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domenica 3 febbraio 2019

Le ciabatte uccidono l'infanzia

Mia moglie una settimana fa ha deciso autonomamente e d'improvviso che l'infanzia di mia* figlia dovesse finire quel pomeriggio stesso.
Mia* figlia ha cinque anni e qualche mese (meglio non dire tutto sui social, mi dice sempre mamma).
(*nostra figlia, per quelle del #metoo)

Una mattina di sole, di ritorno, assieme all'innocente creatura di seguito denominata "vomito dell'Inferno", dall'asilo oggi detta scuola dell'infanzia, mia moglie (Moglie, per il #metoo) si è fatta irretire da un'offerta commerciale piuttosto bieca e ha incautamente acquistato il prodotto che, se indossato, avrebbe posto fine, come detto, a quella bellissima fase della nostra vita che ricordiamo tutti con affetto (da Erode in poi), la c.d. infanzia, e che precede quella che invece ci uccide lentamente, l'adolescenza.

Di cosa si tratta?
Di un paio di ciabattine rigide di color rosa.
Per bambini di 5 anni.
Avete presente quelle tipiche ciabattine da casa che vi fanno venire in mente l'anziano ospedalizzato?
Quelle..., però piccoline e rosa, quindi apparentemente carine e giuste.
Ma giuste non sono. E' come regalare un sacchetto di cubetti di ghiaccio a un lappone.
Per carità: carine ed economiche, lo ripeto. Ma, come dire: assurdamente inutili. Anzi: dannose.
Non sono quelle ciabattine fatte a scarpetta, quindi chiuse con una fibbia o comunque avvolgenti e fisse; no, sono pantofole classiche, che ti scappano dal piede dieci volte all'ora anche se non ti muovi.

Nostra figlia passa la giornata a saltare: sembra quasi che, in anticipo su quelle che saranno le tendenze e necessità di un prossimo futuro, si nutra di insetti, in particolare di grilli. Corre come un'invasata, saltella, fa le giravolte, fa i gradini tra cucina e salotto volando, cappotta, sbatte contro muri e mobili come all'autoscontro, e questo per 16 ore, fino a quando crolla. Indossa, dal primo giorno di vita eretta, un paio di calze antiscivolo.
Intendiamoci, non le stesse da quel giorno: gliele cambiamo di tanto in tanto, quando sono sporche. Ricordo perfettamente di avergliele cambiate giusto 13 settimane fa, domani provvederò.

Passare al nuovo regime (calzine di cotone sottili e pantofole, come un adulto posato e garbato) vorrebbe dire complicare non poco le operazioni di vestizione e svestizione, senza pensare ai pit stop in bagno (che spesso sono dei pet stop, soste animalesche), data la sua esuberanza paragonabile a quella di una lattina di coca che abbiate messo una mezz'ora in lavatrice poco prima di stapparla. E vorrebbe dire, di fatto, trasformarla in una pensionata pigra e sfavata di cinque anni.

Ho fatto subito notare la cosa, dato il mio proverbiale acume, ma non sono stato preso sul serio.
I primi giorni le pantofole si sono attirate diverse tonnellate di maledizioni, anche se la bimba, stranamente collaborativa, si è prestata all'esperimento, forse più per perversa curiosità che per innata docilità.

Dopo quattro giorni siamo tornati alla normalità. Me ne sono accorto per caso una sera, di ritorno dal mondo esterno.
Da allora giacciono in un angolo, solitarie e tristi. Ma fiere nella loro dignità di aggeggi inutili.

L'infanzia è salva.

Essendo un vero gentleman, ho evitato di infierire.

Come prossimo passo, in questa via crucis dell'orrore inutile, mi aspetto il vestaglione di flanella (io ce l'avevo: avrei preferito l'editto di Erode, e somigliare a Gesù).


autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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