Mi fanno sempre tenerezza quelli che prendon su e si cancellano da un social perché un altro o molti altri lo prendono a secchiate, a torto o a ragione.
L'ultimo caso è quello del Bieber, ma penso a tanti, celebri e signornessuno.
Mi fanno tenerezza perché se non sai navigare non prendere il largo, a mare piatto siam tutti bravi, si alza il vento e vai in paranoia.
Chiudere l'account è un po' stupido: al massimo non rispondere, lascia sfogare, rispondi a tutti con due righe, tanto se un decerebrato (ehi! là fuori pullulano) scrive una cosaccia il responsabile resta il decerebrato medesimo.
Se poi sei una celebrità, non ti capisco per niente: nemmeno ti do quelle attenuanti che potrei riconoscere allo sconosciuto poco avezzo alle chiacchere 2.0.
E' risaputo che se ti prendono di mira possono metterti in difficoltà, come nella vita: si chiama bullismo, ma la traduzione più fedele sarebbe idiota vigliaccheria (chi attacca in gruppo è per prima cosa un vigliacco). Poi in genere non hanno argomenti, solo offese, e hanno pure torto: le peggio robe della vita che battono le zampe su una tastiera.
Oggi tutti hanno uno smartphone (telefono intelligente, il telefono però, non loro) e tutti hanno facebook, twitter, whatsapp, tinder, messenger, etc. Un po' come se tutti avessero un elicottero: avremmo cento stragi all'ora.
Il web è democrazia, ma è anche un formidabile veicolo dell'idiozia e della violenza. Non ha senso demonizzarlo, è uno strumento. Come un coltello: io lo uso per tagliare la fettina, un altro per informarci ad alta voce che il suo dio sarebbe grande: ma la colpa non è del coltello.
Infatti io non incolpo l'era dell'internet, dico solo che potenzia ed enfatizza gli scemi, tutto qui.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.
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