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sabato 25 gennaio 2025

Di accuse ingiuste e processi sommari


E’ una cosa che ho provato di rado nella vita, però avendo non pochi anni era già accaduto. 
Ed è sempre scocciante quando ti accusano di una cosa che non hai fatto. Anzi, ti condannano senza processo, senza ascoltare le parti, senza che tu possa parlare. Insomma, hanno avuto la loro impressione su un fatto, essa è indiscutibile ai loro occhi e non esistono scusanti che tu puoi accampare e neppure possibilità che si siano sbagliati o che le cose siano andate diversamente da come a loro è parso. Fanno da denunciante, pm, giudice in una sola persona. E tu improvvisamente realizzi, ci pensi, trovi in te stesso la conferma che questi si stanno inventando tutto oppure, e non so se sia meglio, credono in buona fede nelle cavolate che dicono, e non sai che dire, sei a metà strada tra il divertimento e la preoccupazione. Ma sai che qualcosa si è rotto per sempre, comunque finirà, perché tu, proprio tu, che sei sempre corretto, non puoi tollerare che una persona dimostri una tale mancanza di fiducia in te, e si dimostri così supponente, arrogante, maleducata; e sai che non potrai ricucire né accettare scuse.

Dà un brivido, questa situazione. Pensi: e se si fosse trattato di un’accusa da codice penale? Uno può rischiare la galera, senza aver fatto nulla. Solo perché un essere umano, fallibile come tutti, crede di aver visto o capito una cosa (totalmente errata) ed emette la sua sentenza inappellabile, coprendoti pure di insulti, come se fossi il peggior criminale della storia.
Non si parla di rilevanza penale, per fortuna, neppure in quest’ultimo accadimento, però a me fa sempre un po’ effetto, perché appartengo alla categoria di quelle persone che hanno sì idee sui generis ma che però si comportando generalmente secondo le regole, anzi sempre secondo le regole, facendo come unica eccezione quella in cui tali regole dovessero essere contro i diritti naturali, mi pare ovvio.
E quindi essere accusati ingiustamente è curioso e fastidioso.

Io poi sono molto prudente e logico, quindi se mai decidessi di fare una furbata, state tranquilli che difficilmente mi prendereste in castagna, perchè quando attacco a pieno organico lascio sempre due difensori dietro, per evitare banali contropiede. Ecco perché è già un po’ lunare pensare di avermi fregato.
Ma quando poi addirittura l’accusa è totalmente infondata, beh che dire: non sai che fare.
Se poi a condire il tutto emerge ben presto l’esistenza di un fraintendimento tanto stupido quanto curioso e comico, tanto casuale quanto assurdo, allora il quadro è completo. Capisci cosa ha originato la’ltrui convincimento, sorridi alla casualità del tutto, al caratere beffardo che a volte assume il caso, ma sai già che non ne uscirai, anche perché probabilmente chi ti accusa aveva proprio voglia di seguire questi giochi beffardi del caso e non si è fatta scappare l'occasione. 

Cosa faccio io? Rispondo, argomento, dimostro che l’accusa è infondata, e lo faccio con dovizia di particolari e con chiarezza e lucidità.
Ma so che la maggior parte delle volte non basterà, perché se una persona, dal carattere magari irascibile, o comunque egoriferito, si convince di una cosa, perché magari ha in buona fede visto una cosa e non concepisce la possibilità di un suo errore o di un fraintendimento, quasi nulla potrà convincerla a cambiare idea; anzi, prenderà le tue giustificazioni fondatissime come scuse stupide che peggiorano la tua posizione, e ancor più si convincerà della bontà della sua posizione, invece del tutto fallace.
Se poi a complicare le cose aggiungiamo magari una non profonda conoscenza reciproca, la frittata è servita. E se magari ci mettiamo su, come carico aggiuntivo, che è donna, le cose peggiorano pure, e non si tratta di un'affermazione sessista, ma di un dato di fatto: a certi argomenti le donne sono più sensibili e quindi se ti prendono di punta e si convincono di qualcosa, anche di qualcosa di totalmente sbagliato, non ce n'è per nessuno, sono molto più insistenti e, per così dire, cattive degli uomini. Ma io devo forse spiegare a una persona che mi conosce poco chi sono e come mi comporto? Ci provo, ma dopo un po’ saluto e vado via. Dopo i cinquanta, non ho più molta pazienza con chi vaneggia e non ascolta, con chi attacca a testa bassa senza ascoltar ragioni, con chi non è capace di riflettere prima di spa -rare e non è capace di chieder scusa per gli errori, una volta che glieli hai dimostrati come tali.

Alla fine non resta che chiudere il rapporto, perché se nemmeno alle tue osservazioni, ineludibili e chiarissime, avverti una retromarcia della controparte, la tua dignità di persona corretta (peraltro villanamente accusata di una cosa non fatta) ti costringerà a buttare tutto alle ortiche.

E magari farai una riflessione che ti porterà a capire come certi dettagli avrebbero potuto già in precedenza metterti sull’avviso, ma tu non li hai colti. Perché difficilmente le persone cambiano in tempi rapidi, di solito si manifestano abbastanza presto per come sono e non sono subito apparse, se non per certe sfumature a cui non hai dato importanza nella fase iniziale.

Certo, resta l’amaro in bocca. Ma è la vita. Ci sono caratteri fatti così. Ci sono persone che magari hanno avuto esperienze negative e quindi tendono a pensare che chiunque incontreranno presenterà gli stessi difetti di quelli che hanno incontrato in precedenza. Ci sono persone che pensano di esistere solo loro al mondo. Ci sono persone che prendono cantonate leggendarie e partono in quarta senza anteporre una sana riflessione a un’azione sgangherata e inutilmente distruttiva. Lo so, ma non posso pagare prezzi troppo alti per loro. Sarà la vita, forse, a dar loro una lezione, oppure no. Io la mia l’ho già avuta: mai illudersi. Ma, son sincero, non lo faccio già da un bel po’. 

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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