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sabato 1 febbraio 2025

Eversione

Il vero scopo di questo governo (e di tutti i governi di destra) è eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale, vero e proprio capisaldo dello stato di diritto, sancito in un articolo della Carta, senza il quale avremo pm alle dipendenze del governo e quindi, finalmente, politici liberi di delinquere.
Questi non hanno altri scopi: pensono che aver preso quattro voti (con una legge elettorale antidemocratica, metà cittadini astenuti e i media in mano loro) li legittimi a fare qualsiasi cosa, al di sopra della legge. Questa è eversione, è follia. Queste persone sono, prima che incompetenti, pericolosissime per la libertà e l’uguaglianza.
 
 
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Venduti

Con questa storia di fedez e ferragni state scartavetrando il b3lino da mesi. Di qua i tradimenti dei ricchi disagiati (e prima totti e blasy?), di là la premier che come un ossesso grida perché anch’ella è soggetta alla legge.
I giornalisti sono figure indegne ormai, subumani che si prostituiscono, che veicolano balle, nascondo verità, deformano le notizie, tacciono di fronte alle fandonie degli intervistati: questo vale per la maggior parte, certo, non per tutti: ma è una maggior parte molto ampia… Davvero, non mi viene in mente nessuna categoria più puzzolente e vile, più schifosa e squalificata, e più responsabile dello scempio di questo Paese. Ormai il termine giornalista è un’offesa, mi dispiace per quelli (ce ne sono, anche se pochi) che invece fanno il loro lavoro con onestà e indipendenza: andrebbe chiamati con un altro nome, oppure andrebbero definiti i primi in altro modo (servili adulatori e bugiardi a libro paga potrebbero andare come definizioni).
 
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Mandaci tuo figlio al fronte

Oramai solo il nostro governo e la Ue vogliono la guerra e pensano di vincerla. Ovviamente sanno che è un’utopia, ma evidentemente hanno qualche favore in sospeso, o se ne fregano delle vite umane: cosa è peggio?E continuano a buttare i nostri soldi nelle forniture di armi e a sacrificare vite innocenti. Manderei al fronto questi pezzi di nerda e i loro figli. Tutti quelli che ragionano sanno che da mesi la guerra è persa e solo un negoziato (giusto) è la soluzione; anche gli esperti americani, è il colmo!

 

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martedì 28 gennaio 2025

Vivere è produrre ricordi




Non sarò così longevo ma voglio ipotizzarlo per poter fare una riflessione.
A novant’anni anni, messo male, quasi in punto di morte, a letto, ma ancora abbastanza lucido, mi capiterà di pensare non solo al mondo che starò per lasciare, alle questioni pratiche, a chi lascerò, etc… ma anche a certi episodi del mio passato, che già adesso è molto esteso e che a quell’età sarà sterminato. Come lo vede uno, il passato, quando sta molto più avanti? Questo lo so, o almeno so come lo vedo io: male. Perché se è un bel ricordo (si fa per dire) provi nostalgia, se è brutto, soffri; magari dopo tanti anni soffri di meno, ma soffri. Se hai perso un’occasione, avrai rimpianti; se hai colpe, avrai rimorsi; se hai subito offese, proverai forse ancora un senso di rivalsa. Magari ti verrà in mente solo in quei momenti una cosa che avresti potuto fare o dire trent’anni prima, e allora magari le cose sarebbero andate diversamente… E che pena, allora, ripensare al non detto, al non fatto, o agli errori…
Ho avuto questo pensiero perché ripensavo a un fatto che mi è accaduto in questi primi giorni di questo nuovo e fantasmagorico anno. Una cosa forse di poco conto, così potreste valutarla voi, del resto si trattava di un rapporto superficiale, acerbo, destinato con tutta probabilità a non decollare mai, per ragioni ovvie e abbastanza comprensibili dall’uomo medio (non da me, comunque, ma questo è un altro discorso). Ma anche se di poco conto un poco mi ha fatto soffrire, anche se sono determinato nel dirvi che in questo caso troncarlo è infinitamente meglio che recuperarlo, proprio perché è stato ucci -so in culla da una cosa così stupida che, proprio perché così stupida eppur così letale, lo ha immediatamente classificato a dovere. Però un minimo di sofferenza c’è stata e c’è.

