Lo so, è la controparte del mio rapporto matrimoniale (per dirla “à la Veltronì”) che mette in giro indirettamente voci su di me, sul fatto che non voglio fare mai niente, etc. Frequento poche persone: non vi sono altre spiegazioni, l’indagine è facile. E poi, dettaglio non secondario, non è neppure vero.
Io, lo ammetto, la autorizzo a usare la frase scaccia importuni “è colpa di mio marito” (sottinteso: “che è un pazzo”) quando deve giustificare (meglio: quando sente di dover giustificare) agli altri scelte o comportamenti che per me sono ovvi e normali se non doverosi ma per lei no. Del resto, essendo doverosi, deve tenerli, quindi io cerco di raggiungere il risultato, non importa se ammettendo o favorendo che si dia, classicamente, la colpa al marito (che poi è una tattica evergreen presso il gentil sesso). Ma non l’ho mai autorizzata a dire quelle cose là, che non son mica vere e mi mettono in cattiva luce.
Voi direte: è gelosia. Se ti svaluta, meno occhi le altre ti mettono addosso. Uhm... la spiegazione in sé sarebbe ragionevole, ma nel nostro caso non regge: se fosse così dovrei invitarla a fare un esamino, perché la gelosia ora come ora sarebbe fuori posto come un nudista in un monastero, da parte sua (da parte mia mai avuto questa fobia). Quindi è altro, chissà. Forse è gelosia (sua) innata, inconscia.
Certo, trent’anni fa avevo più energie, più illusioni (poche di più), più salute (anche se per ora reggo, ma la chiave è tutta in quel “per ora”) e meno problemi di quelli attuali, che sono notevoli e che la controparte facilmente dimentica o sottovaluta. Non dimentica o sottovaluta per cattiveria (spero), ma per tendenza innata e deleteria (acclarata).
L’età non ancora marcia ma ormai ben lontana dall’essere in fiore e i problemi del momento contribuiscono all’umore e non ho mai visto uno a cui hanno appena seppellito un genitore o amputato un braccio aver voglia di uscire di continuo o di organizzare e di fare cose (ehi, sono solo due esempi, nell’ultimo mese l’unica mia tragedia è aver versato un bicchiere di prosecco sulla tovaglia -ma ci sono altri guai meno recenti che si prolungano). E poi, detto fra noi, se oggi tu desiderassi scampare all’attacco di un coccodrillo e domani conversare con un principe saudita forse avresti dovuto fare scelte diverse, qualche anno fa...
Ma da qui a dire che sarei pigro, senza voglia di far nulla, etc. (uso termini non suoi, non so cosa dice, ipotizzo) ce ne passa. Stanziale forse sì, ma è un’altra cosa. Diciamo che non sono vagabondo né uno che se per due ore non fa qualcosa (di mondano, si chiaro, perchè io la noia* non so cosa sia) si sente mancare.
Ma poi, ripeto: andrebbe valutata la situazione attuale... ed è strano che non sappia valutarla proprio chi vi è immersa, come controparte.
Ma la vita è tutta un reticolo di misteri. E il tipo di rapporto di cui sopra è la réclame della vita.
Adesso che abbiamo accontentato il principe del guardonismo social, tale Marchino, e che vi siete un poco fatti gli affari miei, potete farvi un ghiacciolo o una birretta.
(*semmai la nausea sartriana)
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Nota: nell’immagine le mie dimensioni sono falsate; io peso di più
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(Immagine: pazienti it) autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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