Mi ricorderò di tutto quello che mi fate o non mi fate.
Non avrò il tempo di rendervi la pariglia, probabilmente, perlomeno non a tutti e nella misura che sarebbe più equa: il Tempo corre e la Morte si sporge già un poco. Ma non è detto. Io sono un tipo che non dimentica, per me la vendetta, sebbene inutile a fini pratici, è un valore e io mantengo la stessa ferocia nel rivalermi sul colpevole anche dopo decenni. Per me il Tempo attenua il dolore, sbiadisce il ricordo, sfuma le asperità, ma non intacca il desiderio di farla pagare a chi lo merita: penso di essere stato chiaro.
Mi ricorderò di chi mi ha mentito (da Chiara -menzogna lieve ma evitabile- a tanti altri).
Di chi mi ha tradito o diffamato (non pochi, forse la prima è stata una ingenua e già cattiva Alessia quand’ero ancora ampiamente minorenne).
Di chi ha rotto amicizie lunghe anni per ragioni futili dopo aver usato con me a piene mani superficialità e ingratitudine (ciao Federico).
Di chi ha fatto promesse vuote e appena è riuscito a “sistemarsi” (anche grazie a un mio piccolo aiuto) mi ha cancellato dalla sua vita (ehi, Sara...).
Di chi è sparito, così, semplicemente, perché si è stufato o perché fingeva.
Di chi si divertiva a usarmi come bersaglio fin quando non l’ho sepolt0 sotto una riga nera (Dino, e poi quel tale di quinta che si permetteva -io, matricola- di importunarmi, etc).
Di chi ho dovuto lasciare in mare aperto perché razzista o sostanzialmente idi0ta (Carmela, chi si rivede! Ehi, c’è pure Aldo!)
Di chi ha preferito troncare i rapporti con me per servilismo emotivo e assenza di indipendenza nei confronti di chi mi aveva fatto un torto (una bella S., l’unica che preferisco non citare nemmeno per nome, sarebbe troppo identificabile).
Di chi ha parlato alle mie spalle e mi ha usato per anni (ciao Paolo).
Di chi mi ignora salvo quando servo (non pochi).
Di chi si accorge di me solo quando sbaglio (non spesso, ma accade) e sottovaluta il mio apporto quotidiano (stesso discorso: F.)
Di chi non ha avuto fiducia in me (alcuni sono insospettabili, eppure sono colpevoli; una, in particolare, R., non sarà mai scusata, e mi è molto vicina, ma mi ha tolto una cosa non recuperabile).
Di chi ti tratta come uno strumento, o come se fossi invisibile (di base, quasi tutti).
Di chi stravolge i ricordi e i fatti (una legione).
Di chi ti giudica, e non ha l’altezza per farlo (due legioni, fra cui due ingressi recenti, discretamente insospettabili).
Di chi non ti sta a sentire, e invece dovrebbe per gli impegni liberamente presi (argomento delicato).
Di chi infrange i patti e manda all’aria tutto senza ragione, e lo ha già fatto nella sua vita (...).
Di chi cambia radicalmente e pretende di andarti comunque a genio.
E chissà quante fattispecie di sottosviluppati emotivi dimentico.
E andando avanti sarà sempre peggio, perché la vecchiaia è una malattia orrida e perché le persone invecchiando non migliorano, anzi: generalmente peggiorano, e figuratevi cosa accade quando già facevano schifo da giovani... E parallelamente tu diventi invisibile, sempre meno utile, sempre più da evitare, un rifiuto molesto.
Accetto la reciprocità, naturalmente: ricordatevi pure dei miei sgarbi e dei miei torti. Però trovatevi anche qualcos’altro da fare, perché ce ne sono stati pochi pochi...
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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