E allora mi chiedo cosa ne penserò a novant’anni, in quel triste letto d’ospedale, davanti a un finestrone piuttosto sporco su una infima e ordinaria giornata di pioggia, se per caso mi dovesse trafiggere di colpo il costato questo spillo, anziché altri o al posto di vere e proprie lance. Non so cosa ne potrò pensare, ma spero di non provare quell’angoscia infinita, e immotivata, che a distanza di tempo ti fa ripensare a certe piccole cose del passato che però dopo decenni paiono assumere un grande peso, perchè paiono diventare alla fine un po’ il recondito significato di quello che è sempre stato nascosto dietro alla tua esistenza: un sintomo lieve, banale di una malattia grave e generale.
Se mi immagino quello scoramento che potrò provare, di fronte a questi o altri ricordi della stessa “stazza”, sto già male ora.
Del resto vivere è produrre ricordi, quindi spilli roventi che faranno a gara a tormentare la tua pelle già martoriata dal tempo.

(Img it freepik punto com) 

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sabato 25 gennaio 2025

Di accuse ingiuste e processi sommari


E’ una cosa che ho provato di rado nella vita, però avendo non pochi anni era già accaduto. 
Ed è sempre scocciante quando ti accusano di una cosa che non hai fatto. Anzi, ti condannano senza processo, senza ascoltare le parti, senza che tu possa parlare. Insomma, hanno avuto la loro impressione su un fatto, essa è indiscutibile ai loro occhi e non esistono scusanti che tu puoi accampare e neppure possibilità che si siano sbagliati o che le cose siano andate diversamente da come a loro è parso. Fanno da denunciante, pm, giudice in una sola persona. E tu improvvisamente realizzi, ci pensi, trovi in te stesso la conferma che questi si stanno inventando tutto oppure, e non so se sia meglio, credono in buona fede nelle cavolate che dicono, e non sai che dire, sei a metà strada tra il divertimento e la preoccupazione. Ma sai che qualcosa si è rotto per sempre, comunque finirà, perché tu, proprio tu, che sei sempre corretto, non puoi tollerare che una persona dimostri una tale mancanza di fiducia in te, e si dimostri così supponente, arrogante, maleducata; e sai che non potrai ricucire né accettare scuse.

Dà un brivido, questa situazione. Pensi: e se si fosse trattato di un’accusa da codice penale? Uno può rischiare la galera, senza aver fatto nulla. Solo perché un essere umano, fallibile come tutti, crede di aver visto o capito una cosa (totalmente errata) ed emette la sua sentenza inappellabile, coprendoti pure di insulti, come se fossi il peggior criminale della storia.
Non si parla di rilevanza penale, per fortuna, neppure in quest’ultimo accadimento, però a me fa sempre un po’ effetto, perché appartengo alla categoria di quelle persone che hanno sì idee sui generis ma che però si comportando generalmente secondo le regole, anzi sempre secondo le regole, facendo come unica eccezione quella in cui tali regole dovessero essere contro i diritti naturali, mi pare ovvio.
E quindi essere accusati ingiustamente è curioso e fastidioso.

Io poi sono molto prudente e logico, quindi se mai decidessi di fare una furbata, state tranquilli che difficilmente mi prendereste in castagna, perchè quando attacco a pieno organico lascio sempre due difensori dietro, per evitare banali contropiede. Ecco perché è già un po’ lunare pensare di avermi fregato.
Ma quando poi addirittura l’accusa è totalmente infondata, beh che dire: non sai che fare.
Se poi a condire il tutto emerge ben presto l’esistenza di un fraintendimento tanto stupido quanto curioso e comico, tanto casuale quanto assurdo, allora il quadro è completo. Capisci cosa ha originato la’ltrui convincimento, sorridi alla casualità del tutto, al caratere beffardo che a volte assume il caso, ma sai già che non ne uscirai, anche perché probabilmente chi ti accusa aveva proprio voglia di seguire questi giochi beffardi del caso e non si è fatta scappare l'occasione. 

