La nostra vita è sempre appesa a un filo.
Lo è adesso, lo era anche prima del 20 febbraio 2020.
Lo è dal momento in cui vediamo la luce a quello in cui chiudiamo gli occhi per sempre.
Solo che siamo costruiti per non pensarci troppo, a questo fatto orribile della caducità della vita e della orribile morte che implacabile ci aspetta e ci potrebbe prendere con sé da un istante all’altro (io, devo dire, in questo sono un po’ difettoso). Siamo costruiti così perché altrimenti non riusciremmo a vivere, a fare progetti, a pensare a un domani: è comprensibile. L’illusione di essere eterni, che pare assurda ma dentro di noi, nei nostri e reconditi e intimi anditi, vive, è la chiave della nostra esistenza, la molla che ci fa saltare, l’energia che ci fa avanzare.
L’emergenza Covid, che ha complicato moltissimo le nostre vite terrere nove mesi fa, è disturbante perché ci costringe a vivere con questo monito (devi morire, capiterà sicuramente, non sai come, non sai quando, e ora come ora è più facile che ti capiti) sempre davanti agli occhi, rendendoci quindi difficile vivere, progettare, sperare.
Per colpa del virus abbiamo sempre in mente quel pensiero orribile che, di norma, quelli costruiti bene (non io) riescono a nascondere in un angolo buio della mente per la maggior parte del tempo.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.
Nessun commento:
Posta un commento