lunedì 31 agosto 2020
Sotto questo cielo
domenica 30 agosto 2020
Modeste proposte
Chi tifa per i temporali
sabato 29 agosto 2020
La causa è nota
R2
venerdì 28 agosto 2020
Senza dubbi, sì
SENZA DUBBI, SI’ Il Parlamento ha detto SI’ alla riduzione del numero dei parlamentari, pochi mesi fa, e lo ha detto a larghissima maggioranza. E’ una riforma logica, che renderà il Parlamento più efficiente (di certo non meno efficiente!) e non meno rappresentativo, ridurrà di un minimo le spese e darà un segnale. Dopo il tentativo di schiforma di Renzi (c’era dentro di tutto, 2 cose buone e 18 pessime e si stravolgeva la Carta aumentando in maniera pericolosa il potere del Governo, oltre a sdoganare un pessimo italiano), è ovvio che la strada è fare piccole riforme, per settori. Meno parlamentari vorrà dire meno caos e presumibilmente maggiore attenzione dei partiti nel selezionare i candidati. Per far sì che i candidati non siano più burattini che obbediscono all’ordine di 4 o 5 segretari di partito occorre cambiare la legge elettorale, non serve opporsi a questa riforma: ma questa è un’altra storia e solo gli ignoranti o chi è in malafede confonde le due cose. Chi oggi invita a votar no, molto spesso è chi pochi mesi ha votato sì (qualche esempio? Giachetti IV, Mulè, Napoli e Brunetta FI, Orfini e Rciti PD, Vallascas e Siragusa M5S, Borghi Lega.) Spesso, poi, chi sostiene il no, spara palle. Esempi. Santori afferma che se i deputati passeranno da 945 a 600 la politica sarà distante dai cittadini (adesso non lo è?) perché avremo un eletto ogni 150mila abitanti. Peccato siano 100mila. Prima fare i conti per bene, poi pensare, poi tacere, cara sardina. Tesauro (ex presidente Corte Cost.!) afferma che se vince il SI saremo ultimi in Europa per rapporto tra eletti e cittadini. Il che è falso. Germania, Francia e Regno Unito, per esempio, avrebbero sempre un rapporto minore del nostro. L’errore è mettere nel conto anche le Camere NON elette. Il punto è che quando una riforma è targata 5stelle, diventa pessima anche se è ottima. Ma il mio cervello giracchia ancora. Poiché: vedo solo lati positivi in questa riforma; tutti o quasi li hanno visti e hanno votato SI; chi adesso da voltagabbana dice no non porta argomenti fondati o addirittura spara palle; io continuo a non avere dubbi. SI.
Differenze
Io ho una sola vita, quindi non sono grillino. E non sono stato mai i partiti che ho votato. Voto una forza quando secondo me è l’alternativa migliore a quel giro. Ho spirito critico, sono informato, ho memoria, ho un sistema di valori. Esserlo, grillino, oltre che votare, forse sarebbe troppo, dato che, come ho detto, la vita è una. Allo stesso modo non sono leghista né fascista e, piccola differenza, nemmeno li voto. La vita è troppo breve anche solo per votarli, anche solo mezza volta, o per condividere certe idee anche solo per un secondo. Decisamente troppo breve per macchiarla così, in maniera stupida. Perchè ci sono idee buone, idee cattive e idee così così. E ci sono persone sincere e trappoloni. E persone che possono sorprenderti, o deluderti. Fin qui, tutto normale. Poi ci sono idee di cacca e agitatori e seminatori d’odio. C’è differenza.
mercoledì 26 agosto 2020
Sparire
Voi davvero siete certi che tutti quelli che spariscono (alcuni dei quali poi diventano casi dell’ottima trasmissione “Chi l’ha visto”), spariscono involontariamente perché rapiti, o vittime di amnesia o simili?
martedì 25 agosto 2020
Grazie
domenica 23 agosto 2020
La rotellina
Di alzarti, di andare a letto.
Di mangiare, di farti la barba.
Di leggere, di scrivere.
Di uscire o di rientrare.
Di vestirti, di pulire, di organizzare.
Di darti lo smalto o pettinarti.
Di dare una forma alla tua giornata.
Di pensare agli altri.
Di pensare.
Di avere voglia.
Ti passano accanto, la moglie, i figli, la mamma, il marito, il gatto.
Sono come piante in vaso, ma si muovono.
La casa ti contiene, è tutto.
Avevi progetti, sono fermi.
Non pensi nemmeno più al passato, non ci riesci.
Tutto ha perso senso. L’aveva?
La tv parla da lontano, i mobili ti guardano, il vociare da fuori non ti riguarda.
Le ore sono tutte uguali, adesso che le osservi passare ad una ad una te ne accorgi.
I giorni anche, e ciascuno si ammassa sui precedenti e l’ombra del cumulo si fa sempre più grande e opprimente.
Siamo meccanismi imperfetti ma riusciamo a funzionare.
Fino a quando si rompe una piccola rotellina che blocca tutto.
Cosa può romperla? Un indugio. Il riflesso psichico di una stanchezza eccessiva. Un pensiero sbagliato. Una perdita. Un rovescio economico o lavorativo. Una delusione. Una malattia. La vita si sabota da sola, non ha bisogno di aiuto.
Diventiamo invisibili e non vediamo più niente: non ci interessa. Uno sguardo apatico non scandaglia e non coglie, scivola.
Ci chiamano stanchi, stressati, esauriti, depressi; ci dicono che abbiamo bisogno di dormire, di rilassarci, di staccare, di una breve vacanza, di una nuova vita. Non capiscono. Non potrebbero. Non abbiamo bisogno di niente perché non ci interessa più niente.
Un senso alle cose non può darlo un altro per te: quando non ci riesci più da solo, è finita.
Adesso ti osservi vivere, e quindi non riesci più a vivere.
Adesso guardi le cose e le vedi davvero, e ne percepisci la volgare e irrimediabile insensatezza.
Adesso capisci chi sono davvero le persone.
Adesso vedi cosa c’e’ dietro a quel film che ti scorreva davanti ogni giorno, fluido, e in cui tu eri attore: hai perso il copione, oppure lo leggi e non ti dice più nulla. Sei fuori parte.
Il tempo ha rallentato un attimo e tu hai guardato fuori: un errore fatale.
Non temi e non speri, tutto è uguale a tutto, guardi gli altri come pesci in acquario, poco dopo distogli lo sguardo.
La morte è sempre lì, e mantiene intatto il suo potere, ne hai ancora paura, ma non riesce a preoccuparti come prima.
Sono le cinque e aspetti le sei, è notte e aspetti il sole, la sera cala con angoscia, la mattina è un deserto.
Al telefono fingi, se ti parlano fingi. Col postino sei quello di sempre, anche al bar. Dentro di te la luce si è spenta.
Ti chiedi “perché?” E già la domanda ti destabilizza: non te la eri mai posta. Fartela, è il segno della fine. Non esiste una risposta valida, il trucco era non farsela.
Il calendario, le agende, le settimane a venire, le stagioni: un flusso indistinto. Sai che prima o poi ti chiederanno conto, sai bene che prima o poi dovrai decidere qualcosa, mettere la firma sul conto della vita, ma non ti importa: sei alla deriva, non ti curi dell’approdo o della prossima curva. Quando sarà, te ne andrai.
Siamo meccanismi imperfetti ma riusciamo a funzionare.
Fino a quando si rompe una piccola rotellina che blocca tutto.