Cosa faccio io? Rispondo, argomento, dimostro che l’accusa è infondata, e lo faccio con dovizia di particolari e con chiarezza e lucidità.
Ma so che la maggior parte delle volte non basterà, perché se una persona, dal carattere magari irascibile, o comunque egoriferito, si convince di una cosa, perché magari ha in buona fede visto una cosa e non concepisce la possibilità di un suo errore o di un fraintendimento, quasi nulla potrà convincerla a cambiare idea; anzi, prenderà le tue giustificazioni fondatissime come scuse stupide che peggiorano la tua posizione, e ancor più si convincerà della bontà della sua posizione, invece del tutto fallace.
Se poi a complicare le cose aggiungiamo magari una non profonda conoscenza reciproca, la frittata è servita. E se magari ci mettiamo su, come carico aggiuntivo, che è donna, le cose peggiorano pure, e non si tratta di un'affermazione sessista, ma di un dato di fatto: a certi argomenti le donne sono più sensibili e quindi se ti prendono di punta e si convincono di qualcosa, anche di qualcosa di totalmente sbagliato, non ce n'è per nessuno, sono molto più insistenti e, per così dire, cattive degli uomini. Ma io devo forse spiegare a una persona che mi conosce poco chi sono e come mi comporto? Ci provo, ma dopo un po’ saluto e vado via. Dopo i cinquanta, non ho più molta pazienza con chi vaneggia e non ascolta, con chi attacca a testa bassa senza ascoltar ragioni, con chi non è capace di riflettere prima di spa -rare e non è capace di chieder scusa per gli errori, una volta che glieli hai dimostrati come tali.

Alla fine non resta che chiudere il rapporto, perché se nemmeno alle tue osservazioni, ineludibili e chiarissime, avverti una retromarcia della controparte, la tua dignità di persona corretta (peraltro villanamente accusata di una cosa non fatta) ti costringerà a buttare tutto alle ortiche.

E magari farai una riflessione che ti porterà a capire come certi dettagli avrebbero potuto già in precedenza metterti sull’avviso, ma tu non li hai colti. Perché difficilmente le persone cambiano in tempi rapidi, di solito si manifestano abbastanza presto per come sono e non sono subito apparse, se non per certe sfumature a cui non hai dato importanza nella fase iniziale.

Certo, resta l’amaro in bocca. Ma è la vita. Ci sono caratteri fatti così. Ci sono persone che magari hanno avuto esperienze negative e quindi tendono a pensare che chiunque incontreranno presenterà gli stessi difetti di quelli che hanno incontrato in precedenza. Ci sono persone che pensano di esistere solo loro al mondo. Ci sono persone che prendono cantonate leggendarie e partono in quarta senza anteporre una sana riflessione a un’azione sgangherata e inutilmente distruttiva. Lo so, ma non posso pagare prezzi troppo alti per loro. Sarà la vita, forse, a dar loro una lezione, oppure no. Io la mia l’ho già avuta: mai illudersi. Ma, son sincero, non lo faccio già da un bel po’. 

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Ci sono finali più decenti, qui la qualità è mancata: spero che almeno su questo sarai d’accordo


A vent’anni avrei telefonato, avrei scritto ancora. Avrei cercato di ricucire, di capire, di rimediare. Non ci avrei dormito, forse.

