Oggi un vicino aggressivo e berciante, autore di decenni di piccole ma variegate angherie e di non occasionali violazione delle norme vigenti, si è materializzato davanti casa e, infrangendo d’improvviso la tranquilla pace postprandiale di un sereno venerdì di campagna, dopo aver suonato due volte in maniera prolungata e villana il campanello, senza attendere risposta nemmeno per un secondo, ha cominciato, impallato dalla fila di fitte siepi sempreverdi che cercano invano di separarci dal brutto e cattivo mondo di fuori, un breve ma intenso show (il solito, il suo cavallo di battaglia, che ha già conosciuto diverse repliche in questi decenni, tutte baciate dal più scioccante degli insuccessi) e così facendo ha traumatizzato con le sue urla belluine gli uccellini, le talpe, le lucertole e perfino i cavalli del vicino maneggio, a casa dei miei e mia, più a sud. Blaterava di auto e trattori, di legge e di altre cose che non ho colto con esattezza non essendo particolarmente ferrato in traduzioni dallo sguaiatese all’italiano (alle medie ho fatto francese), e poi a distanza, per giunta. Il tutto è durato meno di un minuto, smentendo in questo modo il famoso detto secondo cui un bel gioco dura poco, ché qui di bello vi era davvero pochissimo, e di salvabile nulla. Intendiamoci, nulla di nuovo sotto il sole, essendo il protagonista di cotanto spettacolo un fedele abbonato alla mancanza di rispetto, alla totale assenza di garbo e alle classiche piazzate tipo vajassa partenoepa.
Il tutto mi ha inquietato un po’, ma soprattutto mi ha riportato alla mente alcuni episodi del passato: un effetto amarcord non atteso e del tutto straniante, che non mi ha rovinato comunque la digestione, essendo consistito il mio pranzo di oggi solo di una mozzarellina e di un tocco di pane, inaffiati da due bicchierozzi di acqua fresca. Un cielo sereno, un caldo senz’afa, un pasto frugale e un breve spettacolino live e gratuito all’aperto al termine del pranzo: cosa chiedere di più dalla vita?
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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