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venerdì 6 marzo 2009

Licenza di licenziare (con traduzione)

A volte leggendo i giornali mi chiedo se abito ancora sulla Terra o se per caso mi sono già trasferito su Marte e poi, per distrazione, l'ho dimenticato: allora mi alzo e mi affaccio alla finestra, osservo per due minuti come guidano a pera i miei concittadini e capisco di essere ancora fra voi, miei cari.

Leggo, subito dopo il caffè:
Berlusconi ha criticato la proposta dell'opposizione di un assegno di disoccupazione. "Il nostro sistema attuale di ammortizzatori sociali ci consente di intervenire meglio rispetto alle proposte dell'opposizione, che sarebbero una vera e propria licenza di licenziare. - ha affermato - Se ci fosse stata quella misura, gli imprenditori avrebbero lasciato i lavoratori a casa, con magari accordi successivi con i lavoratori stessi che godrebbero dell'indennità e continuerebbero a lavorare in nero. Insomma, l'assegno è un incentivo a licenziare e a lavorare in nero".

Solo su Marte, pensavo, è possibile per un premier affermare assurdità simili, invece mi sbagliavo. Sintetizzo: io premier non aiuto chi, magari già precario, co.co.co, supersfruttato a 3 euro l'ora, rimane a terra con un figlio o due da sfamare, perché se così facessi incentiverei le aziende a licenziare. Il succo di questo fine ragionamento è che quindi è preferibile, per il suo bene e per quello dello Stato, lasciarlo morire di fame: il discorso non fa una piega, specialmente se sei l'uomo più ricco d'Italia, hai i soldi che ti escono anche dalla bocca e invece di andare a goderteli su un'isola tropicale rimani qui a farti gli affaracci tuoi sulla nostra pelle. Fa invece qualche piega se sei il morto di fame dell'esempio, quello che perde il lavoro e tiene due creature affamate.
Come se le aziende, poi, si facessero scrupoli nel licenziare qualcuno quando conviene ridurre il personale e, mi vien da ridere, desistessero dal licenziare un operaio perché non è previsto un assegno di disoccupazione. E ancora: non lo aiuto, il citato morto di fame appena licenziato, perché se lo facessi poi tanto le imprese lo riassumerebbero in nero e lui avrebbe due salari. Traduco: il lavoro nero esiste e non mi sogno neppure di condannarlo o di combatterlo, anzi lo considero a tal punto inevitabile e parte del quadro da considerarne il possibile aumento fra le conseguenze negative di una mia possibile azione di governo, che dunque giudico inappropriata.

Leggo ancora:
"I pubblici dipendenti non hanno alcun timore di perdere il loro posto di lavoro. Hanno avuto un incremento salariale del 3,5% circa."

Sull'incremento salariale non saprei, non sono informato, a occhio mi pare una boiata, ma sospendo il giudizio. Che invece non abbiano paura di perdere il posto è vero, purché non si ammalino però, altrimenti entrano in un ginepraio tale di cavilli, procedure e assurdità da perdere il sonno anche per una semplice influenza. Se uno è solo al mondo e non ha nessuno che può aiutarlo è fritto, dovendo stare tutto il giorno con il culo incollato alla poltrona in attesa del controllo fiscale (e' prevista una sola ora d'aria al giorno, dalle 13 alle 14, e in quell'ora dovrebbe far la spesa, fa la coda dal dottore, andare in farmacia, ecc.)

Andiamo avanti:
La crisi "esiste" ma "è vissuta sui media in maniera più drammatica di quella che è".
Ma parla del paese o del Milan? Sarebbe opportuno chiarire, perché se parla del Milan ha torto!

Di bene in meglio:
"La crisi c'è ma non è tragica come dicono"
Appena l'ho letta, mi sono venuti in mente alcuni titoli di film famosi, del tipo: "Pensavo fosse amore invece era un calesse", "Vai avanti tu che mi vien da ridere", "Notte d'estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico". Ah, il beato meccanismo dell'associazione di idee...

Attenzione, preparatevi al gran finale:
Berlusconi si è scagliato in particolare contro la Rai: "E' l'unica tv di Stato che attacca il governo in carica".
Diciamo subito che non è vero: Berlusconi mente spudoratamente, non mi ricordo a memoria d'uomo informazione più supina e rispettosa dei potenti di quella che oggi va in onda su Rai1-Rai2. Ma, se fosse vero, dove sarebbe lo scandalo? Avremmo una tivù libera che analizza l'operato del governo e, trovandolo ridicolo, lo mette alla berlina: tipico quadro da paese libero. Ma noi non lo siamo, state tranquilli. Qui lo scandalo è un premier che fa un'affermazione tale per cui si capisce chiaramente che troverebbe scandaloso che una tivù di Stato non fosse dalla parte di chi governa. Ripeto, questa è roba che nemmeno su Marte.

E i giornalisti bevono ogni giorno la pappa amara facendo un forzato sorrisone: riportano le notizie dell'assurdo ma accuratamente evitano di trattarle come meritano, cioè di evidenziarne le incongruenze e sbeffeggiarne le assurdità.

Berlusconi, il nostro amato premier (dal 70-80% di noi, dicono i sondaggi), sta esagerando perché sa di poter esagerare. Finché gira così gli andrà sicuramente benone. Una cosa però vogliamo sottolineare, al di là delle battute da cabaret appena citate: la sua affermazione sull'assegno di disoccupazione è assurda da un punto di vista logico, inconsistente da un punto di vista sociale e politico, indegna di un paese civile, offensiva.
Sarebbe troppo chiederle, signor Berlusconi, di passare le serate contando i suoi soldi o leggendo un buon libro (consiglio: "Il libro nero del comunismo") anziché offendere e sbeffeggiare di continuo chi è precario, chi è disoccupato, chi non ce la fa ad arrivare a fine mese e non trova affatto che questa crisi sia, dopotutto, "pesante ma non tragica"?

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)


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