Adesso no. Non cerco di ricucire un bel caxxo di niente, perché io non ho strappato niente; e non cerco di rimediare un caxxo di niente, perché tu hai fatto una minchiata, sorella, e tu hai preso una cantonata da paura, che resterà nella trascurabile leggenda delle irrilevanti cantonate idiote della storia. Non io, eh no. Non un tentativo, ho fatto. E non un tentativo farò. Forse sei abituata a mezze cartucce che sbagliano, si fanno beccare da te, infallibile castigatrice e maestrina dalla penna rossa, e poi pentiti strisciano in lacrime ai tuoi piedi, ma con me ad aspettare un finale cos’ strutturato rischi la vecchiaia, perché io non ho sbagliato un bel niente e non farò un bel niente, togliti certe idee dalla testa. Scrivo solo, perché sono scrittore e per terapia, personale e collettiva.  TI ho solo spiegato l’esatta dinamica dei fatti, in un italiano comprensibilissimo (il tuo zoppicava, e questo ha scatenato parte del fraintendimento, anche se chiamarlo fraintendimento è troppo, trattandosi di una biscehrata interamente ascrivibile alla tua fantasia). L’ho fatto per onestà e per cortesia. E la cosa peggiore non è averla presa, la cantonata: può capitare a tutti. La cosa peggiore è che non hai l’umiltà di capire quando hai toppato e devi chiedere scusa. Non capisci quando sbagli. Quindi non migliorerai mai. Perché capire gli errori e scusarsi porta automaticamente a evitare di ripeterli, ma credersi al centro del mondo, la migliore, l’infallibile, conduce dritto a questo: che i tuoi sospetti si avverano. Perché se hai sempre paura che qualcuno trami alle tue spalle, avrai come risultato che perderai quel qualcuno, proprio come avevi previsto: ma non si tratta di previsione, come ti fa credere il tuo ego ipertrofico, si tratta di un effetto direttamente provocato dal tuo fare sempre sospettoso. Non dai fiducia, non l’avrai mai. Non sei umile, non farai molta strada. Hai un carattere instabile. Pensi che tutte le persone siano uguali (o tutti gli uomini, chissà: magari hai un problema con loro). Ed è questo uno dei tuoi grandi errori. Non potrai mai avere un rapporto vero, su queste basi. Sei oltremodo sospettosa, a un livello tranquillamente definibile come paranoico. E, se ci penso bene, non è la prima volta che lo dimostri, ma non sono il tipo che giudica le persone da un primo assaggio, e pure parzialissimo, anche se, a differenza di quando ero giovane, adesso poto molto prima.

Sono però il tipo che lascia al loro destino le persone che partono per la tangente e si costruiscono film allucinanti nella loro testa e sono ben più che maggiorenni dimostrando una immaturità così conclamata. Io ho superato i cinque decenni e devo dire che sono stato sempre abbastanza bravo a inquadrare le persone, almeno dai trenta in su. Ti ho dato modo di recuperare, ti ho spiegato le cose per bene. Ho fatto il mio compito, con cura e con amore. Ma insomma, va’ pure. Lascerai un buon ricordo di te, guastato del tutto però da questo finale da tragedia di quart’ordine, anzi da farsa di livello abbastanza infimo, o forse meglio: grigio. E, ne sono certissimo, non è la prima volta che ti capita. 

Il fatto che tu a volte abbia incontrato uomini di scarso valore (ipotizzo, ma diciamo che è certezza) non ti autorizza a crederti la reginetta infallibile e a trattare tutti allo stesso modo. In questo caso avevi trovato una persona okay (me lo dico da solo perché così è, mi spiace se non lo hai colto, succede a chi viaggia su livelli più alti) e l’hai persa. Lo so che non ti importa, lo so: ma un giorno potrebbe capitare di doverti mangiare le dita per una vaccata come questa. Infatti, come detto, ti vedo destinata a reiterare certi comportamenti, almeno fin quando non scenderai dal piedistallo.

E io? Sono tranquillo. Oserei dire serafico. Meno stupito di alcuni giorni fa. Ma sono sempre stato tranquillo, perché chi ha la coscienza pulita è tranquillo, di base.
Ho osservato gli eventi, davvero curiosi, a tratti comici. Una volta compreso l’inghippo che ti ha fatto fare corto circuito (tipico di chi riflette poco e accende subito il barattolo di kerosene col primo cerino disponibile), ho cercato di ricostruire gli eventi e di fornirti l’esatta spiegazione degli stessi. E se fossi stat lucida, avresti compreso, perché sono stato chiaro, ho argomentato in maniera convincente e fondata. Certamente il caso ha giocato una parte in commedia, ma tu sei stata la vera mattatrice. E come i mattatori, resti sola sul palco. 

Ripensandoci, fra qualche anno, proverò un misto di stupore e di fastidio. Perché alla fine io certe stupidità, certe futili scemate che portano a rotture tipo asilo mariuccia non me le sono mai spiegate. Gli anni mi hanno dato solo la capacità (non trascurabile) di accettarle, come si accetta una pioggia improvvisa. Insomma, apro l’ombrello e tiro dritto. Ti lascio con la tua ragione di carta (bagnata). 

