Penso sia meglio scriverlo sul blog, così se oggi o domani muoio (o, a ben vedere, anche nei prossimi giorni) avrò per lo meno la postuma e forse vana soddisfazione di aver previsto la mia morte, il che non è poco, con presumibile e conseguente picco di accessi sul blog stesso: andiamo a vedere che tipo era quello che ha detto sto per morire e poi, sano come un luccio, è morto davvero! Forse dovrei tradurre questo post anche in inglese, anche se , sono sicuro, ci penseranno con sollecitudine le redazioni dei giornali esteri.
Inutile dire che non mi ucciderò nei prossimi giorni al solo scopo di divenire famoso da morto come indovino, ma so già che nel caso in cui davvero mi toccasse a breve di passare a miglior vita (se è migliore, perchè nessuno vuole mai passarci?), nei giorni successivi molti avanzerebbero sospetti e chiederebbero autopsie: prego, fate pure, ma prima di roteare il bisturi lucente sopra le mie carni sinceratevi che io sia morto per davvero; per esserne sicuri potrebbe essere sufficiente urlare vicino al mio orecchio "Berlusconi finalmente si è dimesso e accetta di sottoporsi al giudizio della magistratura" e studiare la reazione: assenza di reazione significherebbe morte certa. A proposito, che peccato, eh? Morire proprio quando finalmente quell'uomo si rende conto (ormai solo lui e pochi altri devono ancora rendersene conto) che la corda è stata tirata con troppa forza ed è ora di salvare la residua dignità.
Tornando ad argomenti più allegri (si fa per dire, parlo della mia morte, ma tutto è più allegro della situazione politica italiana attuale), il fatto è che oggi mi sono sorpreso a pensare alla morte più spesso e con maggiore insistenza di quanto di solito non faccia. Come, di solito? Eh sì, io ci penso parecchio, anzi potrei dire che il pensiero della morte è costantemente nei miei pensieri, ma non disturba più di tanto: se ne sta lì, buono buono, silente, ma c'è. In altre parole: non ne parlo spesso della morte, anzi quasi mai (ne parlo comunque più di quanto facciate in media voi), nè sto chiuso in casa o sono paranoico, mi comporto normalmente (anche se, essendo io un tipo eccezionale, la mia normalità è spesso vissuta dagli altri come anormalità), vivo come tutti, ma, a differenza di tutti, o di molti, c'è sempre in me presente, sotto sotto, il pensiero che la morte esiste e potrebbe da un momento all'altro, zac!, vibrare il colpo decisivo. Molti mi dicono: pensare sempre alla morte non è normale. Mah, permettetemi di dissentire: alla vita una persona pensa 24 ore al giorno, nel senso che vive: pensa, parla, sogna, cammina, mangia, ecc. Se anche pensasse alla morte per 10 minuti totali al giorno, un minuto qua, dieci secondi là, due secondi adesso, tre stanotte, cosa sarebbero mai, dieci minuti, rispetto ai restanti 1430 che compongono un ciclo giorno-notte? Niente, e d'altra parte vorremmo pure pensare alla morte almeno uno 0,7 per cento del nostro tempo vitale, tanto più che la morte non è proprio una bazzecola, visto che è l'unico evento in grado di toglierci di botto tutto quello che possiamo classificare come vita, e per sempre (ipotesi salvifiche delle varie religioni escluse)? Spero che sarete d'accordo con me.
E poi, come ho detto, non si tratta di un pensiero innaturale o che compare d'improvviso e mi rovina quel che sto facendo o pensando in quel momento. Cioè, non è che sia proprio felice di essere sorpreso dal pensiero della morte mentre mi faccio due spaghetti o mi guardo un film, ma insomma: intanto è sempre meglio essere sopresi dal pensiero della morte che dalla morte stessa, e poi, lo ripeto, non è una forzatura, nè una moda ispirata dal desiderio di apparire decadente o à la page: è un pensiero naturale di sottofondo, che c'è sempre in me, da sempre ( per lo meno dai docici-tredici anni, toh!), in ogni cosa che faccio o penso, senza però apparire, senza influenzare più di tanto la mia vita e le mie scelte (semmai rendendole più meditate e sensate, quello sì) e senza che io, spesso, neppure me ne accorga. E, ca va sans dire, senza complicare o rovinare la vita agli altri. Ecco perchè ho sempre vissuto la cosa con normalità stupendomi anzi di chi afferma di non pensarci mai: per me è normale averne il pensiero costante, la morte ci segue passo passo sin dall'istante in cui vediamo la luce (sempre che i nostri genitori non si siano dimenticati di pagare la bolletta, presi come dovevano essere dall'imminente parto), magari ci lascia in pace fino al compimento dei 96 anni, oppure ci rapisce in culla dopo tre mesi, ma comunque c'è. Chi dice di non pensarci mai mi fa lo stesso effetto di chi dice di non aver mai fatto autoerotismo, mi sa tanto di balla grande quanto il Colosseo. Poi c'è chi se la va a cercare la morte, beffardo, e beffardamente non la trova (ma magari la trovano altri, tipo il criminale al volante che beve come una spugna poi gira la chiave e ne ammazza quattro, salvando la pelle), o chi se la va a cercare e tosto la trova: sorridente, lo taglia in due con la sua falce. E non sono di quelli che ritiene che il pensarci spesso o il parlarne a ogni piè sospinto sia un metodo infallibile per allontanarla da sè (eh sì, vuoi vedere che muoio proprio oggi che ho detto che sarei morto? Improbabile!): la morte è democratica (colpisce il ricco quanto il povero) ma è anche una gran figlia di pu... ehm, è anche un po' bastarda, insomma: capacissima di venire da te proprio per una questione di principio, anche se non era previsto, solo per dimostrarti che è sempre lei la più forte e che, come negarlo, è sempre lei che può dire l'ultima parola.
