Dicono che la mia scarsa propensione al viaggio, acuitasi dopo i trentacinque, sia sintomo di invecchiamento: potrebbe essere, anche se conosco settantenni sempre in giro per il mondo. Dicono che sia pigrizia e basta, ma io pigro non sono. Alcuni presumono che magari io abbia già viaggiato troppo, ma non è così: qualche giretto in Italia e all'estero, ma un quindicenne che va a Ibiza già pareggia il mio conto. Né dovrei ribadire l'assoluta verità secondo la quale si viaggia con la mente più che con le gambe, perché ovunque vai i problemi te li porti dietro, mentre leggere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli: tutto sacrosanto, ma già sentito. Certamente conta il fatto che dopo una giornata o una settimana di lavoro, e mettiamoci pure il fatto di avere una famiglia, la sera o la domenica non sogni Praga ma il divano, o un libro, o solo due ore di pace e silenzio, sempre che il sonno non ti freghi. Tuttavia penso ci sia un'altra concausa: il fatto che da piccolo, una volta, quando moriva uno zio o un nonno, e tu chiedevi dove caspita era finito, ti dicevano sempre: è partito per un lungo viaggio.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.
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