venerdì 27 dicembre 2019
Coltivare storture genera mostri
Quando accade un crimine, la maggior parte della gente non si chiede come sta la vittima, ma di che nazionalità è la vittima e di che nazionalità è il carnefice. In questo educati da una massa di giornalisti della carta stampata, del web e della Tv che definire straccioni della parola è fare un complimento. E in questo sobillati da politicanti ciarlatani che seminano odio e paura per raccogliere facili voti.
Non ci si chiede perché e in quali circostanze quella cosa spiacevole è successa, ma di che colore era la pelle del presunto colpevole, laddove il “presunto” si omette qualora il colore non sia il bianco.
L’essere umano nasce egoista e violento, e anche razzista, nel senso che ha paura del diverso da lui. Naturalmente siamo tutti uno diverso dall’altro, ma vi è il bisogno di riconoscersi fra simili e porsi contro quelli che non sono così simili, in virtù di luoghi di origine o di segni esteriori quali il colore della pelle, la lingua parlata, etc. Ma queste pulsioni possono essere depresse fin quasi a divenire irrilevanti (sebbene non inesistenti) se l’educazione impartita e gli esempi familiari e sociali sono virtuosi, altrimenti esploderanno facilmente, dando vita a un adulto razzista, egoista, per nulla solidale o empatico, alla fine asociale, disumano.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.
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