E' sabato, mi dice la lunga fila rassegnata all'autolavaggio.
E' domenica, mi dicono le persone con l'ostia in bocca e l'odio nel cuore.
E' lunedì, mi dicono le vostre facce grigie, gli occhi spenti e i colpi nervosi di clacson sul viale.
E' venerdì mattina, mi dice il vostro sorriso accennato prima di lavarvi i denti.
E' venerdì pomeriggio, mi dicono le vostre gambe veloci e i vostri occhi scintillanti.
E' sabato, mi dicono le vostre scie di profumo o i sacchetti della spesa stracolmi.
E' sabato sera, mi dicono i vostri occhi dipinti e i vostri capelli scolpiti, su camicie stirate e ginocchia scoperte.
E' domenica sera, mi dice l'agonia che vi leggo fra le pieghe del viso.
E' mercoledì sera, mi dice la pizza ordinata alle otto per la partita di coppa.
E' domenica mattina, mi dicono gli uomini con il fiocco del vassoio delle paste che pende dal dito e sottobraccio il quotidiano con l'inserto.
E' lunedì mattina, mi dicono le voci degli ambulanti che montano il banchetto.
E' mercoledì pomeriggio, mi dicono i molti negozi bui.
E' sabato, mi dice la fila alle Poste e la ressa dalla parrucchiera.
E' quasi ora cena, mi dicono le vostre corse in canotta, volti paonazzi e laghi di sudore.
E' domenica mattina, mi dicono i ciclisti in tenuta da corsa a due a due sui tornanti.
E' sabato pomeriggio, mi dicono i palloncini colorati e le frecce compleanno di Luca.
E' sabato notte, mi dicono le auto che sfrecciano veloci sull'asfalto come impazzite a sfidare la morte.
E' domenica pomeriggio, mi dicono i divani sfondati che sopportano le vostre complicate digestioni dalla nonna.
E' la fine della scuola, mi dicono le ragazzine che sciamano allegre fresche di shampoo con zaini leggeri sulle spalle.
E' primavera, mi dicono i vostri starnuti, le candele al naso e gli occhi rossi.
Gioca l'Italia, mi dicono le strade deserte tipo day after.
E' il generale inverno, mi dicono i vostri calzoni zuppi e i capelli incollati alla testa.
E' l'ora della ricreazione, mi dicono gli schiamazzi giocosi e squillanti di voci giovani e fresche.
E' il tramonto, mi dicono i serpentoni di auto di ritorno dal mare, pelle bruciata e sabbia fra le dita.
E' l'alba, mi dice il profumo del pane fresco e gli anziani con la sporta.
E' pausa pranzo, mi dicono i giovani col toast in bocca fuori dal bar e le giovani con due foglie d'insalata che si inseguono nel piatto.
E' giorno di interrogazione, mi dicono le fanciulle col dito a scorrere sul libro sulle scale del liceo.
E' vigilia di esami, mi dicono le borse sotto gli occhi, le labbra nervose che ripetono la lezione come un mantra, le mani mai ferme.
E' giorno di voti appesi in bacheca, mi dicono le vostre unghie mangiate.
E' tempo di mare, mi dicono gli scooter in due col costume sotto gli short.
E' la fine di un weekend d'estate, mi dicono le centinaia di scatole di latta in fila sull'autostrada rovente.
E' ora di dormire, mi dicono gli uomini in canottiera che portano la monnezza al cassonetto o il cane a fare i suoi.
E' tempo di gite, mi dicono i grappoli di genitori intorno a un pullman.
Non è ancora rientrato e sono le due, mi dice l'abat-jour della mamma accesa in piena notte.
Sto rientrando che è quasi mattina e spero non mi becchino, mi dicono i ragazzi sulle scale con le scarpe in mano.
Mi amerà davvero?, mi dicono i tuoi occhi chiari di fanciulla cresciuta tutto d'un botto.
Dove sei papà?!?, urlano i tuoi grandi occhi di bambina nel supermercato quando per un attimo fra la folla non mi vedi più.
E sarà comunque il caso che mi compri un calendario.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.
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