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mercoledì 22 gennaio 2025

La vera salvezza




Non lamentiamoci. Ci è stata data una vita, dal Caso. E ci verrà tolta sicuramente, in un momento a caso. Qualcuno se la passerà meglio di noi, molto meglio: salute, o denaro, lusso e fama; poca fatica, pochi oneri, solo onori. Qualcuno se la passerà peggio, molto peggio: sofferenza, fame, povertà, guerra. Oppure morte prematura. C’è chi avrà soddisfazioni e gratificazioni, e potrà soddisfare i suoi istinti, anche i peggiori; c’è invece chi dovrà accontentarsi di sopravvivere alla meno peggio, soffrendo le pene di ogni giorno senza mai smettere fino alla fine. Qualcuno riuscirà a realizzare qualche desiderio, qualcuno nemmeno uno. Alcuni si comporteranno sempre bene, in maniera tale da non nuocere ad altri; altri imposteranno la loro esistenza sulla necessità di far del male al prossimo. Ma tutti moriremo, e chi ha avuto di più potrebbe vivere di meno, oppure più a lungo: a caso, appunto. E nessuno verrà ricompensato o punito, non vi saranno postumi karma o soddisfacenti perequazioni.

Quella che dunque ci sembra una vita infelice, la nostra, probabilmente non lo è del tutto; oppure lo è: ma in entrambi i casi tutto questo ci sarà tolto e in malo modo. Ci sarebbe dunque di che passare le giornate a disperarsi, ma non sarebbe comodo né producente, a meno di non voler porre fine da soli alla nostra vita, un atto che, per quanto possa essere definito logico, non è mai facile da realizzare. Ecco quindi che questa vita che potrebbe terminare anche adesso deve essere vissuta, senza farsi illusioni, senza far troppi progetti, senza credersi migliori di altri anche se lo si è con tutta evidenza: non è una gara, alla fine tutti saremo squalificati. E soprattutto deve essere vissuta senza invidiare o commiserare gli altri: a cosa servirebbe, del resto, passare poche notti in un hotel per poi essere giustiziati, e farlo in camere più comode di quelle del nostro compagno di sventura? Sarebbe davvero così importante? E’ davvero così importante vivere nel lusso o nello sterco quei pochi anni che ci hanno concesso e che sono nulla rispetto all’infinito ed eterno nulla da cui proveniamo e rispetto all’infinito ed eterno nulla in cui finiremo? Se guardiamo le cose da una prospettiva più ampia, le differenze perdono significato, quelle stesse differenze che, chiusi in un’ottica angusta, ci sembravano enormi e capaci di condannarci a un’eterna infelicità.

Non dobbiamo dunque essere infelici, né felici. Prendiamo le cose come vengono, sorridiamo agli stolti, aiutiamo chi è messo peggio, ignoriamo chi se la gode dalla mattina alla sera, non gettiamo mai la spugna ma non comportiamoci mai da super uomini, ché siamo solo fragili e fugaci apparenze. Consumiamo questa corta candela senza permettere alle passioni più inutili di bruciarci il cuore anzitempo.

Noi sentiamo la morte, ma la psiche non la accetta: questo ci permette di andare avanti. In fondo, è una salvezza. L’alternativa sarebbe il suicidio, o una vita di pura e consapevole disperazione.

F.D.M.S.

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Img: Clòto, Làchesi e Àtropo, John Strudwick, A Golden Thread (Un filo prezioso), 1885 (olio su tela) 

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sabato 18 gennaio 2025

La storia in pillole


I grandi prenditori italiani. E, tra questi, il più venerato di tutti, più ancora di Papi, perché “aveva classe”. 
Specialità: coi soldi dello Stato (cioè miei e tuoi), nemmeno prestati a tasso favorevole, ma proprio regalati (fondo perduto) sotto ricatto di metter per strada migliaia di famiglie, e col sangue della povera gente, succhiato via con avidità in cambio di quattro pagnotte e un panettone, hanno realizzato profitti enormi (vedi teoria del plusvalore) per decenni, intascandoselo beatamente. E senza mantenere le gernzie date in cambio del malloppo estorto.
Alla fine è tutta qua, la storia di questa grande famiglia di stocoso, per giunta scossa da segreti e scandali, tragedie e vergogne inconfessabili (tipo l’appoggio al fascismo), liti per motivi di denaro, etc. 

