Io non sono razzista. L’uomo mi sta sulle balle senza distinzioni di colore.
Anche la donna, eh.
In più di cinquant’anni ho confermato le mie impressioni iniziali: non ho molto a che fare con i miei (dis)simili. Non ho detto che sono migliore o peggiore, anche se ho una mia idea che tengo per me: fra l’altro è una mia idea, quindi di un soggetto fuori media. Ho detto che sono diverso dalla media, anzi da moltissimi. Non dico tutti per non esagerare, e poi sarebbe impossibile, non vengo da Marte, purtroppo. Potremmo considerarlo anche un difetto, il mio, dato che mi crea problemi.
Ci vivo, qui, ma sempre un po’ come uno che ci è piovuto. Ormai mi sono ambientato, al punto da poter quasi fingere di muovermi nel mio. Ma insomma.
Ogni tanto capita qualcosa che mi ricorda quanto ci divide.
Non so se è una sensazione comune ad altri; se sì, di certo a pochi.
Vedo gli altri sempre piuttosto uniformi e compatti nel comportarsi in determinate maniere, sento parole simili, pensieri uguali, a parte qualche eccezione. Osservo da sempre reazioni e condotte che trovo inconcepibili e che invece non solo vengono concepite ma vengono pure messe in atto. E spesso li trovo lunari, gli umani, a proposito di Marte.
Mi porterò questa sensazione nella tomba. Con gli anni si è rafforzata ed è aumentata la disperata rassegnazione. Mi dà anche fastidio pensarmi spesso nel giusto e, contemporaneamente, notare che per come sono fatto peggio mi adatto al mondo, ottenendo quindi meno e con più fatica.
Siamo sette miliardi e mezzo, in crescita costante e sostenuta. Ci sta che in una massa così sconfinata ci siano soggetti erratici (in senso statistico).
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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