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domenica 2 maggio 2021

Serie A

Parecchie cose servirebbero alla serie A per diventare un torneo appetibile, divertente, equilibrato, senza ombre (favoritismi, condizionamenti, difformità di giudizi, sospetti, opacità).
A cominciare da un bel tetto salariare (base fissa modesta, a fasce, e poi premio a punti), e poi un fair play finanziario rigoroso, il fallimento per chi fa troppi debiti, la galera senza sconti (e il daspo a vita) per chi trucca o cerca di truccare le partite, il daspo a vita per chi crea plusvalenze fittizie, un filtro all’ingresso per evitare l’arrivo di squali e profittatori, il rispetto delle regole anche formali (es: penalità a chi si assegna i trofei da solo), eliminazione di tutti i conflitti di interesse (male italico gravissimo in tutti settori), un sistema arbitrale indipendente in cui la carriera di un arbitro non dipenda dal gradimento che di lui hanno i grandi club, un var riformato e anche a richiesta, una distribuzione dei diritti tv all’inglese (la somma maggiore all’ultima in classifica), un limite numerico più stretto alle rose e un limite al numero di compravendite effettuabili nell’anno, una politica diversa sul settore giovanile, e poi (ma qui possiamo discutere) abolizione del mercato di gennaio, maggior semplicità nell’acquisto dei biglietti, maggior accorpamento dei match settimanali. E (obbligatoria) una nuova formula per la Coppa Italia, all’inglese: eliminazione diretta fin dal primo turno, coinvolte tutte le squadre di A, B e parecchie di C, turno unico in casa della più debole, si rigioca se finisce pari e questa volta sul campo dell’avversaria; non la pagliacciata degli ultimi anni, costruita apposta per far vincere la Coppa alle solite 3-4 squadre, giocando 3-4 partite appena.
La bellezza del campionato dipende soprattutto dall’equilibrio: un filotto di 9 scudetti Juve o di  5 Inter (prendendo in esame gli ultimi due filotti di rilievo) sono poco interessanti e certamente meno interessanti degli scudetti del 70 al Cagliari, 69 alla Fiore, 91 alla Samp, 85 al Verona.
La migliore réclame del calcio è uno scudetto a Genova, a Verona, a Leicester, non un dominio Juve o Bayern.
Il campionato è bello soprattutto perché c’è Pisa-Milan o Juve-Crotone, non perché c’e’ Inter-Milan o Juve-MIlan. E Sampdoria-Genoa, Bologna-Parma, Palermo-Udinese. Un torneo con le sole 6-7 più forti stuferebbe dopo sei mesi. Occorre fare in modo che tutti o quasi tutti possano ambire al titolo e che chi lo vince ci riesca soprattutto per meriti, non solo e semplicemente perché può spendere (buttar via9 in estate 250 milioni (a debito, quindi non suoi) anzichè 25.
Il tentativo della Superlega, illegale e vomitevole, è da rigettare anche perchè incentiva un sistema in cui si gioca non per divertirsi ma per far soldi. Quello che conta è allora vendere un prodotto e non godersi una partita; si guardano gli highlights e ci si annoia durante i match. Purtroppo i giovani sono così, sanno sempre meno di calcio, non sanno leggere un match, non lo guardano nemmeno: bastano le azioni di rilievo e i gol. E magari scommetterci su qualche euro. Sanno ben poco di tattica e non conoscono le dinamiche psicologiche di questo sport popolare e affascinante. Sono fruitori grezzi e ignoranti anche perché vengono educati male: se il livello si abbassa, la gente si adegua: E’ come con la programmazione televisiva, se non dai teatro ma i reality il pubblico si abbassa di livello e chiederà cose sempre più sconce.
Sarà dura fermare questa deriva che rovinerà questo sport.
Al di là di questo, la vittoria dell’Inter mi fa piacere, tralasciando alcune facce che non sopporto, perché interrompe un filotto che si era fatto noioso, per non dire altro. Voglio dire, io avrei preferito un titolo al Napoli, o all’Atalanta (sebbene non sopporti umanamente il suo tecnico) o al Sassuolo, ma mi accontento. E avrei preferito che all’inizio dell’anno ci fossero stati almeno 7-8 team in grado di arrivare fino in fondo in testa alla classifica. 
Resta invece sempre vero che in Italia, all’inizio di ogni anno, sono solo 3 o 4 al massimo le squadre che possono davvero vincere lo scudetto, a volte un paio. E’ troppo poco. Non è possibile che alcuni club possano investire centinaia di milioni (che spesso non hanno) e altri 15 o 30, o possano remunerare un singolo calciatore quanto un’altra squadra remunera l’intera rosa.
Il denaro è un mezzo, se diventa il mezzo, e mette in secondo piano tutto il resto, compresi gli irrinunciabili valori sportivi, e anche il fine, addio. 

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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