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mercoledì 15 gennaio 2025

Un mucchio di rifiuti





Vediamo nella prossima vita cosa si potrà fare per partire, da subito, più veloce e far fuori, da subito, le teste di minchia che hanno infastidito il mio comunque trascurabile cammino. Servirà di certo meno bontà. Vediamo nella prossima vita…. ahahhahahahahaha. Scusate non riesco a dirlo senza ridere come un pazzo furioso. I miei vermi sono tranquilli, li ho addosso da sempre, hanno il tovagliolo a portata di mano, presto o tardi festeggeranno alla stragrande. Un’altra vita, yup, ehehehehehe….. Muahahahahahaha.
Spero che solo una cosa sia vera: che, morti, non ci saremo davvero più e non vedremo nulla, neppure per poche ore. Sarebbe penoso vedermi, anche per un istante, vedere la mia vita, tutto quel che ho dentro e non uscirà mai, tutto quel che potevo fare e dire, avere o lasciare, pensare o non pensare, tutto questo infinito e disperante e commovente mondo che ho dentro, inespresso o mal espresso, tutto questo groviglio di cose perdute o mancate, o prese e poi smarrite, miseramente sbattuto in un angolo sporco, tutto ammucchiato come un grumo di vecchi stracci puzzolenti, ammassato come un mucchio di rifuti, quale in effetti sarò. Almeno questo ci sia risparmiato, a noi che sappiamo che quando è l’ora sarà game over per davvero: sarebbe una crudeltà gratuita. Crediamo nella fine di tutto e vogliamo la fine di tutto. 

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martedì 14 gennaio 2025

Sogno o son desto?

Tutti questi fenomeni che quando giocano contro di noi si preparano sei mesi prima come se dovessero partire per la guerra o salvare la mamma… ehehe, che scene. Per carità, è legittimo, eh… super legittimo, anzi: ci si dovrebbe sempre preparare così, per rispetto di maglia, città, tifosi… Il punto è che non lo fanno quasi mai, ecco cosa rende ridicolo il fatto che lo facciano con noi… magari è meno legittimo, poi, quando, che so, la domenica dopo sbracano, e chissà, così facendo dan punti a chi concorre a un obiettivo con noi.

A volte son pure mezzi scappati di casa (come spesso di recente sembriamo noi, ok); non sempre, certo, ma a volte lo sono, scappati di casa che con noi danno pure quello che non hanno, come quando uno è debole ma se rischia di affogare trova energie che manco sapeva di avere… E poi quando giochiamo noi sugli spalti vengono anche gli ospiti del vicino camposanto, e i giocatori si spolmonano fino a morire sull’erba, molestano l’arbitro per 100 minuti, chiedendo falli per inciampi, protestando per la concessione di ciascun fallo contro anche se prima hanno quasi ucci -so uno dei nostri, chiedendo rigori a ogni minima caduta in area, anche quando scivolano da soli, e vaneggiano di complotti federali (in questo, come i bicolori della nostra città, davvero impagabili quanto a ridicolaggine nei commenti social o da bar), complotti, beninteso, orditi da eminenze grigie per “salvarci” (da cosa?), corrono come mai hanno corso in vita loro, l’allenatore sbraita di continuo come un ossesso e  rischia l’infarto, pare giocarsi la Champions, e poi dalla domenica dopo ricominciano a fare quel che fanno di solito, schifo ai cani, o comunque le solite partite giocate un po’ sì e un po’ no, solo se mi fa voglia, e se gli altri corrono e segnano io non ho voglia, ci pensiamo la prossima settimana, dai.

Non parlo di una partita in particolare, sia chiaro, ma di molte di quelle che abbiamo giocato in questo anno e mezzo. 
In questo, solo in questo, sono solidale con i bianconeri più famosi, che devono provare qualcosa di simile quasi ogni domenica!
Il nostro nome pesa, la nostra maglia pure, poco importa che al momento noi si sia molti livelli sotto quella gloria che entrambi richiamano alla mente. 

