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giovedì 26 luglio 2018

Quando muore un uomo, muore un (piccolo) mondo


Sergio Marchionne è morto. Inaspettatamente.

A chi dispiace, chi esulta.
Chi lo considera uno che ha fatto solo il suo lavoro , e bene, venendo strapagato (quanto un uomo non dovrebbe mai essere: duemila volte il salario di un operaio, e poi i premi). Chi lo erge a campionissimo nazionale. Chi ne pensa ogni male. Chi pensa che sia giusto strapagare un manager, "e allora i calciatori?". Chi si indigna.

A me spiace perchè è morto un uomo e quindi non potrà più godersi un tramonto, una birra, il velluto di una pesca, un gol al 90' che ti dà i tre punti, il sorriso di un bambino, l'erba di un prato, l'ombra di un albero. Non potrà più respirare l'aria fresca di montagna, abbracciare con lo sguardo l'orizzonte, fare progetti, o sentire il sole sulla pelle. Non potrà più leggere Dostoevskij o ascoltare Čajkovskij. Non potrà più fare niente, e tralascio qui la posizione di chi crede che sia solo passato a un'altra vita: sto ai fatti oggettivi per come noi esseri umani, limitati, possiamo conoscerli coi nostri sensi e il nostro intelletto.
E mi spiace anche perchè qualcuno Marchionne amava e qualcuno amava Marchionne: chi viveva con lui, i parenti, gli amici, etc. E non lo avranno più.
Quando muore un uomo, muore un (piccolo) mondo.

Se devo giudicare il suo operato, non mi è mai piaciuto per niente. Sono sincero: per niente. Per quello che ha fatto, per come lo ha fatto. Che la sua azione sia stata gradita ai vertici per i quali lavorava non mi stupisce e non influenza il mio giudizio: è normale, se lavori bene (male per me), che quelli per cui lavori godano. Gli interessi in campo sono contrapposti, se gli uni sono molto contenti, è ovvio che dall'altra parte non vi possa che essere difficoltà e disperazione.

Perchè non se ne può più sia di tizi palesemente decerebrati che maledicono un morto o augurano la morte ai parenti di chi fa satira su un morto (la satira tratta di morte dai tempi di Aristofane), sia di quelli che esaltano chiunque, anche il peggiore degli uomini, se solo muore. In vita mia non ho mai sentito dire: è morto, ed era pessimo.

Vi sono due piani diversi. Un uomo che muore. E quel che ha fatto in vita.
I due piani sono distinti. Ed è bene dirla tutta, la propria opinione, sotto tutti e due gli aspetti.
Ma per distinguerli occorre avere intelligenza e sensibilità. E queste cose non le trovi all'iper.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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