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sabato 11 luglio 2009

Stampa di Stato

Il Governo ha stanziato 140 milioni di euro per l'editoria per il 2009 e 2010. E' stata istituita l'Editoria di Stato, come la definisce Beppe Grillo. Senza le tasse dei cittadini, in effetti, quasi tutti i quotidiani e fra questi Corriere, Repubblica, Il Foglio, La Stampa, Libero e gli altri sarebbe presumibilmente costretti a chiudere, come del resto sarebbe logico: se non vendi abbastanza, chiudi (e se non vendi abbastanza puoi sempre chiederti se per caso stai sbagliando qualcosa, che so... magari non dai tutte le notizie, o le dai un po' così...). Da inizio anno la pubblicità sui giornali è calata enormemente, i lettori pure, le uscite superano le entrate. Ora i partiti rilanciano (col nostro denaro, però, non col loro) e versano all'editoria un fiume di quattrini. Una stampa che vive grazie ai soldi di Stato (o meglio: ai soldi nostri che lo Stato sperpera per usi come questo) non potrà mai essere una stampa libera. Paghi per controllare, di solito funziona così.

E subito ne leggiamo una proprio forte (no, non è di Minzolini, uffa). Ostellino, "Corriere della sera" (anche se ormai qui è notte...), a proposito della pagina che Antonio Di Pietro ha comprato sull'Herald Tribune al fine di invitare la stampa estera a non lasciarci soli e a continuare nella sua opera di ricerca della verità (anche perchè noi, di stampa, in pratica quasi non ne abbiamo, che cerchi la verità, poi!...), scrive che così facendo Di Pietro manifesta "sfiducia nelle istituzioni repubblicane alle quali, come parla­mentare, ha giurato fedeltà". Un po' come quando Berlusconi definisce cancro e metastasi della democrazia i magistrati, insomma!...

Sempre a proposito di libertà di stampa, come non citare la lucida analisi di Travaglio a proposito del recentissimo G8 all'Aquila? "La formula delle conferenze stampa senza domande ha suscitato il più vivo interesse nel colonnello Gheddafi e nel presidente russo Medvedev: il primo era abituato alle conferenze stampa senza giornalisti, il secondo a quelle coi giornalisti morti ammazzati, dunque hanno entrambi ringraziato l’amico Silvio per la simpatica variazione sul tema." Come spesso accade esportiamo nel mondo modelli vincenti, noi Italiani.

Mai rimpiangeremo abbastanza Enzo Biagi, uno dei pochi giornalisti che io ricordi (e non perchè ho bisogno di ferro). Non mi ricordavo nemmeno più di quando nel ’70 come direttore de Il Resto del Carlino scrisse: "Il giornale è un servizio pubblico come l’acquedotto e noi non daremo a voi lettori acqua inquinata...". Non eroi, semplicemente Uomini. Non servi.

10 luglio 2009 - "Preso lo stupratore. È un militante Pd" (ilgiornale.it). Adesso capite cosa intendo, vero?

Ecco perchè segnalo ancora una volta la prossima nascita di un quotidiano che, se manterrà anche solo la metà delle promesse che ha fatto, potrà concorrere ad essere la più grande sopresa del giornalismo italiano di sempre. E' "Il Fatto Quotidiano", diretto da Antonio Padellaro e al quale collaboreranno, sembra, penne del calibro di Marco Travaglio, Oliviero Beha, Bruno Tinti, Vauro, Peter Gomez, Gianni Barbacetto, Furio Colombo, Katia Malavenda, Paolo Flores D'Arcais, Pancho Pardi, ecc. Ricordo le quattro caratteristiche distintive del nuovo quotidiano, di cui potete leggere più diffusamente (e abbonarvi, un'idea non male) su www.antefatto.it:

1. Perché racconterà i fatti, fin dalla sua testata. Darà le notizie, le analisi e i commenti che gli altri non danno, o nascondono. Parlerà dei temi che gli altri ignorano.
2. Perché non avrà padroni: la società editoriale è composta da alcuni piccoli soci, compresi noi giornalisti, che partecipano con quote equivalenti a un progetto comune: un quotidiano fatto solo per i suoi lettori. Senza vincoli né sudditanze ai poteri forti, politici, finanziari e industriali, che usano i giornali per i loro interessi.
3. Perché non chiederà né avrà finanziamenti pubblici concessi da questo o quel partito.
4. Perché nascerà solo se avrà dei lettori interessati ad acquistarlo, e a leggerlo. Nel paese dei giornali senza lettori, mantenuti in vita dai contribuenti, anche e soprattutto da quelli che non li comprerebbero mai, noi faremo il nostro giornale soltanto se avremo un numero di lettori sufficiente per mantenerlo in vita.

Per questo vi chiediamo di abbonarvi subito:
il prezzo della nostra libertà di informare e del vostro diritto di essere informati dipende dal numero di copie che i lettori acquisteranno in edicola, ma soprattutto dagli abbonamenti che raccoglieremo prima di partire.
Più abbonamenti, più libertà.

Inutile precisare (ma forse non così inutile) che nulla ho a che fare col "Fatto Quotidiano" e che questo non è uno spot (questo blog non ospita sponsor). Sarò un abbonato, e mi piacciono molto le premesse del progetto.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)


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