Perchè insomma ho scritto questo post? Perchè oggi ho avuto una strana sensazione, dico davvero, una sensazione non passeggera ma che è già passata nel momento in cui scrivo (anche se, forse, non proprio del tutto). E' apparsa verso le due, subito dopo pranzo (no, niente peperoni, anzi pranzo leggero: fettina, pomodori, uva, pera) ed è scomparsa verso le cinque, ma insomma: si è fatta sentire. Ero sul letto a riposare ed è comparsa, lasciandomi però una sensazione strana, come se in realtà si trattasse di un pensiero già attivo dalla mattina e che non aspettasse altro che un attimo di qiuete per cominciare a rosicchiare le pareti del mio cervello, impegnato a sonnecchiare. Non è che abbia proprio dormito, si è trattato di un sonno leggerissimo, di un dormiveglia disturbato dall'insopportabile caldo umido di queste settimane, con la comparsa però di un sogno, un sogno veloce ma che si è fatto ricordare con nitidezza al risveglio: io che ero sotto operazione, non so se in anestesia locale (parlavo con il chirurgo) o in anestesia totale (immaginavo di parlare col chirurgo), per un problema serissimo al braccio, e lui che apriva e tagliava e scuoteva la testa e toglieva e apriva sempre più e io che un po' sentivo male e un po' lo vedevo rabbuiarsi sempre più e in me sentivo crescere la certezza che si trattasse della mia fine, stupida e dolorosa fine, proprio stasera che ho i biglietti (già pagati, dunque!) per un concerto: morire con uno spreco, ancora più insopportabile! Anche perchè non è che i tuoi parenti, la sera in cui muori, possano dire va bè, allora ci vado io al concerto, ed evitare così lo spreco, questo sempre a meno di non avere parenti piuttosto schifosi, si intende.
A proposito, la sto facendo troppo lunga, non vorrei morire senza aver pubblicato questo testo, sai che beffa? Devo affrettarmi, devo sfruttare la premonizione che oggi mi ha fatto visita. E, pensavo, se si incazza per come la tratto, la premonizione intendo, cioè per il fatto che la sto trattando con superficialità decidendo pure di scriverne in scioltezza e quindi, irritata, decide per dispetto di darmi buca e non avverarsi? Tanto meglio, no? Passerò per cazzaro o per indovino del mio calzino, ma sarò ancora vivo, e poi potrò sempre dire a mio discapito che le premonizioni a volte non si avverano e comunque non sono sempre facilmente interpretabili, e morta lì (scusate il modo di dire). Tornando al chirurgo, che poi era una chirurga (c'è sempre una donna nel mio destino, anche la morte è femmina, no?, ah… il mio fascino irresistibile, un altro mio problemuccio di cui parlerò in un post futuro, sempre se ci sarò ancora, eh eh), non sapei dire con esattezza di che operazione si trattasse o come sia andata a finire (i miei sogni finiscono spesso prima dei titoli di coda, specialmente oggi che il sonno era leggerissimo e sofferto), tuttavia mi lasciava una sensazione di irrimediabile ed infinita angoscia, la classica sensazione di chi sa che sta per morire. Ora, direte voi, e che ne sai tu di questa sensazione? Sei già morto e adesso scrivi in questo blog da resuscitato? No, o almeno, non mi sembra (coi karma meglio andarci cauti), ma non è questo il punto: non devo buttarmi davvero da un ponte per sapere che mi farò male, certe cose si sentono, si sanno. Ma questa sensazione bruttissima non era la premonizione in sè, ne era parte: prima e dopo il sogno mi sentivo alquanto strano (dopo, magari, si può capire, ma perchè prima?), come se, e qui permettetemi la licenza poetica, il respiro della morte, che sempre avverto sulla nuca come un tiepido refolo, oggi soffiasse insistentemente come una fastidiosa corrente d'aria, e come se qualcosa di invisibile eppure di chiaramente avvertibile mi opprimesse come una cappa di afa insopportabile, schiacciandomi al suolo e rendendomi più faticoso anche il semplice camminare. No, niente droghe leggere questa settimana, pensatene un'altra. E nessun film di paura, ieri sera.
