Il punto non è l'essere costretti a lottare per mantenere la categoria (vulgo: salvarsi): noi veniamo dal niente e non abbiamo mai avuto santi in paradiso e per i primi quarant'anni della nostra storia abbiamo quasi sempre avuto questo obiettivo (del resto importante e per nulla disdicevole, essere nella prima serie pur avendo un bilancio piccolino è un vanto) e lo abbiamo centrato 38 volte su 40. Poi, grazie a Mantovani che ci ha regalato uno stile (di sport e di vita) e una cultura (sportiva e non) fantastici che ci hanno reso ancora più belli e unici, abbiamo attraversato un periodo ricco di tante vittorie e di incredibili trofei, e siamo riusciti a farci un nome in Italia e in Europa, con mezzi certamente più cospicui di quelli degli anni precedenti ma sempre inferiori a quelli che possono dispiegare i "grandi" club trinciaquattrini. Adesso attraversiamo una fase di transizione, che ci ha portato a risultati importanti ma anche a qualche fallimento, sempre però nell'élite del calcio che conta, calcio inteso come sport ovviamente.
Quindi, riprendendo il filo del discorso e collegandoci alla stretta attualità, il punto non è l'essere costretti a lottare per salvarsi: va benone. Il punto è dover lottare per salvarsi quando gli obiettivi erano un po' diversi e quando hai una rosa giocatori e una struttura societaria di livello tale che dovresti quantomeno veleggiare nella parte sinistra della graduatoria: ma di questo si assumeranno le responsabilità coloro che sanno di averle, come è giusto che sia. E' infatti indubbio, e lo scrivo quando ancora non so come andrà a finire quest'anno, che se siamo dove siamo (ai margini delle palude invece che in riva al lago) la colpa è degli errori dei dirigenti, certamente, e dei giocatori, che hanno mostrato di non possedere quella continuità di rendimento e di tenuta caratteriale senza le quali non ottieni nulla in nessun campo della vita. Tralascio la tara della sfortuna (che c'e' sempre e non è governabile) e quella degli arbitraggi condizionati (piaga classica che incide più meno sempre con la stessa percentuale, anni di persecuzioni a parte:-)
Ciò che infastidisce quest'anno non è quindi, come detto, l'essere ancora qui a dover remare a due curve dalla fine, o il dover festeggiare (stasera? sabato prossimo?) una salvezza (speriamo) e non una qualificazione europea o un trofeo, ché allora non avete capito niente se la pensate così: io sono uno che ha comprato paste e spumante anche dopo aver perso, dopo una sequenza di 55mila rigori, una finale di Coppa Italia a Lazio giocata benissimo e con onore immenso, non avete inquadrato il tipo. Ciò che infastidisce è appunto questa mancanza di continuità che ha marchiato la nostra stagione, questa altalenante curva del rendimento, questa fuggevole unità di intenti. Su questo vorremo che chi ha sbagliato paghi, non ci fissiamo sul fatto di dover ancora lottare coi denti per salvarci, quello va bene, solo chi non sa cos'e' lo sport può pensarla diversamente. O chi pensa davvero che vincere sia l'unica cosa che conta, anzi: una preghiera per chi davvero la pensa così.
Tutto questo dico a bocce in movimento, perché dopo a bocce ferme sarebbe più facile e a me le cose facili piacciono poco, e perché un bilancio lo si può fare anche adesso, sarà valido in entrambi i casi...
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