L’arbitro ci affossa con decisioni lunari che già al primo replay appaiono per quello che sono, idiote? Tutti zitti. Ma se sbaglia a nostro favore, è complotto mondiale per salvarci (da cosa?). Tutti aspettano i due match con noi con la bava alla bocca, sembra mangino carne cruda prima del match, ci odi -ano, se potessero ci massa -crerebbero. Ripeto, è legittimo, tutti dovremmo sempre dare il massimo (se noi lo avessimo fatto adesso saremmo a ridosso del vertice), ma siccome lo fai solo due volte l’anno è meno legittimo, diventa ridicolo, dai.

E di contrasto noi cosa facciamo? Andiamo in campo come se andassimo a un picnic con i nipoti e la zia settantenne, sfavati e rilassati, in calzoni corti (ehi, questo è vero!) e infradito, cosamene a me di questa partita, uh guarda, s’è fatto gol, ma guarda un po’, stai a vedere che tanto ce lo annulla, inutile esultare, aspettiamo… oh, hai visto, lo convalida, e vabbè, e che sarà mai un gol, tanto poi ci ripigliano e vedrai che si perde pure.

A volte mi pare di assistere a un sogno, e dei più sconclusionati, e invece è tutto vero, ed è solo la mia squadra in edizione ultimo lustro! 

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mercoledì 8 gennaio 2025

Lei è sempre sulla mia spalla

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Lei è sempre sulla mia spalla.
E’ sulla spalla di tutti. Su quella di alcuni è già pronta per fare il suo lavoro. Ma prima o poi lo farà con tutti.
Lei è sempre sulla mia spalla, scrivo, perché io, come pochi, la avverto di continuo, da sempre.
E’ una dote? Direi piuttosto una forma debole di condanna, una delle tante che il vivere ti dà, assieme a tante altre cose belle, superficiali spesso, ma belle.
Ne avverto sempre la presenza, ma non è una paranoia, è forse una specie di estrema sensibilità.
Nel fiore che fiorisce vedo già l’appassimento che ne seguirà; nel frutto il marcio; nella giovinezza gli ultimi spesso orribili anni di vita, nel successo la partita che segue, nella momentanea gioia la nostalgia; nella decisione o nella rinuncia il rimpianto; nell’alba il tramonto.
Non è pessimismo, non è realismo. E’ quel che succede.
La morte è la sola che può spegnere tutto, senza preavviso, per sfinimento o anche solo per diletto, molto tardi oppure presto, perfino subito. E in modi molto diversi, alcuni dei quali ti spingono perfino a desiderarla, lei così temuta. 
E’ la sola che può strappare la tela senza motivo e senza riguardo, brutalmente, quasi a mo’ di sfregio, gettando nell’immondizia del tempo chi lo merita e chi non lo merita.
Non ha riguradi, non ha valori, non dà giudizi, colpisce a caso per il gusto di colpire o perché è il suo lavoro e ha alto senso del dovere, non so.
La morte è la chiave. E’ quel che rende prezioso ogni attimo di vita. Ma è anche quel che lo rende vano; per fortuna noi esseri umani siamo fatti in modo da riuscire a non soffermarci su questa vanità e sulla caducità del nostro stato, se non per fuggevoli momenti: in caso contrario non potremmo vivere un solo secondo senza cercare di por fine noi alla vita.
La morte è la spiegazione della vita? Non penso, ma di certo è più forte, perché la spegne. E anche la svaluta, la irride, la sfregia.
So bene che vivere eternamente svuoterebbe la vita di molti dei suoi significati apparenti, ma sento anche che la morte finisce alla fine per guastare tutto, per buttare tutto all’aria, per disperdere nel vento le cose buone e le cose brutte, far come se non fossimo mai nati, se non fosse per la labile memoria di qualche sopravvissuto anch’egli però mortale.
Io voglio di più, per poter agire con pieno entusiasmo; così riesco solo a procedere lungo l’unica via. E’ già tanto.
La sentivo questa notte. La sento ora.
E’ compagna fedele, forse con me si fa sentire troppo, non penso che sia felice di questa cosa, vorrebbe essere presente in ciascuno di noi, ma meno. Ma forse anche la morte prende ordini superiori, chissà: non è però problema che ci possa riguardare, come tutto quello che sfugge alla nostra ragione e che possiamo solo ridicolmente provare a spiegare con favole ed illusioni. 

