A vent’anni avrei telefonato, avrei scritto ancora. Avrei cercato di ricucire, di capire, di rimediare. Non ci avrei dormito, forse.
Adesso no. Non cerco di ricucire un bel caxxo di niente, perché io non ho strappato niente; e non cerco di rimediare un caxxo di niente, perché tu hai fatto una minchiata, sorella, e tu hai preso una cantonata da paura, che resterà nella trascurabile leggenda delle irrilevanti cantonate idiote della storia. Non io, eh no. Non un tentativo, ho fatto. E non un tentativo farò. Forse sei abituata a mezze cartucce che sbagliano, si fanno beccare da te, infallibile castigatrice e maestrina dalla penna rossa, e poi pentiti strisciano in lacrime ai tuoi piedi, ma con me ad aspettare un finale cos’ strutturato rischi la vecchiaia, perché io non ho sbagliato un bel niente e non farò un bel niente, togliti certe idee dalla testa. Scrivo solo, perché sono scrittore e per terapia, personale e collettiva. TI ho solo spiegato l’esatta dinamica dei fatti, in un italiano comprensibilissimo (il tuo zoppicava, e questo ha scatenato parte del fraintendimento, anche se chiamarlo fraintendimento è troppo, trattandosi di una biscehrata interamente ascrivibile alla tua fantasia). L’ho fatto per onestà e per cortesia. E la cosa peggiore non è averla presa, la cantonata: può capitare a tutti. La cosa peggiore è che non hai l’umiltà di capire quando hai toppato e devi chiedere scusa. Non capisci quando sbagli. Quindi non migliorerai mai. Perché capire gli errori e scusarsi porta automaticamente a evitare di ripeterli, ma credersi al centro del mondo, la migliore, l’infallibile, conduce dritto a questo: che i tuoi sospetti si avverano. Perché se hai sempre paura che qualcuno trami alle tue spalle, avrai come risultato che perderai quel qualcuno, proprio come avevi previsto: ma non si tratta di previsione, come ti fa credere il tuo ego ipertrofico, si tratta di un effetto direttamente provocato dal tuo fare sempre sospettoso. Non dai fiducia, non l’avrai mai. Non sei umile, non farai molta strada. Hai un carattere instabile. Pensi che tutte le persone siano uguali (o tutti gli uomini, chissà: magari hai un problema con loro). Ed è questo uno dei tuoi grandi errori. Non potrai mai avere un rapporto vero, su queste basi. Sei oltremodo sospettosa, a un livello tranquillamente definibile come paranoico. E, se ci penso bene, non è la prima volta che lo dimostri, ma non sono il tipo che giudica le persone da un primo assaggio, e pure parzialissimo, anche se, a differenza di quando ero giovane, adesso poto molto prima.
Sono però il tipo che lascia al loro destino le persone che partono per la tangente e si costruiscono film allucinanti nella loro testa e sono ben più che maggiorenni dimostrando una immaturità così conclamata. Io ho superato i cinque decenni e devo dire che sono stato sempre abbastanza bravo a inquadrare le persone, almeno dai trenta in su. Ti ho dato modo di recuperare, ti ho spiegato le cose per bene. Ho fatto il mio compito, con cura e con amore. Ma insomma, va’ pure. Lascerai un buon ricordo di te, guastato del tutto però da questo finale da tragedia di quart’ordine, anzi da farsa di livello abbastanza infimo, o forse meglio: grigio. E, ne sono certissimo, non è la prima volta che ti capita.
Il fatto che tu a volte abbia incontrato uomini di scarso valore (ipotizzo, ma diciamo che è certezza) non ti autorizza a crederti la reginetta infallibile e a trattare tutti allo stesso modo. In questo caso avevi trovato una persona okay (me lo dico da solo perché così è, mi spiace se non lo hai colto, succede a chi viaggia su livelli più alti) e l’hai persa. Lo so che non ti importa, lo so: ma un giorno potrebbe capitare di doverti mangiare le dita per una vaccata come questa. Infatti, come detto, ti vedo destinata a reiterare certi comportamenti, almeno fin quando non scenderai dal piedistallo.
E io? Sono tranquillo. Oserei dire serafico. Meno stupito di alcuni giorni fa. Ma sono sempre stato tranquillo, perché chi ha la coscienza pulita è tranquillo, di base.
Ho osservato gli eventi, davvero curiosi, a tratti comici. Una volta compreso l’inghippo che ti ha fatto fare corto circuito (tipico di chi riflette poco e accende subito il barattolo di kerosene col primo cerino disponibile), ho cercato di ricostruire gli eventi e di fornirti l’esatta spiegazione degli stessi. E se fossi stat lucida, avresti compreso, perché sono stato chiaro, ho argomentato in maniera convincente e fondata. Certamente il caso ha giocato una parte in commedia, ma tu sei stata la vera mattatrice. E come i mattatori, resti sola sul palco.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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