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domenica 17 ottobre 2021

Ferrero e la Samp

Noi all’inizio diamo fiducia a tutti.
A Genova sponda quattro colori siamo generosi. Ecco perché spesso i giocatori si adagiano...
Al punto che io dico sempre: se un giocatore fallisce a Samp, ambiente ideale se ce n’è uno, pieno d’amore e di sole, che incoraggia e non stressa, che ama senza condizioni, al 90%  non è valido abbastanza (tecnicamente, psicologicamente, etc) e fallirà o darà problemi ovunque. Questo è stato vero per decenni e in buona parte è valido anche ora: l’ambiente è sempre buono. Sono altri aspetti ad essere un po’ diversi.

Quindi, tornando al presidente, apertamente contestato ormai da mesi (al punto che lo stadio è semi-vuoto e a Marassi pare di giocare sempre fuori casa), all’inizio si è data fiducia pure a lui: era quello che aveva passato “tutti i filtri” (cit.) e, anche se si era presentato in maniera un po’ non convenzionale, noi abbiamo dato fiducia, perché ce lo presentava una persona non comune e perché noi siamo buoni e ragionevoli.
Ma questa fiducia dai molti colori (quattro) se l’è bruciata abbastanza in fretta, con alcune uscite iniziali innocue (ma sommamente idiote, che il tifoso si lega al dito in attesa poi di usarle) e poi in maniera più corposa coi fatti, specie da metà 2019 in avanti.

Egli ha alcune qualità, sarebbe stupido negarle.
Ma ha molti difetti.
E, quel che più conta, dato che parliamo di calcio, non sa gestire una società di calcio. Magari è bravo come imprenditore in un altro settore, senza palle che rotolano, magari è forte a ramino, ma qui non rileva. E’ un mio parere, ricavato dai fatti di questi anni. Non è un giudizio per offendere, è una legittima opinione personale di chi segue il calcio (e la Samp) da 48 anni. Condivisa dai più, anche se qualche tifoso (non io) eccede nei toni e si comporta in maniera non sampdoriana.

La fiducia si dà, poi la si toglie se non è meritata. E a Genova moltissimi gliela hanno tolta, sulla base dei fatti e della loro interpretazione degli stessi, non sulla base di cattiveria d’animo o pregiudizi iniziali. Chi è degno la dà all’inizio e poi la toglie se è il caso e noi a Genova siamo degni, fidatevi.
I fatti dicono che manca capacità e visione, perlomeno in dosi sufficienti.
Senza società solida (non parlo solo di denaro, è ovvio!), nessuna squadra può andar bene alla lunga.
L’ho detto, mancano capacità, equilibrio, visione, compattezza, strategia, acume, fiuto, armonia, destrezza, capacità di miscelare passione e business, conti e sogni. E direi anche soldi, ma quelli sarebbero pure un fattore per così dire secondario, in presenza dei fattori elencati per primi (voglio dire: le prime squadre di A hanno debiti orridi, vincono le coppe grazie ai soldi presi a prestito da altri. Vediamo di non dimenticarlo).

E poi diciamolo: egli ha uno stile tutto suo. Ognuno ha uno stile suo, pure io.
Pure la Samp.
Ebbene, il suo stile non c’entra nulla con quello della Samp.Ma nulla, eh. Ve ne siete accorti dal primo secondo, lo so.
Anche questa non è causa ma concausa. Non è che gli stili debbano coincidere, ma insomma: un vegano non può gestire una macelleria!
E’ simpatico, è guascone, e secondo è me pure generoso e entusiasta, ma anche il mio amico d’infanzia lo è, però non lo vedrei bene in sella a una società di A.

Conclusioni? 
Fino a quando ci sarà lui, l’ho già detto mille volte, il nostro obiettivo massimo (e incredibile!) sarà quello che abbiamo avuto per tanti e tanti anni prima del 1979: mantenere la massima serie. Nessun altro.
Quindi evitate voli pindarici (lo dico tutti gli anni) e remate, e remiamo tutti insieme nella stessa direzione (sarebbe opportuno trovare forme di contestazione civile che non danneggino la squadra, però: chi vuol capire, capisca).
Quando se ne andrà, vedremo chi ci sarà, non esiste limite al peggio, come sapete.

Se togli la capacità di sognare, uccidi la passione.
Egli non sa trasmetterla. Eh, no. E’ guascone ma non sa trasmetterla. 
E, al timone, non sa evitare oscillazioni alla nave, che rischia sbandate e comunque dà sempre l’impressione di navigare a vista e in maniera insicura. Una guida insicura, non adatta, si riverbera su tutto, a valle. Dai più grandi aspetti ai più piccoli dettagli, anche all’atmosfera. Se manca compattezza in campo a volte è anche colpa di questa situazione (senza cercare alibi).
Come ho detto, come uomo ha qualche qualità, certo che sì, non gli voglio male (sono sampdoriano mantovaniano, ricordatelo) ma come proprietario e presidente di una società di calcio, ahimé, no, perlomeno non in serie A. 

I fatti dicono, da alcuni anni, che non ci siamo per niente: è l’ora di sopravvivere. Manifestiamo il dissenso, se c’è, ma in modo civile, oserei dire: in modo sampdoriano, e non autolesionista.

Sempre forza Samp, ché poi alla fine per noi son quei colori lì che contano, solo quelli e sempre quelli, quei magici colori su campo verde. Non le sconfitte e le vittorie, le coppe e i fallimenti, i gol fatti e quelli presi, ma la Samp, che resta, mentre gli uomini vanno e vengono. E il modo di viverla, questa Samp, quel modo che dobbiamo quasi tutto sapete a chi...

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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