(V.M. 50)
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Tutto quello che
Non farò più
Non avrò più
E se lo rifarò o lo avrò non sarà mai come prima
E forse è meglio così
Tutto quello che
Non ricorderò più
o mi verrà in mente solo nei momenti meno adatti
Per guastarmi un pezzo di vita
Per incupire un istante
E bloccarmi nel tempo
Tutto quello che
Non tornerà più
E quello che poteva essere e non è stato
E quello che si poteva scoprire chiedendo di vedere le carte
E quello che abbiamo perso per sciatteria
O per difetto di immaginazione
O per mancanza di coraggio
O per cattiveria altrui
Che abbiamo perso per semplice e orrido caso
E tutti quelli che abbiamo sfiorato o lasciato indietro
Abbandonato, dimenticato
Tutti quelli che abbiamo ferito, emarginato
O che ci hanno ucciso senza pietà
Dopo averci usato
Tutto quello che la nostra vita poteva essere
E non è stato per essere questa
Tutto quel che abbiamo perso per la via
Magari senza accorgerci o solo intuendolo
Mille incroci, mille deviazioni, mille istanti
Quante volte in città illuminate e frettolose
La sera di ritorno a casa, soddisfatti non so di cosa,
O le mattine, bianche e fredde, nervose
Verso scuola o verso il nulla
Incoscienti di noi eppure vivi
Tesi verso un domani senza vedere l’oggi
senza viverlo davvero, senza saperci...
Scambi scattati troppo presto o troppo tardi
Agganci perduti, sguardi rubati
Binari persi per un attimo, o inforcati per errore
Tutto quello che
Ora rimpiangiamo solo perché avremmo voluto almeno provarci
Avremmo almeno voluto sapere come sarebbe stato
Chi saremmo stati, e dove e con chi
E come sarebbe finita
Se così o molto diversamente da così
Se avessimo detto sì o no
Adesso che sappiamo cosa avremmo dovuto fare
E ci illudiamo che avremmo potuto davvero farlo
Senza rimpiangere altro e piangere ancora
Quello che avevamo ci pareva nulla
Ci sembravano giorni uguali e veloci, banali e grigi
ne abbiamo accumulati tantissimi in poco tempo, senza cura
Svalutandoli, impegnati come eravamo a bruciarli
Ad accendere il successivo con la brace del precedente
A inseguire qualcosa ma non si sa bene cosa
Quanti giorni buttati via a mazzette di sette
E invece stavamo costruendo senza saperlo
Con alacre e autolesionista animosità
Questa montagna di ricordi che ora ci opprime
Questa cappa plumbea di sensazioni, di reminescenze
Che ci feriscono con le loro lame sottili e appuntite
Ci danno il senso irrimediabile della sconfitta
Della perdita definitiva
Quello che avevamo ci pareva nulla
E invece era tutto o comunque molto
Eravamo noi senza coscienza di noi
Un treno in corsa senza registro di viaggio
Non siamo riusciti a viverlo, correvamo troppo
E adesso non riusciamo a vivere il presente
Perché quel passato ci divora l’anima
Attimi passati, occasioni fuggite, illusioni troppo dolci
Delusioni brucianti, persone che ci hanno tradito
Persone che sono morte
Portandosi via con sé un pezzo della nostra vita
Strappato a forza da carne viva
Portando via con sé un brandello di noi
Che adesso sanguiniamo senza rimedio
Ogni immagine del passato riapre una ferita mai chiusa davvero
Una vecchia foto ci precipita in una voragine
Riemergono vecchi espisodi, un litigio, un sorriso, un bacio
Una cena, un paesaggio
Una sera alla finestra
Una notte a leggere un libro
Una domenica a soffrire in cameretta
Un risveglio in piena notte a occhi sbarrati
Un prato caldo e infinto inondato dal sole
Un cielo nero e penoso come la morte
Un grande senso di felicità infantile
E di disperazione adolescenziale
L’amore dei genitori e la solitudine del ragazzo
Il muro fra noi e gli altri
Il muro fra quel che volevi dire e quel che dicevi
Un odore ci getta nello sconforto
Ci astrae dall’ora e qui per trafiggerci con spilli roventi
Un nome, una voce, un’insegna, un colore
I ricordi sono forbici senza anelli
Sono lame senza manico
Sono veleno dall’aspetto di ambrosia
Sono aghi sapienti ed esperti
I ricordi ti tagliano il cuore
Ti fanno sanguinare gli occhi
Quelli belli e quelli brutti
L’anima è sotto scacco
Vivendo crei dolore, semini lacrime
Che si rovesceranno addosso al te stesso
Che non immaginavi o immaginavi ben diverso decenni fa
(Vederti, allora, ti avrebbe distrutto)
Ti si rovesceranno addosso togliendoti il respiro
Sentirai l’aria mancare, il polmone seccare
Piegato in due
Sentirai meno salda la terra sotto i tuoi piedi
Un vuoto nello stomaco, perso,
Capisci quanto sei niente, quanto sia tutto niente
La memoria è infida come una serpe
E’ immortale e bastarda
L’anima è un registratore
Implacabile, precisissimo
La notte è un amplificatore
Perfido e scrupoloso
La vita è un sogno
Irreale, insensato
matto puzzle di frammenti incompatibili
Non abbiamo scelta
Piegarci e resistere
Piangere e avanzare
Via queste lacrime!
Devi smettere di piangere
Queste lacrime, questa pena
Non ti aiuteranno...
Come in una tormenta
Senza vedere nulla davanti a noi
Avanzare con feroce abbandono
Fermi non si può restare
Fermi è peggio
Avanti, dunque
Il dirupo ci aspetta
E pulirà tutta questa sporcizia
E dopo saremo finalmente liberi
Perché non saremo. autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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