mercoledì 25 marzo 2020
+17
E’ un lungo unico giorno iniziato il 9 marzo.
La festa delle donne non aveva mai avuto conseguenze così pesanti, prima di quest’anno!
Non esiste mattina o pomeriggio, sonno o veglia, festivo o feriale. Non esiste pre-partita o mixed zone, primo e secondo tempo, andata e ritorno. Non mi interessano i libri in uscita (posticipata), non esiste cinema e teatro, nessun caffé corretto sambuca al baretto, shopping, passeggiata, cazzeggio, ristorante o gelatino. Alla tv parlano solo di quello (e in maniera da vomito, per giunta). Non posso acquistare nemmeno un paio di mutande. Online ti danno tempi di consegna tipo “settembre 2024 ma di solito spediamo in 1324 giorni”. La tv non la accendo se non per qualche cartone animato. Del giornale, metà potrei buttarlo: do invece una letta veloce, giusto perché è un giornale serio. Tramonto e alba sono sovrapponibili, hanno solo il difetto di mantenersi a distanza di parecchie ore (prudenza?).
Il calendario ormai non serve più, io conto i giorni così: oggi è +17. (Per lombardi e altri addirittura tutto iniziò prima)
L’orologio mantiene una funzione minima, ne ho diversi, ne venderò la metà su Ebay, sperando che interessino agli abitanti di un altro pianeta... (chissà le spese di spedizione). Mi hanno anche stufato grafici, trend, percentuali e crescite. E gli esperti (pochi) e i medici showman e i cazzari che non sanno niente e parlano di tutto. I politici... o sono di nascita recente, quindi senza colpe, e si stanno muovendo benino (d’altra parte il compito è pazzesco) o mi ricordano con la loro faccia perché adesso siamo in questa situazione o sono sciacalli in edizione deluxe: i soliti, quelli che facevano così anche senza il virus.
Non mi rado, non mi taglio le unghie (adesso sono in cucina e sto digitando sulla testiera che è in sala), mi lavo il minimo sindacale per non attirare le mosche (dai, sto esagerando... non mi lavo proprio), ho le orecchie tappate e l’occhio a metà, sopravvivo cercando di non farmi notare (dal Covid).
Ieri hanno bussato, era lui, non ho risposto. Ha detto: tanto lo so che sei in casa, che lo siete tutti! Poi silenzio. Forse ripasserà.
Mangio pasta e carne a rotazione, capisco da quello se sono a pranzo o a cena, ma sto pensando di adottare il pasto unico a metà giornata stile cane: un’abbuffata veloce valida 24h.
Faccio lavare i piatti al gatto, ha una lingua abrasiva e pulente: tanto i gatti non attaccano il corona. Magari altre mille bestie, ma non quell’orrida palla con le punte.
Non ho la testa per leggere o scrivere, perlomeno non più di poco.
Ascolto il mio corpo, e sento rumori normali che mi sembrano sinistri, come quando scopri una crepa nelle piastrelle della vecchia cucina e invece stava lì da 30 anni.
Mi fa imbestialire il fatto che se io beccherò una polmonite dovrò fare giochi immani per farmi ricoverare e magari non ci riuscirò, mentre ai vip un semplice dubbio senza sintomi vale un tampone e un 38 il ricovero.
E’ vero che il Covid-19 colpisce indistintamente poveri e ricchi, ma come sempre il ricco ha più chances di farla franca.
La fine ci sarà, c’è sempre. Non è questo il punto.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.
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