Qualche errore lo ha fatto, qualche debolezza l’ha avuta, ma pensiamo ai calciatori di oggi: a vent’anni anni alcuni guadagnano già cifre iperboliche e perdono motivazioni, Diego non le ha mai perse. Si conciano da buffoni, si fanno novemila tatuaggi, il gioco è un aspetto secondario nelle loro vite di vip miliardari, di acrobati di moderato talento e nessun cuore.
Oggi molti cosiddetti grandi calciatori sono personaggi tecnicamente non alla sua altezza e persone arroganti e spesso poco sportive. Irriconoscenti e altezzosi, giocano solo per il denaro e non si attaccano a nessuna bandiera, a nessuna città. Maradona no, giocava per divertirsi e per divertire la sua gente. Era una persona buona e vera. Con i suoi difetti, certo. Che però non lo rendevano meno degno di ammirazione e amore.
Chi lo considera un “drogato” non conosce la sua storia, confonde la fine della sua epopea con la sua epopea. E’ un villano e un incompetente.
La droga che inguaiò Diego (fra l’altro in circostanze mai chiarite del tutto) non potenziava le prestazioni, semmai il contrario, e non era assunta nel prepartita, ma scioccamente nel tempo libero. Inoltre nessuna droga ti dà quel tocco di palla che definire divino è offendere, quella capacità di nasconderla agli avversari quasi fosse magia, quella maestria nel dare del tu a una sfera che sui piedi degli altri spesso scivolava via impazzita e ai suoi obbediva docile e fedele.
Maradona in campo e nella vita di spogliatoio era un esempio per tutti. Una persona di grande umanità e sportività, un uomo che sapeva fare cose da stropicciarsi gli occhi ma che è sempre rimasto umile. Ed era una persona generosa, coi piedi per terra, entusiasta e genuina. Ecco perché è sempre stato più vittima che carnefice, ha subito i colpi bassi di un sistema invidioso e di un mondo dell’informazione meschino e vile.
Tutto questo spiega perchè oggi lo rimpiange anche chi non ha mai tifato Barcelllona, Napoli o Argentina. Ecco perchè lo piange anche chi ha subito sconfitte e delusioni per colpa sua.
Perché era il calcio, era la gioia di giocare a palla, era un uomo vero che ci metteva il cuore e faceva sognare bambini e adulti.
Era il dio di un calcio che da anni non esiste più.
L’eterna questione “meglio Pelè o Maradona” è destinata a non avere risposta. Pelè giocava in un calcio molto diverso e non ha mai affrontato l’esame europeo, questi sono due dati oggettivi. Tuttavia, penso che avrebbe fatto grandi cose anche da noi e anche oggi.
Pelè era molto più completo, aveva il destro e il sinistro, era forte di testa, potente, veloce negli scatti e nei recuperi, faceva una vita da atleta, era molto prolifico. Giocava a fianco di grandi campioni e guidava nazionali stellari, anche per questo ha vinto molto.
Maradona era meno completo, meno atletico ma con maggiore reattività muscolare. Faceva una vita meno da atleta, ma aveva un controllo e un tocco di palla che si sarebbero detti soprannaturali, una magica capacità di nascondere la sfera e di fare con essa tutto quello che gli saltava in mente. Il suo piede era preciso come una mano, un pallone calciato da lui pareva telecomandato. Ha guidato nazionali meno forti e ha avuto una carriera meno lunga, anche per questo ha vinto meno. Tuttavia, a lui ho visto fare cose che nessuno mai, ecco perché se anche Pelè gli può essere considerato globalmente superiore, parlando di pura tecnica Maradona non è il numero due di nessuno.
E’ vero, non giocava già da anni.
Ma ci mancherà da domani.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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