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Lei è sempre sulla mia spalla.
E’ sulla spalla di tutti. Su quella di alcuni è già pronta per fare il suo lavoro. Ma prima o poi lo farà con tutti.
Lei è sempre sulla mia spalla, scrivo, perché io, come pochi, la avverto di continuo, da sempre.
E’ una dote? Direi piuttosto una forma debole di condanna, una delle tante che il vivere ti dà, assieme a tante altre cose belle, superficiali spesso, ma belle.
Ne avverto sempre la presenza, ma non è una paranoia, è forse una specie di estrema sensibilità.
Nel fiore che fiorisce vedo già l’appassimento che ne seguirà; nel frutto il marcio; nella giovinezza gli ultimi spesso orribili anni di vita, nel successo la partita che segue, nella momentanea gioia la nostalgia; nella decisione o nella rinuncia il rimpianto; nell’alba il tramonto.
Non è pessimismo, non è realismo. E’ quel che succede.
La morte è la sola che può spegnere tutto, senza preavviso, per sfinimento o anche solo per diletto, molto tardi oppure presto, perfino subito. E in modi molto diversi, alcuni dei quali ti spingono perfino a desiderarla, lei così temuta.
E’ la sola che può strappare la tela senza motivo e senza riguardo, brutalmente, quasi a mo’ di sfregio, gettando nell’immondizia del tempo chi lo merita e chi non lo merita.
Non ha riguradi, non ha valori, non dà giudizi, colpisce a caso per il gusto di colpire o perché è il suo lavoro e ha alto senso del dovere, non so.
La morte è la chiave. E’ quel che rende prezioso ogni attimo di vita. Ma è anche quel che lo rende vano; per fortuna noi esseri umani siamo fatti in modo da riuscire a non soffermarci su questa vanità e sulla caducità del nostro stato, se non per fuggevoli momenti: in caso contrario non potremmo vivere un solo secondo senza cercare di por fine noi alla vita.
La morte è la spiegazione della vita? Non penso, ma di certo è più forte, perché la spegne. E anche la svaluta, la irride, la sfregia.
So bene che vivere eternamente svuoterebbe la vita di molti dei suoi significati apparenti, ma sento anche che la morte finisce alla fine per guastare tutto, per buttare tutto all’aria, per disperdere nel vento le cose buone e le cose brutte, far come se non fossimo mai nati, se non fosse per la labile memoria di qualche sopravvissuto anch’egli però mortale.
Io voglio di più, per poter agire con pieno entusiasmo; così riesco solo a procedere lungo l’unica via. E’ già tanto.
La sentivo questa notte. La sento ora.
E’ compagna fedele, forse con me si fa sentire troppo, non penso che sia felice di questa cosa, vorrebbe essere presente in ciascuno di noi, ma meno. Ma forse anche la morte prende ordini superiori, chissà: non è però problema che ci possa riguardare, come tutto quello che sfugge alla nostra ragione e che possiamo solo ridicolmente provare a spiegare con favole ed illusioni. autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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