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venerdì 13 marzo 2020

Precauzioni sì, psicosi no


Fino a ieri movida e apericena, ammucchiate fuori dai locali o sulla spiaggia. Oggi siete tutti censori e perfettini. Una partita di neuroni difettosi?

Uscire per la spesa di beni alimentari, farmaceutici o comunque necessari, per lavoro (non tutte le attività sono chiuse) o per assistere anziani/malati è lecito e, se si seguono con cura le precauzioni del caso, non è pericoloso. Anche fare una passeggiata, da soli e senza entrare in contatto con nessuno, è lecito ed è logico permetterlo e non mette a rischio nessuno.

Quindi se proprio dovete prendervela fatelo con chi va a prendere il pane due comuni più in là perché “è più buono”, con chi esce in compagnia per cazzeggiare e quindi fa assembramenti, con chi cerca sesso a pagamento lungo i viali, con chi non rispetta la distanza interpersonale, con chi esce dal Comune senza poter autodichiarare con sincerità uno dei tre motivi previsti per farlo, con chi ha cambiato regione in fretta e furia portando il morbo al Centro e al Sud. E con chi, politico o esperto, semina il panico in maniera irresponsabile, per avere un passaggio televisivo o per raccattar qualche votarello.

Noto una curiosa tendenza: nessuno si scaglia contro chi, per esempio, esce a portare fuori il cane e magari ci sta mezz’ora, e magari chiacchiera coll’amico per strada, ma tutti son pronti a guardarti male se non hai l’inutile mascherina o se vai in giro (da solo e in maniera attenta) per i tre motivi previsti.
La gente è così. E’ la stessa gente che assalta gli iper, o che va all’apericena pochi giorni prima del blocco totale.
La gente, mediamente, non vale poi granché.

Inoltre penso che ormai si sia capito il concetto di “stare a casa”. Ripeterlo sta diventando noioso. “State a casa” is the new “buongiornissimo kaffèèèè?”. A questo punto, chi esce o lo fa senza alcun motivo e quindi è idiota (e quindi ripetere “state a casa” non servirà) o ha uno dei tre motivi per farlo. D’altra parte mangiare si deve, e nemmeno si può abbandonare a sé stesso, che so, il padre malato o non del tutto autosufficiente o non in grado di farsi la spesa o di badare del tutto a se stesso.

Le precauzioni servono, la psicosi no.
Se il corona si diffonde come un’influenza molto cattiva, le precauzioni consigliate possono aiutarci molto.
Se si diffonde come lasciano intuire alcuni famigerati studi cinesi (4-5 mt, resistenza in un ambiente per 30’, etc) direi che a meno di proibire anche spesa, lavoro e assistenza a tutti, a nulla servirà far più di quello che facciamo.

Infine, smettetela con le polemiche stupide: ne sento spesso anche in giro, in coda etc. Sulle mascherine, sulla mancata disinfestazione delle strade, sui 5 stelle, sull’Europa, su Conte, etc. Non dico che non si possa criticare o che a volte non ci sia pure la ragione per farlo, ma 9 discorsi su 10 fanno ridere, tanto son pieni di luoghi comuni, leggende metropolitane, ovvietà che nemmeno La Palice, boiate sentite da qualche Cazzaro particolarmente noto.

Oggi 13 marzo si rischia quanto il 9 marzo. Cioè si rischia. E, secondo me, si rischia quanto si rischierà il 15 aprile. Prima o poi ci abitueremo, vedrete, a questo schifo di virus che angoscia le nostre vite. E lo cominceremo a considerare per una di quelle orrende cause che possono stroncare la nostra vita dall’oggi al domani (incidente d’auto, incidente sul lavoro, influenza “normale”, polmoniti assortite, aneurismi, infarti, etc.). La vita è questa: corta, incerta, ingiusta.

Solo, sarebbe auspicabile essere un po’ più corretti, attenti e coscienziosi sempre, non solo adesso.
Anche fosse solo per morire comportandosi bene.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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