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domenica 23 agosto 2020

La rotellina


Quando non ne hai più voglia.

Di alzarti, di andare a letto.

Di mangiare, di farti la barba.

Di leggere, di scrivere.

Di uscire o di rientrare.

Di vestirti, di pulire, di organizzare.

Di darti lo smalto o pettinarti.

Di dare una forma alla tua giornata.

Di pensare agli altri.

Di pensare.

Di avere voglia.


Ti passano accanto, la moglie, i figli, la mamma, il marito, il gatto.

Sono come piante in vaso, ma si muovono.

La casa ti contiene, è tutto.

Avevi progetti, sono fermi. 

Non pensi nemmeno più al passato, non ci riesci. 

Tutto ha perso senso. L’aveva?

La tv parla da lontano, i mobili ti guardano, il vociare da fuori non ti riguarda.

Le ore sono tutte uguali, adesso che le osservi passare ad una ad una te ne accorgi.

I giorni anche, e ciascuno si ammassa sui precedenti e l’ombra del cumulo si fa sempre più grande e opprimente.

Siamo meccanismi imperfetti ma riusciamo a funzionare.

Fino a quando si rompe una piccola rotellina che blocca tutto.


Cosa può romperla? Un indugio. Il riflesso psichico di una stanchezza eccessiva. Un pensiero sbagliato. Una perdita. Un rovescio economico o lavorativo. Una delusione. Una malattia. La vita si sabota da sola, non ha bisogno di aiuto.

Diventiamo invisibili e non vediamo più niente: non ci interessa. Uno sguardo apatico non scandaglia e non coglie, scivola.

Ci chiamano stanchi, stressati, esauriti, depressi; ci dicono che abbiamo bisogno di dormire, di rilassarci, di staccare, di una breve vacanza, di una nuova vita. Non capiscono. Non potrebbero. Non abbiamo bisogno di niente perché non ci interessa più niente.

Un senso alle cose non può darlo un altro per te: quando non ci riesci più da solo, è finita.


Adesso ti osservi vivere, e quindi non riesci più a vivere.

Adesso guardi le cose e le vedi davvero, e ne percepisci la volgare e irrimediabile insensatezza.

Adesso capisci chi sono davvero le persone.

Adesso vedi cosa c’e’ dietro a quel film che ti scorreva davanti ogni giorno, fluido, e in cui tu eri attore: hai perso il copione, oppure lo leggi e non ti dice più nulla. Sei fuori parte.

Il tempo ha rallentato un attimo e tu hai guardato fuori: un errore fatale.

Non temi e non speri, tutto è uguale a tutto, guardi gli altri come pesci in acquario, poco dopo distogli lo sguardo.

La morte è sempre lì, e mantiene intatto il suo potere, ne hai ancora paura, ma non riesce a preoccuparti come prima.


Sono le cinque e aspetti le sei, è notte e aspetti il sole, la sera cala con angoscia, la mattina è un deserto.

Al telefono fingi, se ti parlano fingi. Col postino sei quello di sempre, anche al bar. Dentro di te la luce si è spenta.

Ti chiedi “perché?” E già la domanda ti destabilizza: non te la eri mai posta. Fartela, è il segno della fine. Non esiste una risposta valida, il trucco era non farsela.

Il calendario, le agende, le settimane a venire, le stagioni: un flusso indistinto. Sai che prima o poi ti chiederanno conto, sai bene che prima o poi dovrai decidere qualcosa, mettere la firma sul conto della vita, ma non ti importa: sei alla deriva, non ti curi dell’approdo o della prossima curva. Quando sarà, te ne andrai.


Siamo meccanismi imperfetti ma riusciamo a funzionare.

Fino a quando si rompe una piccola rotellina che blocca tutto. 

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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