una volta il nostro premier a giocare in difesa, cosa che a Veltroni non e' riuscita in mesi e mesi): non ci sono i soldi, dice Berlusconi.

A Gaza invieremo 100 milioni di dollari per la ricostruzione; a Gheddafi 4 miliardi di euro e tante scuse; 400 milioni di euro li butteremo nel cesso perché il governo (per paura che si superi il quorum) non vuole accorpare nello stesso giorno elezioni e referendum; l'Alitalia è stata ceduta ai "patrioti" mentre i debiti ce li siamo beccati noi; l'evasione è alle stelle e nessuno prende misure per combatterla; nel cesso c'è finita pure una barcata di soldi per (non) fare il ponte sullo Stretto; inoltre foraggiamo il Vaticano che poi per sdebitarsi governa ad interim col Pdl e sprechiamo risorse per le cosiddette missioni di pace in giro per il mondo; non parliamo dell'inutile carrozzone delle province che tutti dicono di voler abolire e nessuno abolisce, o dei cosiddetti enti inutili che ancora esistono e succhiano denaro pubblico; per chiudere ricordiamo i super compensi a manager pubblici e a presunte star del tubo catodico, gli aiuti alle industrie che quando tutto va bene si intascano vergognosi profitti e non appena qualcosa gira storto minacciano di buttare per strada migliaia di lavoratori costringendo di fatto lo Stato ad aprire la borsa e gli interventi a favore delle banche che prima ci hanno venduto titoli di merda e ora vengono tenute a galla dai nostri quattrini che, in questo modo, ci fregano due volte. Per far buon peso aggiungiamo i privilegi e gli stipendi faraonici dei nostri politici, le tangenti che movimentano milioni di euro, gli sprechi del settore pubblico, ecc.

E' vero, ha ragione il nostro premier, non sono rimasti più soldi per aiutare i precari che dopo una vita a tre-quattro euro l'ora in questi mesi restano pure a spasso. Non ci sono più soldi perché ve li siete mangiati tutti con vergognose ruberie o immani vaccate.

Se tuo padre ha perso il lavoro, mio caro figliolo, e se fino a ieri guadagnava solo 1000 euro al mese è perché non è bravo e capace come certi imprenditori di successo. Se tua madre è preoccupata e piange spesso è perchè non ha sposato un miliardario. Se tua sorella evita di uscire da sola è perchè, con evidenza, non è abbastanza bella da meritare un soldato al suo fianco. Se il nostro vicino tratta male gli ambulanti e la sera esce col suo cane assieme ad altri esagitati è perché va a giocare alle ronde. Se il tuo caro fratellone sta sempre chiuso in camera è perchè non sopporta più di essere offeso per la sua natura e pensa davvero di dover guarire. Se il tuo caro amico Karim presto non sarà più il tuo compagno di banco è perchè, come te, non sa ancora bene l'italiano, lui però dovrà frequentare classi separate. Se, moretto come sei, ti prendono per straniero e ti insultano senza conoscerti, mio bel bambino, non è perchè tutti i romeni sono criminali, ma perchè tutti i romeni cattivi hanno deciso di venire in Italia, terra delle possibilità. Se tuo padre sarà costretto a fare cose brutte tipo rubare il tonno al supermercato per darti da mangiare, potrà capitare che non ci vedremo per un po', nessun lodo potrà salvarlo. Ma non abbatterti, piccolino, vedrai che presto le cose cambieranno. "La crisi non è grave", ha detto Berlusconi... ah no, commentava l'ennesima sconfitta del Milan, preso a sportellate dalla Samp.

Una banda di nominati non eletti che non rappresentano nulla se non, a malapena, se stessi, naviga nell'oro e si coccola nei privilegi mentre la crisi economica infuria e una marea di persone disperate e alla fame sta montando sempre più, una massa di immigrati senza più un futuro che ora nemmeno possono curarsi quando stanno male e di residenti spiantati che sentono sempre più stretto il laccio alla gola e sempre più acuti i morsi della fame. Ronde di cittadini vogliosi di menar le mani pattugliano le città aumentandone l'insicurezza e diminuendone il grado di civiltà, mentre una banda di incompetenti e di pregiudicati con la bocca piena di cibo blaterano di sacrifici, miopi come talpe, inutili come le previsioni del tempo di un mese fa, incapaci se va bene, disonesti se va male. Presto o tardi conoscerà amari risvegli chi ora si culla nella sua ovatta di indifferenza, perché non è pensabile che si possa andare avanti per sempre su questa china: il popolo è catatonico e imbambolato, chiamato alle urne mette sempre la crocetta sul Pdl o sul Pd che ci salveranno, ma forse lo stomaco che urla farà presto risvegliare le coscienze e tornerà ad indignarsi di fronte alle indegnità, anziché a subirle passivamente come un branco di idioti pasciuti e cornuti.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

lunedì 2 marzo 2009

Money for dope, di Daniele Luttazzi

Dici che Daniele Luttazzi ha fatto un album di canzoni e sulla faccia di chi ti ascolta leggi la prevedibile e sarcastica diffidenza: quante volte un attore si butta in sala di registrazione per sfruttare la sua popolarità e finisce per sfornare un prodotto che solo i biografi e i fan possono avere il fegato di definire memorabile? Non mi stupisco quindi dello scetticismo che le mie parole suscitano ogni volta: è tutto sommato comprensibile e giustificato, specialmente in un paese come il nostro in cui, come siamo propensi ad esaltare fino all'eccesso perfetti incapaci solo per il fatto di essere cialtroni o telegenici o tutte e due le cose, così siamo del tutto impreparati a riconoscere artisti geniali in grado di esprimere il loro talento in più campi: pensiamo sempre che se uno nasce comico debba morire comico, che se una persona è brava a fare una cosa non possa eccellere in nient'altro,solo ai politici siamo disposti a riconoscere il doppio ruolo di amministratori e buffoni.

