Se Luisa si innamora di me non ama me.
Ama il me che a lei sembra che io sia.
E’ normale, dai, senza dover scomodare Pirandello.
Io non so come è il me che fa girar la testa e strizzare le ovaie a Luisa, posso solo a volte intuire qualcosa di vago dalle sue reazioni.
So però che non è il vero me, che conosco (non del tutto, sia chiaro) io.
E non è neppure il me che vede in me l’edicolante o la mamma o il padrone.
Fin qui mi pare tutto chiaro.
Allora è anche difficile agire in modo che Luisa continui ad amarmi (lasciamo perdere quelle condotte che sempre tengono vivo l’amore, tipo lusso e agio), posso solo andare a intuito. E se poi penso che quella che amo non è la Luisa in sé ma la Luisa per me, il discorso si fa ingarbugliato.
In pratica io non amo Luisa e Luisa me, ma entrambi amiamo degli sconosciuti a noi stessi. Sono loro che si amano, non noi.
Quindi quando un amore finisce (sempre, ammesso poi che fosse davvero iniziato e non fosse solo infatuazione o interesse economico) non finisce per noi ma per quei due sconosciuti: non so se questo possa consolare.
Ecco però che diventa più facile, forse, capire che un amore finisce sempre senza una vera ragione perché è così che inizia.
Buon anno, eh.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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