Io ti sto pensando ma tu non lo sai.
Una persona non sa quanto e quando la pensiamo. E se la pensiamo.
Se fosse vero il contrario, molti rapporti sarebbero più chiari, è vero, ma alla fine non potremmo vivere, davvero non potremmo.
Io adesso ti sto pensando. Se fossi lì, ti guarderei negli occhi.
Senza dire nulla, sarebbe davvero superfluo dir qualcosa.
Potrei guardarti a lungo.
Ma non sono lì. E tu non mi vorresti di certo lì, e adesso poi!
Ti penso tanto, intensamente.
Sono lì, ma tu non lo sai.
Mi sembra di non poter vivere senza di te, eppure lo sto facendo da più di mezzo secolo. Mi sembra che tu sia il mio stesso respiro.
Finisco per immaginarti come non sei.
Ti immagino come vorrei che tu fossi, come mi pare che tu sia.
Se ci frequentassimo di più, la costruzione mia di te franerebbe in poco tempo.
Alla fine è proprio vero che gli amori più grandi e più puri sono quelli non corrisposti o contrastati.
Tu, che mi stai leggendo, ti chiedi di chi io stia parlando. Se non mi conosci, sei curiosa, ma sai di non poter essere tu. Se mi conosci, può venirti il dubbio: è naturale.
Tu stasera nemmeno stai pensando a me. Nemmeno ti piaccio, probabilmente. Magari neppure mi stimi, figurarti desiderami.
Se solo io facessi un passo verso di te, rovinerei tutto.
Rovinerei questo non amore, a cui tengo però moltissimo.
Per non rovinarlo, non lo concretizzo.
Per non rovinarlo, non lo faccio crescere. Lo tengo in gabbia; ben nutrito, però.
E’ una forma di autodifesa.
E’ la scelta disperata di chi disperatamente ama. Da solo, ma ama.
Per non perderti per sempre, non cerco di averti fra le mie braccia; mi accontento di pensarti, di sognarti, di vederti ogni tanto, magari di sfuggita, magari dall’alto, o nell’ombra di un platano morente. Ti vedo vivere. A volte ascolto la tua voce. Vorrei che fossi la mia vita, ma vederti vivere, anche senza di me, è per me davvero vitale. Disperante, ma vitale. Mi consuma, ma non mi uccide. Mi tiene in vita quel tanto per non morire. Ti vorrei ma non voglio perdere questo sogno di averti: è poca cosa, forse, ma per chi non ti ha e ti vuole, fortissimamente vuole, è tutto, lo capisci?
Per non perdere il diritto di sognare di averti, non cerco di averti.
Mi sono ridotto a pensare che in un’altra vita sarà diverso, ma è un’illusione: perché dovrebbe essere diverso?
Cosa cerco io in te, cosa vedo io in te? Che forse nemmeno c’è?
Forse vedo qualcosa che c’è, che io farei venir fuori, ma che tu non senti e non hai, o non vuoi.
Mi illudo che se tu mi conoscessi finiresti per abbandonarti a me, ma so bene che sono fantasie. Sono le costruzioni immaginifiche e fragilissime di chi sogna ad occhi aperti. Ma è così bello immaginare che ad un certo punto mi abbracceresti, uno di quegli abbracci che vogliono dire che non mi lascerai mai più adesso che mi hai trovato.
In questo momento probabilmente stai lavando i piatti o, più probabilmente, c’è chi lo sta facendo per te, perché sei un po’ scansafatiche, lo intuisco.
So molto di te, per non frequentarti: so poco, dice il mio cervello. Non sai niente, urla il mio cuore!
Cosa potrei fare per accender dentro di te un qualche interesse verso di me? Per farti incendiare selvaggiamente? Nulla, lo so, sono cose che non nascono a comando, non seguono logiche. Quanto vorrei che tu non dormissi per me, che tu pensassi solo a me, notte e giorno, che ogni muscolo del tuo corpo ti dolesse perché teso verso di me: quando desideriamo troppo qualcuno, il corpo è sfinito anche se non si muove.
Quella è la tua finestra, è buia. Sei già a letto.