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giovedì 2 gennaio 2025

Respiri vicini


Mi basta anche respirare per qualche minuto l’ossigeno dello stesso quadratino di Terra per stare meglio. O magari è solo un’impressione. Non so. Certo, se è un’impressione, wow, che impressione fanno le impressioni, eh? E non importa se nello stesso quadratino 2x2 ci stanno pure altri: posso farmi digerire la cosa (so accontentarmi; o, detta in modo più poetico, per un cuore affamato ogni briciola è un pranzo di gala). Certo, accontentarsi in questo modo è quasi viltà, capisco il vostro punto di vista: si lotta per avere ciò che si desidera e non si molla fin quando non lo si ottiene o fin quando è game over, non si parte già con obiettivi limitati. Posso anche darvi ragione, ma la situazione è questa e non permette altro. Io, poi, non amo impormi. Mai piaciuto. Perché se un sentimento lo estorci, non sarà mai duraturo. Preferisco raccogliere qualche briciola e godermela, che puntare alla torta scatenando l’inferno: e non perché potrei fallire, la sconfitta non mi ha mai impaurito, ma perché, ripeto, se le cose vengono da sé son sincere, altrimenti finisce male: la fiamma può anche ardere fortissima all’inizio, ma il combustibile finirà presto. Credo nelle fiamme moderate e inestinguibili, non negli incendi che divampano furiosi ma son domati in un amen.
E così non ti scalderai mai davvero, dirà qualcuno; e l’inverno è duro, sempre più duro ogni anno che passa.
Può essere vero. Ma, come detto, la situazione in cui sono non consente ampi margini di manovra: occorre essere abili per muoversi senza ammaccare alcunché. E non è che poi sia così lucido, eh, data la situazione!
Comunque i nostri respiri non sono mai troppo lontani, geograficamente: l’ossigeno che respiriamo per decine di ore al giorno è dello stesso quadrato, questa volta un po’ più grande, una specie di cella, come quelle dei telefonini, ma in questo caso sentimentale, una supercella. E poi, se guardiamo le cose da Plutone, sembriamo addirittura uno sull’altra! Tutto, alla fine, dipende dal punto di vista… 

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mercoledì 1 gennaio 2025

Solo lamentele, ma qualcuno va a gonfie vele

Non leggo quasi mai post di persone che si dichiarano addirittura entusiaste dell’anno morente e impaurite che con quello entrante le cose possano peggiorare. Sempre il contrario: è andata maluccio, ma speriamo nel 2025, dobbiamo avere fiducia; quasi che il cambio di calendario possa avere effetti ulteriori oltre a quello di produrre carta da riciclare. Eppure a tanta gente va molto bene: chi evade le tasse, chi truffa, ruba e si fa corrompere, chi produce armi, le banche, le assicurazioni, chi fa “politica”, chi sfrutta la forza lavoro di povericristi precari e sottopagati, chi scatena guerre per avidità e sete di potere, chi vive succhiando il sangue di altri (caporalato, schiavismo, sfruttamento della prostituzione, scafisti, grandi “prenditori”): ecco, queste sono tutte categorie di veri e propri figli di buona donna a cui il 2024 ha sorriso, mentre altri sullo sfondo facevano e fanno la fame. Sono persone che vivono nel lusso proprio perché molti altri vivono di stenti e muoiono tra atroci sofferenze. Ma difficile che lo scrivano, a parte qualche montato che su Insta posta foto di vacanze da sogno, rolex e auto di lusso, con contorno di mignottone d’alto bordo: i veri vampiri stanno coperti, se la godono, e sotto sotto la notte, se non è il rimorso a non farli dormire (impossibile provare rimorsi se non si ha una coscienza), è la sottile ma sempre presente paura che un giorno d’improvviso tutto cambi, che lo schiavo si ribelli e nel sangue lo spedisca all’inferno, dove un posto sicuro già lo attende. Perché solo il giusto dorme sereno. 

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