Passa il tempo e siamo sempre qui a parlare di Charlie Hebdo. Tralasciando il fatto che i giornalisti e i disegnatori che vi lavoravano sono stati trucidati pochi mesi fa da un branco di fanatici, il punto è che la satira non può avere limiti quindi può, sì, scherzare su tutto, anche sulla morte. Anzi: deve. Se ha limiti, non siamo in un paese libero. Quando un disegnatore o un giornalista commettono un reato, possono e devono essere applicate le leggi che già esistono: tutto il resto è fuffa, ipocrisia bella e buona. Una vignetta può essere bella o brutta, può far ridere una persona e non piacere a un'altra, può anche indignare o scandalizzare persone bigotte o sensibili o prive di senso dell'umorismo, ma la libertà di pensarla e di pubblicarla non può essere messa in discussione. Quella sui terremotati italiani è bruttina, ma il diritto di realizzarla è incontestabile. E' inutile che facciamo finta di essere tutti Charlie Hebdo quando nel mirino ci sono i musulmani se poi ci indigniamo quando prendono di mira il terremoto di casa nostra. Riflettiamo piuttosto sul fatto che è crollata una scuola, e che in generale , nella gestione dei finanziamenti, sta emergendo un bel po' di marcio come di solito accade in Italia quando si scava in cerca della verità: queste sono cose che meriterebbero indignazione, e rivoluzioni, non una vignetta bella o brutta. Chi la vuole vietare è illiberale, e a noi gli illiberali non piacciono. Preferiamo di gran lunga vignette dure o sgradevoli, anche se magari meno riuscite di altre.
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venerdì 2 settembre 2016
Aridaje con Charlie
Etichette:
società-attualità-costume
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