In ogni caso per ora sono ancora vivvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv... piacuto lo scherzo? Non negate, già pensavate a me caduto stecchito sulla tastiera del pc (e precisamente con la guancia a premere per l’eternità sulla lettera "v"), irrimediabilmente morto e dunque clamorosamente nel giusto con le mie previsioni, eh? Mi dispiace, sarà per un'altra volta, magari fra dieci minuti o dieci ore, chi lo sa?
La morte, perchè pensarci eh? Con i tanti bei pensieri che si possono fare... la suocera che apre la bocca ma non riesce a dire nulla, il vigile che vi vede passare col rosso ma si dimentica la targa per un attacco improvviso di smemoratezza, la vostra fidanzata che finalmente si fa convincere dalla teoria che cercate di propinarle da cinque anni invano e cioè quella secondo la quale l'uomo può tradire, è ammesso (tanto è solo sesso, non è sentimento) e la donna invece no, perchè è incapace di farlo senza cuore e davvero non sarebbe carino, quella sì che sarebbe vera infedeltà, oppure, sempre elencando i tanti bei pensieri che si possono fare, una bella tavola piena di ogni ben di dio e, di fianco al piatto, un quotidiano con su in bella vista la notizia del giorno secondo cui è stata sconfitta per sempre la pancia maschile quindi si può mangiare a rotta di collo mantenendo sempre il 48 di vita, ecc. Lo so, non è il pensiero più gradevole di questo mondo, la (brrr...) morte, ma mica si scelgono sempre, i pensieri! E comunque, lo ripeto ancora una volta: la morte può togliere la vita, quindi sarà anche giusto tenerla un filino in considerazione, che ne dite? Può sorprenderci all'improvviso, magari mentre stiamo per completare un puzzle che ci ha impegnato per diciotto settimane, o farsi annunciare con incredibile anticipo, ma alla fine ci frega sempre e ci toglie tutto, con buona pace di chi crede che in realtà, così facendo, ci dia tutto (intendendo per tutto la vita eterna al cospetto di Dio): non dico che non possa essere vero, ma insomma, siamo uomini, la materialità che ci viene brutalmente e improvvisamente sottratta ci inquieta un po' di più di quanto non ci allieti, in quel momento supremo, l'idea di poter pascolare nei campi celesti: è umano, direi.
In effetti non odio la morte, semplicemente non mi piace il suo modo di lavorare, diciamo così, non mi va giù che possa sorprenderti nel momento peggiore della tua vita o anche nel migliore, o magari proprio quando hai alcune cosucce importanti in sospeso, o quando ti sei appena sposato o sei diventato padre, o magari in uno di quei momenti in cui la morte non ti piacerebbe proprio, una di quelle circostanze della tua esistenza in cui non ce la vedresti per niente bene, magari un discorso di Calderoli sì, se proprio non se ne può fare a meno pur di continuare a respirare, ma la morte proprio no, ecco! Questo suo colpire (apparentemente) nel mucchio, questo suo falciare casuale, questo suo baciare sia il mafioso pluriassassino che il bimbetto innocente, sia il novantenne che il quindicenne, sia il bravo che il malvagio insomma, mi infastidiscono, mi irritano, più che farmi paura. Mi disturbano infinitamente, non al punto da impedirmi di vivere, perchè l'istinto di sopravvivenza e la voglia di vita è sempre fortissima in noi, ma insomma, magari al punto da farmi vedere le cose della vita in una luce diversa, sì (forse quella più giusta, dopotutto?). Ecccheccavolo, avvisa almeno prima, no? L'ho sempre pensato: sacrificherei cinque anni di vita (quindi accetterei di morire a 99 anni anzichè a 104) pur di sapere in anticipo la data della mia morte. Lo so, ora direte, scandalizzati: ma cosa stai dicendo, è un'assurdità, come si potrebbe vivere serenamente, sapendo che il tal giorno ti verrà a prendere quella poco simpatica signora col mantello e il volto nero come la pece? Come si potrebbe progettare il futuro, sposarsi, fare un figlio? Mah, non so che dirvi. Intanto si eviterebbe di sottoscrivere un abbonamento annuale due mesi prima di schiattare e poi, tornando seri, ditemi un po' una cosa: si potrà ben vivere sapendo che si deve morire quel tal giorno, se dopotutto riusciamo a vivere con l'incubo di poter morire in qualsiasi, ma davvero qualsiasi, momento, no?
Ehi, sono ancora vivo! Allora pubblico subito questo testo. Fama imperitura, aspettami: sto arrivando (spero di no!).
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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