Daniele Luttazzi, noto ai più per essere stato censurato e cacciato più volte dalle tv in cui ha lavorato, è un geniale e poliedrico artista nato a Sant'Arcangelo di Romagna nel 1961. Attore, scrittore, musicista, giornalista e illustratore, non fa le cose tanto per farle: da sempre appassionato di musica, negli anni '70 aveva anche fondato una band e composto decine di canzoni, animato da una onnivora e sfrenata passione musicale che non lo ha mai abbandonato; la sua formazione è profonda e sedimentata, il suo timbro vocale maturo, la qualità e l'ispirazione dei suoi testi e delle sue musiche elevatissime, l'arrangiamento impeccabile.

"Money for dope" è la sua prima opera musicale e davvero non si poteva immaginare un esordio migliore. Il geniale autore satirico che proprio non riesce a trattenersi dal dire tutto quello che gli passa per la testa a costo di rimetterci sempre la medesima, l'irresistibile, incontenibile e caustico fustigatore di vizi e malcostumi dimostra fin dalle prime tracce di questo concept album di essere anche un cantante e un musicista sopraffino. Cantato in inglese, uscito nel 2005, per definizione dello stesso autore "Money for dope" è un musical elegiaco che in dieci tracce racconta la storia di una carissima amica la cui esistenza fu stroncata dall'eroina negli anni '70: una tragedia che segnò profondamente Luttazzi e che il tempo gli ha permesso di elaborare e di cristallizzare in una serie di quadri musicali di rara bellezza e intensità espressiva.

"Money for dope" è un prodotto di valore artistico assoluto, una vera e propria rivelazione. L'ho ascoltato decine di volte, lo conosco alla perfezione e non ho dubbi: siamo di fronte a un'opera coi fiocchi. Una storia musicale che spazia da toni di allegra spensieratezza e felicità di vivere a cupi e lividi scenari di desolazione e di inguaribile tristezza, un viaggio nell'anima di una ragazza sfortunata e in quella di un'epoca segnata da un flagello che proprio in quegli anni fece la sua comparsa. Dall'iniziale stupore per l'album che non ti aspetti si passa ben presto ad una incondizionata ed entusiastica ammirazione per questo piccolo gioiello che miscela pop, jazz, new wave, rock, funky, musical e che impressiona fortemente e a tratti commuove profani e addetti ai lavori: basta dare un'occhiata alle recensioni che si è meritato sulle riviste e sui siti di settore.

Luttazzi dimostra una padronanza del mezzo espressivo quasi miracolosa e alterna brani belli a pezzi indimenticabili: l'incredibile "Silence" che apre i giochi, con quel "the girl was spectacularly lovely" che ti apre il cuore, "Guard my tongue", ironica e suadente, "Letters on fire", vera e propria fenice che muore e risorge più volte dalle sue ceneri mescolando generi diversi con grande naturalezza e ti conduce dove non avresti mai pensato di giungere ascoltando le prime note, "Doom", "Make your mother sigh" e, infine, il pezzo che da solo vale tutto l'album, quella "Money for Dope" che con due pennellate appena ti raggela col suo pessimismo cosmico, col suo minimalismo senza scampo; ti trasmette una malinconia incredibile e cio' nonostante hai sempre voglia di metterla su, senza contare il video che ne è la naturale propaggine e con uno stupendo bianco e nero riesce a rendere in modo mirabile il dolore e la desolazione di una canzone che ti fa venire la pelle d'oca ogni volta che la senti.

E' un cd che consiglio con grandissima convinzione, certo che non potrà deludervi.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

domenica 1 marzo 2009

Se la punizione è già sufficiente

Un lettore de "Il Secolo XIX", il 25/2/2009, scrive nella rubrica delle lettere che: si diventa gay a causa dei genitori; i gay non conoscono l'amore ma solo la libidine; se curati possono guarire. Questi sono i tre punti cardine del suo intervento e, credetemi, non ho dovuto forzare: ho solo ripetuto i concetti espressi. Penso sia giusto pubblicare una lettera anche se scientificamente non esatta (vedi OMS), offensiva e discriminatoria: odio la censura. E non penso che sia sempre e comunque il caso di "dimostrare" punto per punto l'insensatezza di certe affermazioni, specie quando è drammaticamente palese. Ritengo peraltro che per alcune persone il fatto di avere simili idee e quello di non coglierne appieno la portata sia già una punizione abbastanza dura.