Non lamentiamoci. Ci è stata data una vita, dal Caso. E ci verrà tolta sicuramente, in un momento a caso. Qualcuno se la passerà meglio di noi, molto meglio: salute, o denaro, lusso e fama; poca fatica, pochi oneri, solo onori. Qualcuno se la passerà peggio, molto peggio: sofferenza, fame, povertà, guerra. Oppure morte prematura. C’è chi avrà soddisfazioni e gratificazioni, e potrà soddisfare i suoi istinti, anche i peggiori; c’è invece chi dovrà accontentarsi di sopravvivere alla meno peggio, soffrendo le pene di ogni giorno senza mai smettere fino alla fine. Qualcuno riuscirà a realizzare qualche desiderio, qualcuno nemmeno uno. Alcuni si comporteranno sempre bene, in maniera tale da non nuocere ad altri; altri imposteranno la loro esistenza sulla necessità di far del male al prossimo. Ma tutti moriremo, e chi ha avuto di più potrebbe vivere di meno, oppure più a lungo: a caso, appunto. E nessuno verrà ricompensato o punito, non vi saranno postumi karma o soddisfacenti perequazioni.
Quella che dunque ci sembra una vita infelice, la nostra, probabilmente non lo è del tutto; oppure lo è: ma in entrambi i casi tutto questo ci sarà tolto e in malo modo. Ci sarebbe dunque di che passare le giornate a disperarsi, ma non sarebbe comodo né producente, a meno di non voler porre fine da soli alla nostra vita, un atto che, per quanto possa essere definito logico, non è mai facile da realizzare. Ecco quindi che questa vita che potrebbe terminare anche adesso deve essere vissuta, senza farsi illusioni, senza far troppi progetti, senza credersi migliori di altri anche se lo si è con tutta evidenza: non è una gara, alla fine tutti saremo squalificati. E soprattutto deve essere vissuta senza invidiare o commiserare gli altri: a cosa servirebbe, del resto, passare poche notti in un hotel per poi essere giustiziati, e farlo in camere più comode di quelle del nostro compagno di sventura? Sarebbe davvero così importante? E’ davvero così importante vivere nel lusso o nello sterco quei pochi anni che ci hanno concesso e che sono nulla rispetto all’infinito ed eterno nulla da cui proveniamo e rispetto all’infinito ed eterno nulla in cui finiremo? Se guardiamo le cose da una prospettiva più ampia, le differenze perdono significato, quelle stesse differenze che, chiusi in un’ottica angusta, ci sembravano enormi e capaci di condannarci a un’eterna infelicità.
Non dobbiamo dunque essere infelici, né felici. Prendiamo le cose come vengono, sorridiamo agli stolti, aiutiamo chi è messo peggio, ignoriamo chi se la gode dalla mattina alla sera, non gettiamo mai la spugna ma non comportiamoci mai da super uomini, ché siamo solo fragili e fugaci apparenze. Consumiamo questa corta candela senza permettere alle passioni più inutili di bruciarci il cuore anzitempo.
Noi sentiamo la morte, ma la psiche non la accetta: questo ci permette di andare avanti. In fondo, è una salvezza. L’alternativa sarebbe il suicidio, o una vita di pura e consapevole disperazione.
F.D.M.S.
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Img: Clòto, Làchesi e Àtropo, John Strudwick, A Golden Thread (Un filo prezioso), 1885 (olio su tela) autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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