Non sei nemmeno bellissima. Voglio dire, se ti analizzo freddamente (a volte ci riesco) vedo bene che hai difetti, come tutti. Ma se ti penso mi sembri bellissima. E lo sei, dannatamente.
Forse c’è qualcosa che va al di là del corpo pur desiderabile che hai, qualcosa che mi lega a te: questo è quel che i sognatori amano pensare, ma si vede bene che è solo vanità.
Non ho mai provato cosa vuol dire stringerti, non so cosa vuol dire sentirti contro di me, poterti stringere con forza, il tuo corpo contro il mio, la mia mano sulla tua nuca, il mio viso nei tuoi capelli, le gambe allacciate. Respiro per sognare di poterlo fare un giorno, anche se potrebbe essere l’inizio della fine di questo non amore bellissimo e letale.
Non hai un carattere facile, lo so. Forse non andremmo d’accordo. Non abbiamo neppure interessi simili, ci piacciono cose presumibilmente diverse. Io non ti attiro, al massimo ti incuriosisco. Apprezzi di me la disponibilità, l’affidabilità, l’utilità: le stesse cose che si chiedono a un’autovettura. Ma non perché sei superficiale: so che sei capace di passioni travolgenti; il fatto è che non mi desideri. Forse basterebbe poco per farti impazzire, o più probabilmente nulla potrebbe riuscirci.
Adesso starai dormendo. Io sto pensando a te.
Chi starà pensando a me in questo momento, senza che io ne abbia contezza? Chissà...
Mi dispiacerebbe che qualcuno lo facesse, so cosa vuol dire, starei male per lei o per lui.
Alla fine gli amori sono solo “momenti tra crudeli allontanamenti”.
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(Img: Sara Noemi Rodrigues su Pinterest) ——
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*MESIVERSARI*
(So che volete sapere come si sviluppa la storia. Vorrei saperlo anch’io.)
“A cosa stai pensando?” mi chiede in ogni momento questo social frequentato da ultraquarantenni e gestito da nerd cresciuti male.
E me lo chiede anche stasera.
Sto pensando a lei, naturale.
Lei sta pensando ai cavoli suoi. O forse sta già riposando. O magari sta facendo l’amore.
Mi fa male questo pensiero di lei che si dà a un altro?
Anni fa mi avrebbe ferito molto, lo ammetto. Crescendo si cambia. Adesso lo prendo come un evento inevitabile, pari al fatto che non mi chiama mai e a malapena si ricorda di me se qualcosa o qualcuno non le riporta alla mente la mia persona. Certo, se ci penso vorrei essere io là, adesso. Ma mi chiedo anche: davvero lo vorresti? Sì, ma vorrei molto di più, vorrei qualcosa che, ahimè, temo non esista. Ecco la radice del mio dramma, forse, più che l’immagine (disturbante) del suo corpo che cerca di toccare con l’anima quella del corpo di un altro. Due corpi lievemente sudati che si affannano per diventare uno. Le sue braccia, sottili e lunghe, nervose e scattanti, le sue mani, affusolate, adesso stanno facendo venire i brividi a un altro: non è giusto. Ma cosa, esattamente, è giusto, quaggiù?
(Ha due avambracci e due mani che toccherei per ore).
Io sto pensando a lei, dicevamo.
Lei sta pensando a tutto, a tutti, tranne che a me.
Lei fra poco urlerà e nella sua mente ci sarà tutto quello che può starci, tranne me.
Se io morissi lei sarebbe triste? Certamente sì.
So che si dispererebbe per la morte di un criceto o di un cane. Penso che la mia la oscurerebbe un po’. Ma giusto perché quando bussa vicino a te, la morte ti ricorda implicitamente che potrebbe toccare presto a te: è questo che ci inquieta quando muore una persona che non amiamo ma che conosciamo o che abita vicino a noi o che lavora con noi.
Non voglio dire che è insensibile. Affatto.
Semplicemente, io non esisto più di tanto nel suo cielo.
E’ questo che rende la mia vicenda tragica, quindi vendibile.
Fossimo mano nella mano a festeggiare mesiversari saremmo da vomito istantaneo.
Questo non amore è più forte di mille amori.
Vorrei tanto che diventasse un amore, temo follemente che possa diventarlo: quindi soffrirò in eterno.
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autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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